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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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poteri e ciò ha una pesante influen-
za sull’organizzazione dei servizi.
Esistono, perciò tre grandi tappe le-
gate all’evoluzione economica, al
modello dominante e alla concezio-
ne dell’orientamento in quel perio-
do, e allo statuto dei professionisti
dell’orientamento, oggi rimesso in
discussione nel sistema francese.
La prima tappa, che va all’incirca
dalla fine della Prima Guerra Mon-
diale fino al secondo dopoguerra,
segna la nascita dell’orientamento.
Dopo la Prima Guerra Mondiale era
forte il bisogno di manodopera: fu
dunque incentivato l’apprendimento
dei giovani, per avviarli all’industria
e al commercio. Perciò, è del 1919
la prima legge che organizza l’ap-
prendimento dei giovani e risale al
1922 la definizione dell’orientamen-
to professionale: si chiedeva ai pro-
fessionisti dell’orientamento di valu-
tare le competenze, le attitudini in-
tellettive, morali e fisiche per un cer-
to numero di mestieri e lo Stato attuò
un dispositivo legale e normativo
sull’orientamento professionale. Il
modello di orientamento che si cer-
cava di applicare era piuttosto mec-
canicistico e idealista. Si cercava di
trovare un compromesso fra un me-
stiere e le attitudini individuali, mi-
surabili nel percorso scolastico. Al-
l’epoca le due variabili, attitudini e
mestiere, venivano considerate co-
me due categorie stabili facilmente
descrivibili. È anche il periodo di svi-
luppo della psicologia, negli Stati
Uniti e in Europa, nel quale si tende
a fare completo affidamento sulla
psicotecnica: ovvero sull’utilizzo dei
test finalizzati a valutare le attitudini.
In questi anni l’orientamento è ani-
mato da un umanesimo che mira sia
all’emancipazione individuale, sia
all’armonia sociale: perciò i consu-
lenti di orientamento danno il loro
parere per un certo numero di me-
stieri, la qual cosa favorisce l’ap-
prendimento e la lotta contro lo
sfruttamento in certi ambiti. Si tratta
di un tipo di orientamento decisa-
mente professionale. A livello di
strutture, si assiste all’apertura del
primo centro nazionale di orienta-
mento professionale che si occupa
sia di formazione sia di ricerca in
questo campo. Nel 1938 si creano
quindi centri specializzati nell’orien-
tamento professionale. I professioni-
sti impiegati sono assolutamente au-
tonomi; lo Stato crea la struttura, ma
essi possono disporre liberamente
degli strumenti e delle prassi. I con-
sulenti diventano allora esperti ester-
ni rispetto alla relazione fra i partner
e forniscono pareri. Il loro lavoro si
evolve grazie alle azioni volontarie
dei consulenti stessi e non grazie al-
l’azione dei poteri pubblici.
Si passa poi alla seconda tappa che
possiamo chiamare modello dell’os-
servazione, nel periodo dal dopo-
guerra fino agli anni ’70, contrasse-
gnato da una politica volontaristica
da parte dello Stato all’interno del
tema “educazione”. È l’epoca del
forte boom demografico con una
grande democratizzazione dell’istru-
zione. Si passa dal 20% di alunni
iscritti alla scuola media inferiore (il
collége) nel 1945, al 50% nel 1958,
e l’obbligo scolastico passa dai 14 ai
16 anni. È questo un periodo di in-
tensa pianificazione scolastica e di
forte volontà di controllare il flusso
di alunni. Nel modello si riconosco-
no i primi elementi dell’orientamen-
to scolastico. Si sviluppano i servizi,
si diversificano le mission e perciò
non ci si limita più a dare pareri agli
apprendisti, ma si interviene nelle
scuole primarie, nei centri di inse-
gnamento e nelle scuole medie a in-
dirizzo tecnico. I servizi all’orienta-
mento garantiscono un legame fra
l’istruzione, la formazione professio-
nale e l’impiego. Durante questo pe-
riodo, i professionisti del settore co-
minciano a richiedere uno statuto e
nel 1956 si crea un corpo di profes-
sionisti dell’orientamento interno al-
l’amministrazione pubblica francese
che li rende dipendenti pubblici. La
loro principale missione è l’osserva-
zione e il monitoraggio degli alunni
in modo sistematico in tutti i settori.
