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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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PERCEZIONE DELLA LEGALITÀ E
DELL’ILLEGALITÀ
UNA RICERCA IN UN ISTITUTO SUPERIORE
DI TRIESTE
Francesco Milanese
nche nelle difficoltà che
sembrano essere riconducibili
alla normalità si può
verificare una situazione
di disagio che viene vissuta
dall’adolescente e dalla
famiglia con grande
sofferenza.
Un dolore esistenziale
che prende le forme più
diverse e può produrre
comportamenti
autodistruttivi o esplodere
in manifestazioni esterne
di disadattamento sociale
o di devianza
A
PREMESSA
Vorrei introdurre questo artico-
lo con una parte della presenta-
zione tratta dal libro “Ragazzi
alla Prova”, della collana edito-
riale
“Un metro o poco più”,
pro-
mossa dall’Ufficio del Tutore
pubblico dei minori in collabo-
razione ala biblioteca del
Consiglio regionale della Re-
gione autonoma Friuli Venezia
Giulia. Charles Dickens narra le
vicende di Oliver Twist, un
ragazzo che deve imparare pre-
sto a muoversi nel mondo duro
e difficile della Londra del
primo Ottocento, tra miserie,
povertà e violenza. Oliver Twist
deve crescere velocemente, af-
frontare situazioni dure, “cavar-
sela” da solo e ci riesce, anzi, di
più, riesce ad affrontare la real-
tà, senza che questa lo cambi,
conservando la propria purezza
interiore di bambino. Non è per
tutti così. Un romanzo scritto
molti anni fa è ancora attuale per-
ché ci parla di quello che per cia-
scuno di noi può essere una sorta
di linea di confine, una evoluzio-
ne inevitabile: il momento in cui
incontrando una realtà diversa,
complessa, magari ostile, ci
vediamo costretti ad una diversa
consapevolezza perché in essa
dobbiamo iniziare ad agire da
soli, senza le protezioni e le occa-
sioni di rilancio che la famiglia o
un ambiente protetto ci consenti-
vano. Le variabili che per ognuno
entrano in gioco sono infinite, le
esperienze frutto delle condizioni
di vita spesso tragiche per alcuni,
avventurose per altri, sono un
tempo di prova. Anche nelle dif-
ficoltà che sembrano essere
riconducibili alla normalità si
può verificare una situazione di
disagio che viene vissuta dall’a-
dolescente e dalla famiglia con
grande sofferenza. Un dolore esi-
stenziale che prende le forme più
diverse e da disagio interiore può
produrre comportamenti autodi-
struttivi come invece esplodere
in manifestazioni esterne di dis-
adattamento sociale o di vera
devianza.
Vi è uno sforzo costante nell’at-
tenzione dell’Ufficio del Tutore
pubblico dei Minori che consiste
nel tentativo di riflettere ed ana-
lizzare con profondità i meccani-
smi del disagio adolescenziale e
giovanile anche per fornire gli
strumenti appropriati per la
gestione e, se possibile, la pre-
venzione di queste situazioni.
Partendo da questa premessa che
vede l’opera dell’Ufficio che rap-
presento, decisamente impostata
alla prevenzione, o meglio alla
promozione di diritti e migliora-
mento della qualità della vita dei
bambini e degli adolescenti, già
nel presente, nell’oggi, che l’Is-
tituto si attiva anche in base alle
segnalazioni o richieste d’inter-
vento pervenute.
Una di queste richieste da parte
di una scuola ha portato al
Progetto di “Educazione alla
legalità” dal titolo:
Percezione della
legalità e dell’illegalità: una ricerca in
un istituto superiore di Trieste.
L’Ufficio del Tutore Pubblico dei
Minori ha avviato il Progetto
nel mese di ottobre 2005 per
rispondere, alla richiesta di
intervento avanzata all’ Ufficio
dal dirigente scolastico di un
Istituto Superiore. All’interno
della scuola infatti e nelle imme-
diate vicinanze si verificavano
da tempo comportamenti defi-
niti “
inammissibili
” dal corpo
docente:
arroganza e mancanza di
rispetto verso gli insegnanti;
atti vandalici;
violazione del Codice della
Strada;
comportamenti devianti di
vario tipo, caratterizzati da
assenza diffusa di senso del
limite.
Tra l’Ufficio e il corpo docente si
concordava l’attuazione di un
progetto che aveva lo scopo di
produrre un cambiamento di
atteggiamenti mediante la re-
sponsabilizzazione e lo sviluppo
di una coscienza di appartenenza
alla comunità. Per poter interve-
nire in tal senso era necessario
capire in che misura era diffuso il
fenomeno dei comportamenti
devianti e se c’era reale “ignoran-
za” del limite, oltre il quale si
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