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ORIENTAMENTO E SCUOLA
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statico o rivolto alla riduzione di
tensione. Si ritiene che nell’o"cina
del sé ci sia una produzione inces-
sante di nuovi obiettivi e progetti,
che sembrano attestare la caratteri-
stica
ascendente
della motivazio-
ne.
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Proprio gli obiettivi e progetti
personali fungono allora da stan-
dard soggettivi con cui vengono
confrontati gli esiti o i risultati del-
le proprie azioni in quello che è il
compito fondamentale del proces-
so di autoregolazione: in analogia
ai servomeccanismi d’autoregola-
zione cibernetica, è proprio la va-
lutazione e l’interpretazione sog-
gettiva (per esempio con la identi-
!cazione delle cause comporta-
mentali tramite il processo attribu-
zionale) del livello di discrepanza
tra l’esito dell’azione e lo standard
a regolare prima il processo di au-
tovalutazione e poi, di conseguen-
za, l’azione successiva. È interes-
sante, comunque, ricordare che la
nozione di processi autoregolatori
(secondo i quali le persone posso-
no esercitare un’in$uenza sul loro
comportamento), è già stata evi-
denziata nell’ambito delle tecni-
che di modi!cazione del compor-
tamento
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in una prospettiva teori-
ca skinneriana, che ha trascurato
così del tutto il ruolo motivaziona-
le dell’autovalutazione.
Se si considera invece le autova-
lutazioni (si potrebbe usare anche
il termine caro ai comportamenti-
sti di autorinforzi) come un princi-
pio motivazionale dell’azione au-
tonoma,
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esse permettono di af-
francare in modo rilevante la scel-
ta, l’intensità e la persistenza delle
azioni individuali da un controllo
esercitato da rinforzi esterni alle
stesse persone. Proprio gli incenti-
vi soggettivi procurati dal proces-
so di autoregolazione (o autovalu-
tazione) sembrano essere più e"-
cienti degli incentivi esterni nel
motivare le azioni delle persone.
Difatti, le tecniche di autoregolazio-
ne con autorinforzi (leggi anche au-
tovalutazioni) positivi o negativi
hanno documentato la possibilità di
ottenere i cambiamenti terapeutici
desiderati in modo autogestito dai
pazienti.
Tra gli obiettivi e i progetti d’azione
vanno collocate, quindi, anche le an-
ticipazioni (cognitive) di autovaluta-
zioni positive o negative. Determina-
te reazioni personali (o autovaluta-
zioni) a particolari temi o classi di
esperienza, possono forgiare temi o
classi di obiettivi o di progetti, diven-
tando
motivi
per l’azione personale.
Va comunque ribadito che l’insieme
degli obiettivi personali e dei conse-
guenti standard soggettivi non han-
no la stessa importanza o centralità
nell’ambito della storia o delle circo-
stanze esistenziali di un individuo. La
loro di#erente centralità o importan-
za ha notevoli conseguenze sulla
scelta di uno di essi, sull’intensità e
sulla perseveranza delle azioni !na-
lizzate agli obiettivi stessi. Anche la
loro funzione di standard soggettivi
è fortemente moderata dall’impor-
tanza o centralità che rivestono. In-
fatti, le intensità delle possibili rea-
zioni nel processodi autovalutazione
che consegue al confronto tra risul-
tato e standard, devono essere in
una relazione lineare con la posizio-
ne gerarchica degli obiettivi. C’è però
un altro aspetto importante dalla dif-
ferente centralità degli obiettivi. La
centralità è difatti un indicatore del
livello di preferenza (leggi anche va-
lore, utilità soggettiva) dell’obiettivo
che, combinato con la probabilità
soggettiva (o aspettativa) della sua
realizzazione, forma l’ossatura del
modello generale
aspettativa x valo-
re
per la previsione dell’intensità del-
la motivazione e dei suoi riverberi
comportamentali.
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Dal punto di vista generale po-
trebbe essere interessante chiedersi
quali siano i contenuti degli stan-
dard o obiettivi che attivano il pro-
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