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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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altri ma richiede tempo, lavoro e
l’accumulo di un certo grado di
esperienza.
Per quanto riguarda il
Sistema
informativo
, in questo momento
possiamo dire con orgoglio che il
nostro è abbastanza strutturato e
avanzato, almeno rispetto al livel-
lo medio nazionale. Per assicurare
il diritto di accesso alle opportu-
nità a tutti i cittadini, il sistema
informativo per l’orientamento de-
ve avere una sua autonomia. Le ri-
sorse informative, come abbiamo
sentito dal collega inglese, devono
essere bene organizzate prima che
emerga l’esigenza di un loro uti-
lizzo individuale. Non possiamo
più pensare all’azione orientativa
come fatto sequenziale: prima
sento il bisogno, poi rifletto, dopo
progetto e infine mi guardo attor-
no per realizzare. Che tradotto in
organizzazione di servizi porta noi
a programmare l’azione orientati-
va per le persone e decidere quali
sono i punti ed i momenti impor-
tanti, e quando bisogna sapere le
nuove opportunità. Le opportunità
invece devono stare lì, in vetrina,
devono essere già pronte e acces-
sibili nel momento in cui c’è il bi-
sogno, quando le persone sono
pronte e disponibili a compren-
derle, a prenderle, anche indipen-
dentemente dai percorsi di orien-
tamento formali. Perciò, il sistema
informativo è un punto sostanziale
per l’efficacia e il valore sociale di
un’azione orientativa coerente
con il nostro tempo, ma ciò ha po-
co a che fare con la vecchia im-
magine dell’orientamento infor-
mativo e ancor meno con quella
più recente dell’orientamento pro-
mozionale, che partono entrambe
dalle esigenze delle istituzioni.
Ormai, la ricerca di informazioni
può essere fatta a casa ma ci deve
essere un lavoro di organizzazione
a monte. Con il Centro Risorse del
progetto Ri.T.M.O. abbiamo speri-
mentato il valore di una struttura
dedicata, che lavora a servizio del
sistema, cioè per gli altri servizi.
Da un certo punto di vista questa
azione tutela la qualità degli stru-
menti e delle informazioni che
vengono immesse sul territorio e
dall’altro aiuta alla diffusione e al-
la partecipazione. Il Centro Risor-
se però non può stare lì, da solo,
deve avere un fortissimo legame
con gli sportelli che operano sul
territorio, non solo per facilitare la
diffusione ma soprattutto per rice-
vere feed-back e ridistribuire co-
noscenza alla rete allargata. Per-
ciò, va innescato un processo che
può anche partire come rete di dif-
fusione, come si è verificato nel
nostro caso grazie all’allora Cen-
tro Risorse nazionale di Bologna,
ma deve poi diventare una rete di
partecipazione.
Siamo infime all’ultimo punto:
quali sono i
progetti a regia regio-
nale
più importanti che abbiamo
impostato per modellare il siste-
ma? Sono stato un po’ in difficoltà
prima di trovare la parola idonea
poi, all’ultimo momento, mi è ve-
nuto in mente che “modellare”
esprimeva abbastanza bene il per-
corso fatto per avvicinarsi all’idea
di sistema. Non è stato un puro la-
voro di assemblaggio di pezzi sin-
goli precostituiti, ma un puzzle in
cui ogni pezzo, con un suo signifi-
cato, andava modellato sul mo-
mento e poi rimodellato per inse-
rirlo in una figura d’insieme in
movimento. Siamo partiti con dei
punti, con dei piccoli progetti,
qualcuno più grosso, qualcuno più
piccolo, però a un certo punto è
emersa una figura d’insieme che
potremmo anche chiamare un’ipo-
tesi di “sistema per l’orientamen-
to” che, ovviamente, abbiamo
avuto molto piacere di poter con-
dividere con voi oggi.
