te; fattore considerato protettivo
rispetto all’aggravarsi del feno-
meno, come è emerso dagli studi
appena sotto riportati. Tale indice
è risultato elevato anche in classi
come la 2 C, dove coesistono si-
tuazioni di bullismo fisico, verba-
le e di prepotenza più alti.
Tale dato potrebbe essere spiegato
col fatto che una maggiore sensi-
bilizzazione nei confronti del bul-
lismo può condurre ad una mag-
giore probabilità di denuncia del-
le prepotenze, e quindi ad un in-
cremento delle prevaricazioni
agite perchè viene spezzata la re-
te dell’omertà; contemporanea-
mente si assiste ad un potenzia-
mento della rete sociale, come ef-
fetto delle attività di promozione
delle abilità prosociali previste
dal nostro progetto.
Tutto ciò risulta in linea con quanto
affermato nel 2003 da Menesini,
nella ricerca sotto citata.
In un progetto coordinato dall’IR-
RE Veneto condotto negli anni
scolastici 1999/2000 e 2000/2001
in sei scuole dell’obbligo (due
classi terze di due scuole primarie
e due classi prime di due seconda-
rie di primo grado), distribuite su
tutto il territorio della regione, è
stata data la possibilità di sceglie-
re tra l’attuazione di modelli di
supporto tra pari, percorsi curri-
colari e il potenziamento delle
abilità sociali. L’esperienza, valu-
tata mediante il questionario di
self-report di Olweus (1993) com-
pilato dagli studenti e i diari di
bordo scritti dagli insegnanti, ha
evidenziato una diminuzione me-
dia del fenomeno, soprattutto ri-
guardo agli episodi di vittimizza-
zione, una riduzione dei senti-
menti di impotenza, un incremen-
to della rete sociale e amicale al-
l’interno del gruppo classe e una
maggiore sensibilizzazione verso
il fenomeno del bullismo. Tuttavia
si è riscontrata una tendenza alla
stabilità e in alcuni casi all’aumen-
to delle prepotenze agite, attribui-
bile ad una maggiore consapevo-
lezza nei confronti del problema,
che può indurre ad una più proba-
bile denuncia delle prevaricazioni
(Menesini, 2003). Anche in un suc-
cessivo studio coordinato dall’IR-
RE Veneto, su 75 studenti di un
Istituto Commerciale, 117 di un
Istituto Alberghiero e 131 di un
Istituto Agrario ed articolato in tre
fasi (conoscenza e confronto nella
percezione del fenomeno bullismo
tra studenti e insegnanti; forma-
zione degli insegnanti e sperimen-
tazione del percorso d’intervento
attraverso l’istituzione della figu-
ra del mediatore, scelto tra gli stu-
denti per la risoluzione dei con-
flitti; valutazione), sono emersi
una tendenza alla riduzione del
fenomeno nella percezione dei ra-
gazzi e degli insegnanti ed un po-
tenziamento delle abilità sociali
degli studenti, malgrado uno scar-
so coinvolgimento dei professori.
Il nostro progetto di ricerca-inter-
vento pare essere risultato efficace,
nel semestre di attuazione, per la ri-
duzione degli episodi di prepoten-
ze e per la sensibilizzazione degli
studenti rispetto al fenomeno, an-
che se non può esserne verificata
l’efficacia a lungo termine.
In una ricerca (Andreou et al,
2007) svolta in dieci classi di
scuola primaria e secondaria di
primo grado della Grecia centra-
le, sono stati indagati gli effetti a
breve e lungo termine di un pro-
gramma di intervento antibulli-
smo della durata di quattro set-
timane e basato su alcune atti-
vità di riflessione sul sé e di pro-
blem-solving di situazioni colle-
gate al bullismo. I dati sono sta-
ti raccolti mediante questionari
di autovalutazione prima del-
l’intervento, dopo l’intervento e
dopo sei mesi. I risultati ottenu-
ti indicano un incremento nella
denuncia del fenomeno da parte
degli spettatori silenziosi, il po-
tenziamento dell’autoefficacia e
dell’assertività dei bulli-vittime,
ma una limitata efficacia del
programma a lungo termine. In
un altro studio (Hirschstein et
al., 2007), condotto su 36 classi
di scuola primaria e secondaria
di primo grado, si è sondata la
relazione tra la realizzazione di
un programma di prevenzione
del bullismo ed effetti sugli stu-
denti. Gli strumenti utilizzati
sono questionari di self-report
degli studenti e osservazioni de-
gli insegnanti sulle abilità socia-
li e i comportamenti mostrati
dagli studenti in cortile. I risul-
tati mostrano che se gli inse-
gnanti addestrano gli studenti
coinvolti nel bullismo si ha una
riduzione del numero di vittime
e di aggressioni e più alti livelli
di abilità sociali nelle relazioni
tra pari. In un’altra ricerca (Jen-
son and Dieterich, 2007), svolta
in 28 scuole pubbliche primarie
degli Stati Uniti, sono stati ana-
lizzati gli effetti di un program-
ma di prevenzione del bullismo
e di altri comportamenti aggres-
sivi, prendendo in considerazio-
ne un gruppo di controllo ed
uno sperimentale. I dati emersi,
dopo due anni di trattamento,
non evidenziano un cambiamen-
to sistematico nei comportamen-
ti dei bulli; nel corso dello stu-
dio i punteggi sulla scala di bul-
lo-vittima si abbassano, mentre
il livello di vittimizzazione di-
minuisce significativamente nel-
Orientamento e scuola
13
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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