È grazie a questo monitoraggio e a
quest’osservazione che essi porran-
no fine alla rigida separazione per
settori, imposta dopo la scuola pri-
maria. In quest’epoca, perciò, si assi-
ste alla nascita della scuola media
unica: una struttura in grado di ac-
cogliere tutti gli alunni provenienti
dalla primaria. I consulenti di orien-
tamento intervengono nei momenti
delle scelte e spesso la loro attività
assomiglia ad un’attività di selezio-
ne. Per contrastare questa immagine
si introduce la nozione di politica
educativa dell’orientamento, che co-
mincia dal primo anno di scuola me-
dia e termina alla fine dell’obbligo
scolastico, ed in cui l’idea dominan-
te è quella di una psicopedagogia
dell’orientamento, dell’aiuto all’a-
dattamento scolastico e della pre-
venzione del fallimento scolastico.
Si giunge infine al terzo periodo, che
comincia negli anni ‘70 fino al 2005
tuttora in corso e non si concluderà
certo quest’anno. È il periodo in cui
la formazione comincia ad occupare
un ruolo importante nella nostra atti-
vità professionale. Viene istituito l’O-
NISEP, l’ufficio nazionale dell’istru-
zione e delle professioni, un organi-
smo incaricato di diffondere le infor-
mazioni sugli studi e sui mestieri.
L’ONISEP pubblica molte riviste di-
stribuite gratuitamente nelle scuole
ed altre acquistabili presso le edico-
le. Viene istituito anche un Centro di
ricerca e di studi sulle professioni e
le qualifiche. È questo il periodo in
cui si pensa che una buona struttura
scolastica, adatta all’impiego, una
buona informazione per tutti ed il
dialogo fra i diversi partner permet-
tano di preparare le decisioni e gli
sbocchi. L’idea principale è che tutti
abbiano accesso alle stesse informa-
zioni, ovvero le pari opportunità per
i partner. Il principio comincia ad es-
sere intaccato dalla prima crisi pe-
trolifera del ‘75 poiché tutto il dispo-
sitivo si fondava su una pianificazio-
ne precisa. Con questo modello si
contesta l’orientamento che privile-
giava il punto di vista dell’insegnan-
te per le decisioni. Si contestano an-
che le osservazioni e i test e si co-
mincia ad abbandonare queste prati-
che. Si mette in atto una riforma dei
servizi e delle procedure di orienta-
mento e si creano centri specializza-
ti responsabili di garantire e organiz-
zare l’orientamento in un processo
educativo di osservazione continua.
È un periodo segnato da una forte
tendenza alla concertazione e i ge-
nitori cominciano ad essere coinvol-
ti nel processo di decisione dell’o-
rientamento. In questo periodo si co-
mincia a parlare di orientamento co-
me educazione alla scelta.
In Francia, il marcato accentramento
fa sì che molto si traduca in norma;
dal 1989 una legge riconosce nel
campo della formazione il diritto al-
l’orientamento. Nel 1991 i professio-
nisti del settore ottengono lo statuto
di psicologi, e ciò significa che de-
vono essere in possesso di una lau-
rea al momento dell’assunzione, per
partecipare ai concorsi, entrare negli
istituti di formazione e ottenere, in
due anni, il titolo di assistente all’o-
rientamento psicologico, che in
Francia è un titolo protetto che per-
mette di esercitare come psicologi
anche al di fuori della scuola. Dal
1996 sono in funzione cicli di edu-
cazione all’orientamento nella scuo-
la media, nei licei e negli istituti pro-
fessionali. Educazione all’orienta-
mento significa puntare su individui
autonomi, che saranno formati al fi-
ne di acquisire competenze che per-
metteranno loro di capire le condi-
zioni della loro scelta e di prendere
decisioni in modo consapevole.