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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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1) Ricondurre tutte le scuola pubbliche e private, al concetto di pubblico servizio, ad esse
delegato dallo Stato, dal quale possono essere sorrette e !nanziate, ma al quale debbono
rendere conto del proprio operato e della propria concreta utilità sociale.
2) Evitare l’eclettismo pedagogico di maestri giunti empiricamente all’insegnamento e adusi
a passare indi#erentemente da una disciplina all’altra, da un ordine all’altro di studi, senza
adeguarsi all’età e alle esigenze di volta in volta proprie degli scolari.
3) Combattere la farraginosità e la casualità degli argomenti insegnati.
4) Ovviare alla monotonia delle lezioni.
5) Mettere !ne nelle scuola alla “tendenza monastica”, meno conforme al progresso della
nazione.
6) Eliminare i vecchi libri di Catechismo e di Grammatica e sostituirli con testi “pensati” per i
giovani e per un secolo già contrassegnato da notevoli progressi scienti!ci e da un vento di
libertà intellettuale.
7) Retribuire decorosamente gli insegnanti, da considerare pubblici u"ciali statali.
8) Introdurre nelle scuole di base da trasformare progressivamente in statali, obbligatorie e
gratuite, l’insegnamento della lingua italiana, senza abbandonare quella del latino.
9) Estirpare dalle scuola a indirizzo classico il pregiudizio contro l’algebra e le materie del
gruppo matematico e insegnare queste discipline come fondamento per la prosecuzione
negli studi utili alla società.
10) Rendere gratuite il maggior numero di scuole, soprattutto quelle di base.
Tabella 1
: Gli obiettivi e fondamenti della riforma scolastica teresio-giuseppina
(dal libro di Nicola
d’Amico,
Storia e storie della scuola italiana – Dall’unità ai giorni nostri,
Zanichelli, 2009)
Due secoli e mezzo fa quindi na-
sce la scuola moderna e per dare
un’idea di come da allora son cam-
biate le cose, si pensi che in una leg-
ge della repubblica Cisalpina, prima
dell’unità d’Italia, alla !ne del Sette-
cento
6
, si dice che le classi scolasti-
che non devono avere più di cento
studenti. Un altro mondo quasi, un
mondo scolastico nel quale cento
ragazzi in uno stanzone era ritenuto
un numero ragionevole.
L’obiettivo di quella scuola era, in
generale, molto simile all’obiettivo
della scuola di oggi. Allora era quel-
lo di perpetuare nei !gli, nei piccoli,
nei ragazzi, i saperi che tenevano in
piedi quello stato nascente, la na-
zione, la cultura nazionale; oggi
quello di tramandare ancora una
cultura che vede però al suo interno
metamorfosi importanti dell’idea di
nazione e della stessa idea di cono-
scenza.
Per fare questo occorreva in pas-
sato passare quei saperi, e soltanto
quelli, funzionali a questi scopi.
Quindi“quella”storia,“quella”lettura
della scienza ecc. Era insomma im-
portante che questa matassa cultu-
rale venisse passata, e non discussa.
Per raggiungere i suoi scopi quella
scuola prende come modello !sico
la chiesa: aula rettangolare con !le
di banchi e il pulpito dal quale si fa
la predica, nel silenzio. Il “docente”
versa nelle teste degli ascoltanti i
saperi u"ciali. Senza dibattito. Ecco
perché viene chiamata scuola del
monologo o del silenzio. O, anche,
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