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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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fermano fondamentalmente alcuni
principi: l’orientamento come stru-
mento fondamentale per valorizza-
re le competenze, le potenzialità e
le aspirazioni delle persone, per fa-
vorire percorsi di crescita formati-
va e di crescita professionale; l’in-
tegrazione dei diversi servizi, e
quando parliamo di diversi servizi
noi dobbiamo necessariamente in-
tervenire sul piano dell’integrazio-
ne tra servizio di orientamento
scolastico e quello di orientamento
al lavoro e della formazione pro-
fessionale, ma dobbiamo tener
presente anche la necessità di inte-
grazione tra i servizi di orienta-
mento pubblico ed orientamento
privato. Ciò, deve essere necessa-
riamente e coerentemente realiz-
zato con questo disegno che rico-
nosce l’esistenza di soggetti diver-
si, che decide di intervenire soprat-
tutto sulla qualità del sistema pub-
blico considerandola un presidio
dell’esistenza di determinate rego-
le, di un mercato che sicuramente
si deve sviluppare ma che esiste
come mercato solamente se ci so-
no delle regole e se qualcuno le
presidia. Mercati senza regole non
sono mercati ma finiscono per es-
sere cose assolutamente diverse,
che vanno esattamente nella dire-
zione opposta a quello che è l’in-
teresse dei consumatori che, in
questo caso, sono i cittadini biso-
gnosi di formazione e di prospetti-
ve di lavoro a tutti i livelli, in qual-
siasi condizione, coerentemente
con una scelta forte di investimen-
to pubblico sulla rete di servizi per
il lavoro, che noi vediamo costrui-
ti attorno alla funzione delle pro-
vince e dei centri per l’impiego. Il
tutto evidentemente mantenendo e
rafforzando una regia, un coordi-
namento, una visione unitaria, mi
permetterei di dire integrata, tra i
diversi componenti di un sistema
di orientamento regionale.
Penso che questo piccolissimo “de-
calogo” che ispira la nostra legge
regionale sul lavoro in qualche mi-
sura sia in sintonia con quello che
dovrebbe essere un percorso a livel-
lo nazionale: siamo tutti d’accordo
su come vanno diversificandosi ed
estendendosi i bisogni dei cittadini
e su come la funzione dell’orienta-
mento debba estendersi a fisarmo-
nica per corrispondere a questi bi-
sogni; c’è l’esigenza perciò di un si-
stema integrato, l’esigenza di stan-
dard di qualità, l’esigenza di un for-
te intervento delle istituzioni nel
supporto della crescita e dello svi-
luppo di una rete pubblica, certa-
mente non monopolistica, ma sicu-
ramente in grado di essere competi-
tiva in un mercato misto in cui ope-
rino anche i soggetti privati.
