QUADERNI_ALLEGATO_27 - page 14

14
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
27
se si possano condividere, per ac-
cordo formale e non solo per pro-
getto e per iniziativa, una serie di
aspetti che facciano da punto di ri-
ferimento e da quadro per tutte le
azioni ascrivibili al tema dell’o-
rientamento. Si tratta di un dise-
gno-quadro che, condiviso a livel-
lo nazionale e a livello regionale,
possa divenire un punto di riferi-
mento, soprattutto per le Regioni
che, in questo periodo in applica-
zione di altre riforme, quelle del-
l’istruzione o del lavoro, su queste
materie stanno legiferando.
Cosa potrebbe succedere se non si
trova una base comune a livello na-
zionale? Ci si potrebbe trovare di
fronte a 21-22 sistemi di orienta-
mento regionali differenti, mentre
invece un canone che abbiamo
condiviso nelle prime riunioni è
quello di dire che l’orientamento
ormai è un’esigenza, non è un’in-
venzione. È una cosa necessaria e
prevista da tutte le nuove norme
che regolano il rapporto tra cittadi-
no e integrazione sociale nella for-
mazione, nel lavoro e così via, e
quindi non si può non riflettere sul
concetto che l’orientamento possa
essere assunto come diritto del cit-
tadino. Ciò implica che il servizio
di orientamento verso il cittadino
non rappresenta più un optional,
che esiste ed è vivo nel momento in
cui un’amministrazione è capace o
è interessata a questa materia, ma
che rappresenta almeno nei suoi
principi generali un diritto del citta-
dino. Per prevedere un diritto all’o-
rientamento, è necessario un accor-
do di carattere nazionale che iden-
tifichi delle precise responsabilità
istituzionali, in modo che diventi
un dovere, offrire in tal senso un
servizio.
In termini ancora più pratici il Mi-
nistero del Lavoro intende realiz-
zare con i propri partner istituzio-
nali un dialogo che definisca punti
fondamentali di quadro che per-
metteranno in futuro di evolversi in
contenuti di carattere normativo e
regolatorio. Si tratta in maniera
molto semplice di condividere un
vocabolario, cioè dei termini, del-
le prassi. Si tratta di definire i co-
siddetti standard essenziali più che
standard minimi, per non puntare
al ribasso, per condividere l’orien-
tamento come diritto per l’offerta
del servizio. Per standard minimi
essenziali si devono intendere, ad
esempio, i livelli delle professiona-
lità che nell’orientamento lavora-
no, tema molto delicato. È neces-
sario riflettere anche sugli standard
rapporto con i Ministeri, la Costitu-
zione ci offriva spazi minori, non
c’era ancora stata la Bassanini, non
c’era ancora stato il decentramento
delle funzioni. Comunque è partita
un’innovazione molto importante,
in condizioni di grande difficoltà e
di difficoltà di cooperazione interi-
stituzionale.
Il dato positivo finalmente a distan-
za di tanto tempo è che c’è, (con
alleanze più strette, e altre più dia-
lettiche),un terreno di confronto fra
le istituzioni, situazione in prece-
denza improponibile. Va poi ricor-
dato che il problema dell’orienta-
mento viene fuori nel momento in
cui è più difficile trovare lavoro e
di conseguenza anche questa fun-
zione adesso diventa ben più rile-
vante. È
importante parlare di
orientamento non come esercita-
zione culturale da sviluppare in un
convegno. Il dottor Capone del Mi-
nistero del Lavoro, con il quale mi
trovo in sintonia su molti degli ar-
gomenti che ha qui portato, giusta-
mente poneva questo tema all’at-
tenzione.
Che si dovesse costruire un siste-
ma, le Regioni lo sostenevano da
tanto tempo ma non avevano un
interlocutore nazionale attento. Il
cambiamento di situazione è deri-
vato innanzitutto dal nostro essere
all’interno dell’Unione europea
perché, volenti o nolenti, i princi-
pi che circolano dentro l’Unione
europea e la necessità di utilizza-
re i finanziamenti comunitari vin-
colati allo svolgimento di alcune
azioni, ci hanno costretto e ci co-
stringeranno sempre di più, ad
avere non una “dimensione euro-
pea” come se dovessimo fare de-
gli esami di maturità tutte le volte,
ma ad operare in modo più stan-
dardizzato e coerente con atten-
zione alla mobilità anche territo-
riale.
Citavo il decentramento di alcune
funzioni amministrative. La “Bas-
sanini” cioè il passaggio di com-
petenze in materia di lavoro alle
Regioni ha prodotto un certo im-
patto. La modifica del Titolo V del-
la Costituzione ne ha prodotto un
altro, la recente riforma del mer-
cato del lavoro ha proposto anco-
ra altro. Siamo arrivati ad un certo
punto ad avere obbligatoriamente
una struttura decentrata che gesti-
sce praticamente tutte le funzioni
che intervengono sulle risorse
umane.
A questo punto se non operiamo in
un sistema, riduciamo l’efficacia
del nostro impegno e possiamo pro-
di qualità e dei servizi intesi come
strutture che erogano servizi, altro
tema molto importante; sulle azio-
ni e sui metodi e gli strumenti ne-
cessari a definire, individuare e po-
tenziare le competenze orientative
per permettere ad ognuno di svol-
gere con successo il proprio per-
corso di integrazione e socializza-
zione. Per raggiungere tali obiettivi
non si immagina una governance
di carattere nazionale, perché sa-
rebbe al di fuori delle norme attua-
li, ma un luogo di riflessione na-
zionale all’interno del quale porsi
l’obiettivo di una diffusione omo-
genea su tutto il paese dell’orienta-
mento e quindi dei servizi che pos-
sono essere attuati. La governance
di carattere nazionale è il luogo
dove avvengono di fatto le politi-
che della definizione degli stan-
dard minimi essenziali e le politi-
che della programmazione a livel-
lo regionale e poi più giù a livello
locale, provinciale o qualunque al-
tro, ci saranno realtà che si occu-
peranno delle politiche proprie di
attuazione e di organizzazione dei
servizi.
In questo schema c’é e ci dovrà es-
sere una forte sinergia tra Ministero
del Lavoro, Ministero dell’Istruzio-
ne ed Enti Locali, principalmente
Regioni, al fine di promuovere e so-
stenere la diffusione e l’omogeneiz-
zazione di tutti gli ambiti che ab-
braccia l’orientamento. Questo è
quello che intendiamo per sistema
nazionale per l’orientamento.
I contributi istituzionali si sono
conclusi con la voce del direttore
di Tecnostruttura, dott.
Alessandro
Ferucci
che ha precisato che il suo
sarebbe stato un contributo assolu-
tamente tecnico e legato al punto
di osservazione che è chiamato a
presidiare.
Tecnostruttura delle Regioni è l’u-
nica espressione organizzativa esi-
stente in Europa che ha come soci
tutte le Regioni italiane e le due
Province Autonome e si occupa
dei temi del lavoro e della forma-
zione, specialmente nella logica
dell’utilizzazione del Fondo socia-
le europeo.
Intanto vorrei dire che se il tema
dell’orientamento è tornato oggi
d’attualità, era già un tema compre-
so nel pacchetto delle competenze
delle Regioni a partire dalla vecchia
legge quadro sulla formazione pro-
fessionale del ’78. A quel tempo
c’era ancora un bel problema di
1...,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13 15,16,17,18,19,20,21,22,23,24,...32
Powered by FlippingBook