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ORIENTAMENTO E SCUOLA
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cambiamenti di signi!cato di ciò che
sto osservando (o patendo).
E allora, per esempio, lo dico in
modo telegra!co perché non posso
certo riportare qui un corso di for-
mazione, se passa la lettura, anche
da parte di quell’insegnante, che lui
o lei sta vivendo una fase cruciale di
cambiamento della scuola, nella
quale si passa dai saperi comandati
ai saperi negoziati, e che questo im-
plica di"coltà nuove, creatività di
nuovo tipo, ma anche il sentirsi
all’interno di una “zona” storica di
sperimentazione e di grande svol-
ta… Se riesco, nel dialogo, a far
emergere questo, se sono prepara-
to, se conosco la storia della scuola,
se appaio credibile, se porto argo-
menti e “prove”, l’insegnante legge-
rà il proprio disagio diversamente
che non pensando “
Dio mio cosa sta
accadendo! Perché non mi rispettano
più? Che generazioni “malate”, che
decadenza mai è questa? Perché sta
marcendo tutto?”
Ecco, se l’insegnante non si sentirà
più di dire:
per quel ragazzo ci vor-
rebbe uno “specialista”
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,
se riesce a
vedere che non siamo di fronte a
marcescenze, ma a nuove matura-
zioni, la diversa lettura muterà le
sue emozioni e probabilmente gli/
le consentirà altre azioni e lo/la farà
stare meglio. Questo dovrebbe es-
sere il nostro compito. Sì: non man-
dare dallo psicologo darà nuovo la-
voro agli psicologi!
NON SI RAGGIUNGE
NULLA SE PRIMA
NON LO SI SOGNA
Sarebbe imprudente avere la cer-
tezza che la scuola ce la farà. Perché
sia la riforma in atto, che quelle pas-
sate non hanno mai toccato e nem-
meno s!orato, il problema del mu-
tamento dei ragazzi in questi de-
cenni. Si parla di valorizzare la musi-
ca, di sempli!care alcune scelte, si
introducono in massa i computer e
un bisogno, forte, pressante. La scuo-
la sta per molti aspetti
male
. Gli inse-
gnanti, certo non tutti, sentono un
nuovo
peso
, perché insegnare oggi, e
abbiamo visto velocemente perché,
è molto più complesso e complicato
di qualche decennio fa. Non basta,
per ripetere un esempio, dire “sono il
tuo insegnante” per essere ascoltati.
Occorre “conquistare” uno per uno i
ragazzi ed è di"cile. Le famiglie, che
spesso dicono “
Ma, la scuola cosa fa?
Non è suo compito educare?”
sono
nella stessa condizione, si imbattono
in questi decenni, sempre di più, nel-
lo stesso problema. Stanno scopren-
do per esempio che le cose apprese
dai loro genitori nella loro infanzia e
adolescenza, quando vengo ri-spese
con i loro !gli, oggi, non sono più ef-
!caci.
Sono cambiati così velocemente i
tempi! Non va più bene, non è più
e"cace fare ciò che un tempo han-
no fatto a noi. Le famiglie sono in-
somma nelle stesse condizioni nelle
quali è la scuola, ma attendono che
la scuola risolva questi problemi,
così come la scuola spesso lo atten-
de da loro. La formazione è la rispo-
sta a questa spesso esplicita richie-
sta di aiuto. Formare oggi è soprat-
tutto “rispondere”.
Voglio portarvi un esempio: im-
maginate che un insegnante del
gruppo che è in formazione con voi
vi dica, come spesso accade: “
Non ce
la faccio più. La classe è sempre più
di#cile, pesante , dura
”. Chiunque la-
vori nella scuola o a contatto con
essa sa che ciò spesso è vero. Con
buona pace della leggerezza con la
quale i giornali spesso ne parlano
(insegnanti succubi, che non impon-
gono regole, ecc.). Davanti a questa
richiesta io credo che il nostro com-
pito sia cercar di fare star meglio l’al-
tro. Dovrei riuscire a condividere con
lui/lei un’idea, una posizione, che
mostri, che “ci” mostri, dialogando,
che quel “problema” che lo/la fa star
male non è “ciò che pensava”. I cam-
biamenti insomma sono sempre
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