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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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SCHERZI O PREPOTENZE?
UNA PROPOSTA PER CONTRASTARE
IL FENOMENO DEL BULLISMO A SCUOLA
Tiziana Magro, Maria Montanaro, Patrizia Montanaro
INTRODUZIONE
L’interesse e la ricerca sul fenomeno
del bullismo nella scuola nasce ne-
gli anni ’70 nei Paesi scandinavi ad
opera di Olweus (1978), che nei suoi
lavori pionieristici si occupò dei
comportamenti di prepotenza in
adolescenti e preadolescenti; negli
anni ’80-‘90 la ricerca si è diffusa nel
Regno Unito, in Giappone, in Olan-
da, in Canada, negli Stati Uniti e, di
recente, anche in Italia.
Per una definizione più precisa del
termine bullismo, si può far riferi-
mento proprio alle espressioni uti-
lizzate da Olweus (1993) in un que-
stionario da lui messo a punto per
la rilevazione del fenomeno, am-
piamente utilizzato nelle ricerche
sull’argomento. Si può affermare
che “un ragazzo subisce delle pre-
potenze quando un altro ragazzo,
o un gruppo di ragazzi, gli dicono
cose cattive e spiacevoli; è sempre
prepotenza quando un ragazzo ri-
ceve colpi, pugni, calci e minacce,
quando viene rinchiuso in una
stanza, riceve bigliettini con offese
e parolacce, quando nessuno gli ri-
volge mai la parola e altre cose di
questo genere. Questi fatti capita-
no spesso e chi subisce non riesce a
difendersi. Si tratta sempre di pre-
potenze quando un ragazzo viene
preso in giro ripetutamente e con
cattiveria. Non si tratta di prepo-
tenze quando due ragazzi, all’in-
circa della stessa forza, litigano tra
loro o fanno la lotta”.
Il bullismo costituisce una manife-
stazione dell’aggressività tra le più
deleterie e distruttive. Si distingue
per due aspetti fondamentali: da un
lato, l’asimmetria di forze tra le due
figure direttamente coinvolte nel fe-
nomeno, il bullo e la vittima; dal-
l’altro, la sua reiterazione nel tem-
po. L’aggressione non è, quindi,
una mera espressione di tratti per-
sonologici individuali, ma una
drammatica routine che rende sta-
bili e palesemente riconoscibili i
ruoli delle figure coinvolte.
Le condotte da bullo possono assu-
mere forme diverse, di tipo diretto e
indiretto: le prime sono costituite
da attacchi fisici, come pugni, calci
e atterramenti, o verbali, come in-
sulti, minacce e derisione; le secon-
de sono costituite da una serie di di-
cerie e atteggiamenti di esclusione
che intrappolano la vittima ponen-
dola in una luce negativa e condan-
nandola all’isolamento.
Una modalità attuale di manifesta-
zione del bullismo individuata da-
gli studiosi (Bill Belsey, 2007), con-
siste in una serie di comportamenti
offensivi definiti “cyber bullying”
(bullismo cibernetico). Oggi, me-
diante Internet e le nuove tecnolo-
gie on-line (e-mail, siti web, instant
messaging system, chat room,
messaggi e videoriprese sul cellula-
re), è possibile utilizzare molti mo-
di nuovi per comunicare e conosce-
re altre persone. Sebbene la mag-
gior parte di questi servizi dovreb-
be essere usata positivamente, ci
sono alcuni casi in cui essi possono
essere impiegati per infastidire o
ferire altri utenti, dai siti Web of-
fensivi ai messaggi di testo perse-
cutori, fino agli invii non richiesti
di foto sul cellulare e così via. Il
bullo on-line può offendere o ferire
altri utenti senza avere necessaria-
mente un contatto fisico, ma le sue
azioni possono essere altrettanto
efficaci e dolorose. L’apparente
ano-
nimato
dietro cui riesce a nascon-
dersi può far pensare alla vittima
che sia difficile sottrarsi, poiché chi
è preso di mira da un bullo on-line
ha meno possibilità di controllare
quanto a lungo l’abuso può rima-
nere in rete, seppur denunciato.
Le manifestazioni del bullismo di-
pendono dall’età e dal genere. Co-
me rilevato da una ricerca di Smor-
ti et al. (2000), con il progredire
dell’età emerge la tendenza ad una
limitazione nell’uso dell’aggressi-
vità fisica ai danni di ambo i sessi,
mentre si assiste a un aumento di
quelle molestie sottili e indirette, la
calunnia e l’esclusione dalla rela-
zione, soprattutto ad opera delle
femmine nelle scuole secondarie di
primo grado.
Il bullismo, secondo la prospettiva
teorica inaugurata da Bronfenbren-
ner (1988), può essere concepito
come una nicchia ecologica, deli-
neata in primo luogo dalla dram-
matica complementarità del bullo
e della vittima e, secondariamente,
dal contesto più ampio del gruppo
dei coetanei o astanti, che non in-
tervengono e approvano tacita-
mente (Relazione sulla Condizione
dell’Infanzia e dell’Adolescenza in
Italia, 2001).
Le scuole primarie e secondarie di
Italia è uno dei Paesi
europei con più alto
tasso di diffusione del
bullismo, soprattutto
nella scuola primaria e
secondaria di primo
grado; in molte scuole
sono partite iniziative
con l’obiettivo di
informare, sensibilizzare
e proporre strumenti per
affrontare il problema
L’