In questo senso,
il seminario
odierno per noi è una tappa o for-
se la chiusura di una fase impor-
tante. Speriamo di poterne aprire a
breve una seconda, magari per
confrontarsi nella realizzazione
con altre
regioni.
Il progetto
Ri.T.M.O. ha permesso di speri-
mentare sul campo le funzioni dei
centri dedicati. Che valore posso-
no avere? Nel resto d’Italia sono
scomparsi; il cuore dell’orienta-
mento gestito dalle Regioni si è
spostato tutto sui servizi per l’im-
piego. Ovviamente ci sono delle
ragioni sociali, delle priorità, dei
dettati normativi, dei canali privi-
legiati di finanziamento ecc., ma
una riflessione sul valore, per il
territorio di appartenenza, di strut-
ture dedicate di orientamento, tra-
sversali ai sistemi, potrebbe essere
ancora necessaria. Non voglio con
questo propugnare l’idea che biso-
gna organizzare dei centri dedica-
ti laddove non ci siano le condi-
zioni idonee, ma stimolare la ri-
flessione sulle funzioni di garanzia
e sulle qualità dei percorsi orienta-
tivi che bisogna comunque assicu-
rare ai cittadini. Pensiamo, ad
esempio, al ruolo di supplenza
svolta da un centro territoriale, nei
casi, non rari, in cui le altre istitu-
zioni preposte non rispondano ap-
pieno ai loro compiti orientativi
interni o alle situazioni di transi-
zione tra sistemi.
Evitando di entrare nei dettagli,
possiamo comunque dire a ragion
veduta, di aver sperimentato con
successo il valore di tutta una serie
di azioni che possono riferirsi a
centri di orientamento dedicati:
l’accoglienza, l’informazione, l’a-
nimazione e la promozione territo-
riale, la consulenza, il supporto
tecnico. La meno collaudata risulta
essere la funzione di accompagna-
mento (o tutoraggio nelle realtà
educative) che in realtà è uno dei
punti più carenti nel sistema, seb-
bene possa essere considerato uno
snodo centrale per gli utenti più
deboli. Per contribuire con l’orien-
tamento ad una maggiore equità
sociale bisognerebbe attivare an-
che questa funzione. Infatti, per le
persone con maggiori difficoltà so-
cio-personali e di auto-orienta-
mento, gli strumenti che offriamo
sono troppo raffinati per essere uti-
lizzati senza il supporto costante
di un operatore.
“Star bene studiando bene” è inve-
ce un progetto che può essere por-
tato come esempio di orientamento
motivazionale in ambito scolastico.
Su questo versante l’esperienza con
la scuola ci ha fatto toccare con
mano come l’emergenza orienta-
mento si sia spostata, in questi ulti-
mi anni, dal supporto alla scelta
verso il supporto per costruire con-
testi orientanti. È un lavoro da fare
con gli insegnati, proprio come di-
ceva anche la dottoressa Moioli del
MIUR, per creare all’interno delle
istituzioni le condizioni educative
dove l’auto-orientamento diventa
un risultato ordinario dello star be-
ne e proficuamente a scuola. La so-
cietà è cambiata e con essa i giova-
ni: a scuola c’è un fortissimo ri-
schio, crescente e generalizzato, di
demotivazione, i ragazzi e le ragaz-
ze stanno in questi posti senza rico-
noscerne il valore e il perché perso-
nale. Ad esempio, il passaggio da
un’area all’altra, il cosiddetto ri-
orientamento, in realtà pone ancora
un problema di scelta ma è un pro-
blema vissuto in modo diverso da
dieci anni fa. Adesso i ragazzi, e le
famiglie con loro, non passano at-
traverso un vero e proprio processo
di orientamento, vanno, provano, si
spostano tra indirizzi, scelte ecc.
Però il significato, il coinvolgimen-
to, la responsabilizzazione perso-
nale, in quello che stanno facendo
stanno scemando, stanno diventan-
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