Io faccio un’ultima considerazione
perché la legge ha una sua storia e
ha delle prospettive. La legge è
uno strumento che vuol servire al
sistema pubblico, a chi farà politi-
che del mercato del lavoro in que-
sta regione, (la Regione, le Provin-
ce, col concorso delle parti socia-
li), ma nella indispensabile relazio-
ne anche con i soggetti privati, nel
promuovere azioni ed iniziative
per ampliare l’occupazione da un
punto di vista quantitativo e quali-
tativo. È un’esperienza questa ab-
bastanza complessa perché soprat-
tutto sono cambiate le condizioni
dentro le quali si realizzano espe-
rienze di questo tipo. Noi abbiamo
una ricorrente obsolescenza di
competenze, maturazione di com-
petenze che per effetto di quelle
che sono le dinamiche di trasfor-
mazione della nostra economia, ri-
chiedono processi di presa in cari-
co e di accompagnamento delle la-
voratrici e dei lavoratori per supe-
rare il rischio di emarginazione e
di disoccupazione di lunga durata
e perciò di esclusione dal mercato
del lavoro. Io qualche volta faccio
una battuta, dico che una volta
chiudeva un’industria fondamen-
talmente perché c’era un imprendi-
tore che aveva fatto male i conti,
oppure si era semplicemente stufa-
to di fare quell’attività e poteva de-
cidere di tirare i remi in barca e al-
lora il nuovo lavoro i lavoratori lo
trovavano stando sotto la sede del-
l’Assessorato all’Industria mentre
l’Assessore di turno, insieme con i
sindacati, cercava di convincere
un nuovo imprenditore, magari
con il supporto della Friulia e di
qualche altro soggetto, a subentra-
re nella conduzione di quell’azien-
da. Oggi la gran parte delle crisi
aziendali hanno una natura e una
caratteristica diversa e sono crisi di
competitività, di obsolescenza di
determinati pezzi del nostro appa-
rato produttivo, quindi non si risol-
vono sotto l’Assessorato all’Indu-
stria: si risolvono trovando nuovi
sbocchi, nuovi contenuti, nuovi
settori di competitività e svolgendo
un’opera che è difficile, che è fati-
cosa, che abbiamo iniziato a speri-
mentare in alcune situazioni e che,
credetemi, è tanto faticosa e tanto
difficile perché è estranea alla na-
tura, alla tradizione, all’organizza-
zione dei nostri servizi che erano
sempre servizi di collocamento bu-
rocratico pubblico. È estranea an-
che alla storia e alla cultura dei no-
stri lavoratori. Si confronta con
tantissimi ostacoli che però fonda-
mentalmente si traduce nella capa-
cità di prendere le persone da un
punto di partenza che, oggi come
oggi, non è più adeguato a rimane-
re sul mercato del lavoro e a porta-
re queste persone ad un punto che
consenta loro di ritornare da prota-
gonisti sul mercato del lavoro.
In questo faticoso lavoro, con que-
sta legge, cerchiamo di dotarci di
maggiori strumenti, sapendo che i
risultati poi sono una cosa molto
più complessa e faticosa che di-
pende da molte variabili; dentro il
ruolo dei servizi pubblici per le re-
gioni, come dicevo, la funzione di
orientamento è la funzione che in-
nesca il processo e conseguente-
mente è una funzione assoluta-
mente fondamentale. Senza la fun-
zione di orientamento tutta questa
idea di una politica del lavoro che
cerca di far diventare la mobilità
un fatto non necessariamente di-
scendente, (dove si discende verso
la precarizzazione o verso l’esclu-
sione), ma un fatto che consente di
mantenere le posizioni raggiunte,
di migliorarle e di accrescerle,
perderebbe un pezzo essenziale.
Questo è il senso dell’investimen-
to che vogliamo fare noi sull’o-
rientamento al lavoro e questo è il
senso di una visione assolutamen-
te integrata dell’orientamento al
lavoro e dell’orientamento scola-
stico. Credo richieda necessaria-
mente uno sforzo per accelerare il
confronto Ministeri-Regioni per
avviare il sistema nazionale dell’o-
rientamento anche perché noi ab-
biamo molti cantieri in divenire in
questo momento nel nostro paese.
Abbiamo il cantiere della scuola
che è aperto ed ho la sensazione
che rimarrà aperto ancora per
molto tempo; abbiamo il cantiere
mercato del lavoro che è aperto,
che rimarrà aperto. Se non comin-
ciamo a porre alcuni punti fermi,
tutti i discorsi che spesso noi fac-
ciamo sulla competitività di que-
sto sistema-paese rischiano di es-
sere slogan abbastanza al di fuori
della realtà.
Io concludo portando a tutti i par-
tecipanti, che vengono da altre
esperienze, a confrontarsi con l’e-
sperienza regionale ed italiana, il
saluto della Amministrazione re-
gionale a questo convegno, che mi
pare riuscito nella partecipazione
ma anche nei contenuti, grazie al
lavoro che è stato compiuto dalla
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