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IL CATALOGO REGIONALE DELL’OFFERTA ORIENTATIVA
17 - Negli ultimi tempi il fenomeno si è probabilmente acuito, anche se a mio avviso vi è ora una “sovraesposizione” mediatica del tema [dis]occupazione. Cito il rapporto Banca d’Italia 2011 dove troviamo che
i NEET nel nostro paese (nel 2010) hanno superato quota 2,2 milioni. Ovvero il 24,5% della popolazione fra i 15 e i 34 anni; le stime sulle transizioni a 12 mesi indicano che chi si trova in questa condizione ha
un’elevata probabilità (76%) di rimanervi. Per altri elementi, vedi il rapporto CNEL sul Mercato del lavoro, luglio 2011.
Questo schema metodologico è una guida per situare e rendere congruenti le azioni orientative che vengono progettate e messe in atto,
e rendere armonico e coerente anche l’uso di dispositivi orientativi e strumenti.
Ad esempio, un colloquio fra operatore e studente (clienti, utenti) in un momento di scelta è ben diverso nelle sue finalità da un
colloquio di rimotivazione e sostegno. Mentre (per intenderci e semplificando brutalmente) il primo seguirà un processo che passa da
un allargamento delle rappresentazioni e successive ridefinizioni, e lascerà probabilmente aperte alcune domande, il secondo dovrà
focalizzarsi necessariamente su alcuni obiettivi specifici e configurare delle strategie per perseguirli. Inoltre, affidandoci ad un’altra
differenza importante, se nel primo caso possiamo affidarci a metodologie consolidate e valide (anche qui, semplificando) per la maggior
parte delle persone, nel secondo caso sia i metodi e di conseguenza le professionalità coinvolte potranno avere una specificità orientativa
differente. In questo senso, chi si occupa professionalmente di Orientamento, per dimensionare correttamente azioni, dispositivi e
strumenti deve situarli in una specifica area di finalità, individuarne i contenuti e derivarne gli obiettivi, i metodi e le risorse professionali;
le azioni inserite nei vari percorsi promuovono funzionalmente lo sviluppo di competenze, mediante pratiche differenti, per mezzo delle
quali gli individui saranno in grado di leggere, decostruire, rileggere, integrare, analizzare criticamente le proprie azioni in risposta a
situazioni e contesti.
L’attenzione dell’operatore deve essere quella di poter dare alla persona il senso di essere protagonista di un processo continuo di
conoscenza; ciò è possibile attraverso la corretta individuazione dei bisogni, e rispondendo agli stessi attraverso azioni inserite in un
quadro di finalità ed obiettivi, senza escludere la formulazione di ipotesi, la sperimentazione di dispositivi, l’osservazione dei risultati e
la eventuale riformulazione delle stesse.
Anche se permangono dei compiti di sviluppo caratteristici per il ciclo di vita di ognuno, e delle finalità orientative prevalenti in punti di
snodo e di transizione specifici e caratterizzanti, che prevedono azioni e logiche orientative comuni alla maggior parte dei destinatari in
situazioni analoghe, è altrettanto vero che mai come ora sia necessario promuovere opportunità di Orientamento continue di per favorire
l’acquisizione di capacità e competenze circa i propri modelli di lettura delle situazioni e delle proprie conseguenti modalità di relazione
con il contesto di riferimento. Contesto di riferimento (scolastico, formativo, lavorativo) in evoluzione e spesso di per sé “disorientante”.
Chi orienta deve sostenere quanti si impegnano in un proprio percorso di incontro con l’istruzione, la formazione ed il lavoro, attraverso
azioni adatte ad aggredire le variabili chiave per sostenere la motivazione e la realizzazione di ognuno e per la prevenzione dell’abbandono
e della dispersione.
Troppi giovani abbandonano i percorsi formativi, escono ed entrano dal mercato del lavoro, si rassegnano ad una flessibilità a volte
“erosiva” e accedono a quella condizione numericamente rilevante nel nostro paese di NEET
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(Quintini, Martin, 2006) ovvero si
riducono a non cercare lavoro né essere inseriti in un qualsivoglia percorso di education o training (neither education employment
training). Anche se negli ultimi anni si registra un aumento del grado di scolarizzazione, come paese ci troviamo comunque in posizioni
di rilevanza rispetto alla media OCSE circa il fenomeno.
È cruciale per chi orienta, sostenere ed orientare le persone a fare buoni incontri, guidare i processi di costruzione di nessi che
connettono le varie parti, così come trama e ordito costituiscono la tessitura.
Chi orienta ha la necessità di essere pronto ad assumere un ruolo complesso. Da un lato, le recenti riforme hanno impresso all’offerta
scolastica e formativa un riordino generale che, al di là del merito, impone agli attori coinvolti (scuola, famiglie, studenti) un ripensamento
circa le precedenti rappresentazioni relative ai percorsi scuola/formazione/lavoro. La scuola stessa, nei confronti del territorio deve
“forzatamente” rivedere la propria proposta e provare a rappresentarla e narrarla in maniera differente. Ciò porta nel medio periodo a
rivedere, a livello locale, anche i rapporti fra scuola e formazione professionale, incidendo potenzialmente sia sulle carriere degli studenti
sia sulla possibile configurazione di sbocchi professionali.
Se da un lato la struttura organizzativa attuale (fatta salva l’autonomia scolastica e la relativa indipendenza degli enti di Formazione
Professionale) non consente ai dirigenti delle strutture e alle amministrazioni che le guidano di attuare cambiamenti sensibili, è
anche vero che gli operatori coinvolti nei processi di Orientamento e professionalizzazione dei giovani sono sempre interessati ad una
qualificazione continua per poter rispondere ai loro bisogni, e che si configura per alcuni versi autonoma ed indipendente, anche in virtù
del carattere delle organizzazioni di appartenenza e del “legame debole” che le sostiene.
Il mondo dell’education ha la necessità di dotarsi di strumenti e professionalità in grado di comprendere i fattori di dis-Orientamento
diffuso, che si manifesta attraverso una serie di migrazioni e transizioni da parte di persone che non riescono più ad inserirsi con
sufficiente [auto]efficacia in processi di capability, che hanno a che fare con il proprio processo identitario, con la capacità di costruirsi
un ruolo durante il processo di istruzione e formazione, di partecipare alla vita collettiva, di avere dei piani per il proprio presente e futuro,
di possedere capacità di realizzarsi in alternative nel momento in cui il progetto principale dovesse fallire.
Una modalità “consapevole” di fare Orientamento implica un approccio alle pratiche che non preveda solamente l’erogazione di servizi
specialistici circoscritti nel tempo, in risposta ad una occasionale e contingente esigenza di scelta o transizione, ma che comprenda
un’azione diffusa di Orientamento all’interno dei percorsi di istruzione e formativi e di avvicinamento al lavoro.
Per questo motivo è necessario sostenere la formazione continua e la qualificazione, oltre alle figure professionali dedicate, di altre figure
non dedicate che si trovano a rispondere a bisogni di Orientamento. La maggiore consapevolezza delle proprie competenze, dei propri
obiettivi, fa sì che ci si renda consapevoli di ciò che serve al momento giusto, e non fuori tempo.