QUADERNI_COPERTINA - page 8

rappresentante oltre il 50% delle
prepotenze denunciate dai bambini
(Menesini e Fonzi, 1997).
Questi dati, però, devono indurre
ad un’attenta riflessione da parte
degli adulti sulla sottovalutazione
dei comportamenti di prevaricazio-
ne, spesso etichettati come mara-
chelle o considerati “normali” ma-
nifestazioni del processo di crescita.
È possibile che il bullismo, da feno-
meno per molti versi tollerabile e fi-
siologico tra i bambini, diventi indi-
ce di serio rischio nella pubertà, in
quanto momento significativo di
definizione dell’identità personale
e di sé nel gruppo dei coetanei.
In ogni caso, la possibilità che de-
terminati soggetti permangano nel
ruolo del bullo e della vittima de-
termina un rafforzamento e una ra-
dicalizzazione dei rispettivi ruoli,
con l’accentuarsi del rischio di una
progressiva canalizzazione delle
traiettorie dello sviluppo verso di-
rezioni patologiche e devianti. In
particolare, da studi norvegesi ed
inglesi (Olweus, 1993; Lawson,
2001) risulta che il 60% degli adulti
“ex bulli” presenta un livello di cri-
minalità quattro volte più alto dei
coetanei; inoltre essi abusano più
frequentemente di sostanze (Carly-
le et al. 2007). Le vittime del bulli-
smo, invece, manifestano scarsa au-
tostima, ansia, chiusura in se stessi
e, nei casi più gravi, sintomi de-
pressivi (Arseneault et al., 2008) e
maggior rischio di suicidio in età
adulta (Klomek et al., 2008). Anche
chi è solo testimone del bullismo
può rimanerne coinvolto sentendo-
si angosciato ed in colpa, terrorizza-
to dall’idea di poter essere la prossi-
ma vittima. Si tratta tuttavia di ri-
schi e come tali devono essere inte-
si, per cui appare inappropriata, e a
sua volta rischiosa, qualsiasi politi-
ca di intervento che in maniera di-
retta o indiretta etichetti nettamente
ogni bambino che si rende attore o
vittima di prepotenze.
Ai fini della previsione e dell’inter-
vento è importante comprendere le
cause del bullismo o le concomitan-
ze che ad esso si associano. Alcune
ricerche (Fonzi, 1997; Menesini,
2003) smentiscono i luoghi comuni
che tendono a porre il bullismo in
relazione a particolari fattori socio-
ambientali e a caratteristiche fisiche
dei soggetti; altri studi (Ball et al.,
2008), condotti nel Regno Unito,
sottolineano invece l’importanza
dei fattori genetici e ambientali nel-
la genesi del fenomeno e dei ruoli
ad esso collegati. Sembrerebbero
inoltre sostanzialmente disconfer-
mate le ipotesi, spesso sostenute
dagli insegnanti, secondo le quali
un alto numero di studenti per clas-
se e l’ampia dimensione della scuo-
la sarebbero correlati positivamente
con la presenza di prepotenze, così
come lo scarso rendimento scolasti-
co dei soggetti coinvolti e lo svan-
taggio socioeconomico. Anche altri
facili parallelismi non hanno retto
alle verifiche empiriche: i bambini
che subiscono prepotenze non sono
portatori di caratteristiche fisiche
particolari, come avere i capelli ros-
si, essere obesi o portare gli occhia-
li. Uno studio (Aubrey et al., 2006),
condotto negli USA, evidenzia una
SCHERZI O PREPOTENZE?
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Paolo Zanussi,
Arbe
,
Croazia 1977, olio su cartone
1,2,3,4,5,6,7 9,10,11,12,13,14,15,16,17,18,...84
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