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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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va dell’orientamento, da potenzia-
re proprio nell’età evolutiva. Noi
orientatori, allora, non possiamo
neanche pensare di poter progetta-
re servizi per l’orientamento conti-
nuo efficaci, (come indispensabile
sistema di tutela ai giovani e agli
adulti per le emergenze della “risk
society” nella quale siamo già pie-
namente immersi), senza che le
stesse persone siano state già pre-
parate, fin da giovani, ad avere at-
teggiamenti nuovi, più proattivi ri-
spetto all’imprevedibilità dei per-
corsi di vita. Non è realistico imma-
ginare che nelle persone si possa co-
struire tutto ex novo, intervenendo o
pretendendo una loro attivazione,
soltanto nei momenti di emergenza,
come ad esempio un’improvvisa di-
soccupazione. Dunque, l’orienta-
mento a scuola, seppur modificato
parzialmente nelle sue priorità, è an-
cora fondamentale come base por-
tante di un’attività per l’orientamen-
to continuo, in un territorio.
Ritornando alla nostra esperienza,
a partire dagli anni 90, abbiano
cominciato ad organizzare i servi-
zi offerti attorno a delle strutture
territoriali, i Centri regionali di
orientamento, e abbiamo comin-
ciato a lavorare sulla base di pro-
getti a regia regionale, che non de-
scrivo perché inseriti nel volume
che oggi verrà distribuito ai parte-
cipanti. È un volume che riassume
tutte le tappe del percorso ed è l’e-
spressione dell’attività dell’intero
gruppo.
Dal 2000 siamo andati in modo
più deciso verso una prospettiva di
orientamento continuo, attivando
perciò vari servizi per gli adulti.
Due anni fa abbiamo organizzato
un significativo convegno sull’o-
rientamento degli adulti al termine
di una sperimentazione di bilan-
cio di competenze; ora è in atto
un processo di consolidamento
che dovrebbe trovare anche una
definizione normativa più consona
nella nuova legislazione sul lavoro
e sull’istruzione integrata. Natural-
mente, quale che sia la soluzione
organizzativa scelta, ci si troverà
di fronte ad un lavoro di rete in
una prospettiva di sistema e le
esperienze già fatte, seppur avvia-
te senza indirizzi normativi defini-
ti, risulteranno preziose perché or-
mai siamo tutti consapevoli che
nessun servizio di orientamento,
né alcuna prestazione di singoli
professionisti, hanno possibilità di
essere efficaci se si rimane al di
fuori di un contesto di rete e di
azioni sinergiche.
Veniamo ora alla
funzione speciali-
stica
che i Centri di orientamento si
sono trovati a svolgere: credo che la
professoressa Pombeni, nel corso
del seminario, prefigurerà e ap-
profondirà quali sono i possibili si-
gnificati e ruoli che le strutture co-
siddette dedicate, cioè esclusiva-
mente di orientamento, possono
svolgere all’interno di un sistema
territoriale. C’è sicuramente la fun-
zione di accoglienza e informazio-
ne che va condivisa in rete con tut-
te le altre strutture. Gli sportelli
informagiovani, i servizi per l’im-
piego, i Centri per orientamento
universitario, le singole scuole ecc
debbono tutti condividere una fun-
zione di accoglienza e informazio-
ne proiettata sul sistema, se voglio-
no affrontare il bisogno del cittadi-
no partendo dal punto di vista del
cliente e non da quello autoreferen-
ziale dello sportello a cui, talvolta
casualmente, si è rivolto.
I servizi consulenziali sono impor-
tanti, ma non possono rappresenta-
re l’unica risposta, infatti, bisogna
puntare molto sulla responsabiliz-
zazione e sull’autonomia dei citta-
dini ma, fatto questo, non dobbia-
mo neanche dimenticare gli utenti
più deboli e chi, in qualche fase
della vita, ha bisogno di un aiuto
più personalizzato. Questo tipo di
servizi richiede un grado di prepa-
razione e di professionalità che non
possono essere assolutamente im-
provvisate. Mi riferisco in particolar
modo alla consulenza di orienta-
mento, al counselling psicologico,
al bilancio di competenze, tutte
prestazioni presenti presso i nostri
Centri, ma che in Italia, in generale,
hanno visto una crescita esponen-
ziale disordinata e poco chiara; e
poi c’è la funzione di consulenza
tecnica, alle scuole, ma non solo.
Certamente, nei rapporti collabora-
tivi di rete bisogna distinguere le si-
tuazioni in cui serve un supporto
tecnico esperto, da quelle che ri-
chiedono una condivisione di pro-
getto paritaria. I confini poi nella
pratica non sono sempre chiari per-
chè l’expertise non sta mai solo da
un parte, ma il ruolo di strutture de-
dicate è anche quello di stimolare,
dove magari c’è una minore capa-
cità di sviluppo, e di partecipare
con partenariati di pari livello dove
anche gli altri servizi o operatori
hanno competenze complementari
già ben sviluppate. Soprattutto con
gli adulti, i percorsi di orientamento
da offrire non possono mai essere
preconfezionati. La qualità nasce, o
meglio si costruisce, assieme agli
Direzione dell’Istruzione e dal
Servizio dell’orientamento. Porto
anche il saluto del mio collega,
Assessore all’Istruzione, che è sta-
to catapultato all’estero da impe-
gni istituzionali e che vi augura
buon lavoro anche nella sessione
pomeridiana.
I lavori della mattinata si sono
chiusi con la relazione di
Piero Vat-
tovani
del Servizio Istruzione e
Orientamento della Regione Friuli
Venezia Giulia, che si è detto un
po’ imbarazzato nel chiudere una
mattinata così densa di suggestioni,
soprattutto per il confronto con le
interessanti esperienze internazio-
nali. Il suo contributo ha riportato
l’attenzione sull’oggetto specifico
del convegno, cioè il ruolo delle
strutture dedicate nello sviluppo di
un sistema territoriale dell’orienta-
mento, attraverso l’esperienza dei
Centri regionali di orientamento in
Friuli Venezia Giulia.
Quattro sono i punti essenziali del-
l’esperienza della struttura regiona-
le di orientamento su cui soffermar-
si oggi:
le tappe evolutive
, un breve
excursus, dovuto agli ospiti esterni;
la funzione specialistica
, caratteriz-
zante i nostri Centri di orientamen-
to;
il sistema informativo
, fonda-
mentale elemento per garantire pa-
rità di accesso alle opportunità ed
infine
i progetti di sistema
che han-
no permesso di sviluppare dal bas-
so, concretamente, una proposta di
attività e funzioni integrate, forse
utili anche al dibattito in corso a li-
vello nazionale.
Le
tappe evolutive
: il nostro servi-
zio è partito nel 1980. È più giova-
ne rispetto a quelli di cui oggi ab-
biano sentito parlare dai colleghi
stranieri ma, a livello nazionale, ha
ormai una sua storia. È nato, e tut-
tora è mantenuto, all’interno delle
iniziative regionali sul diritto allo
studio, anche se alcune azioni di-
ventano necessariamente sempre
più trasversali. La nostra compe-
tenza professionale di base, la no-
stra identità e, oserei dire, la nostra
anima di orientatori sono nate so-
prattutto con il lavoro all’interno
della scuola media inferiore, a par-
tire dai primi anni ottanta fino ad
oggi. Per inciso, questo lavoro me-
rita una sottolineatura, evidenziata
anche dalle più recenti raccoman-
dazioni comunitarie, e cioè che le
basi, gli atteggiamenti profondi,
per il tanto declamato “orienta-
mento continuo nel corso delle vi-
ta”, si creano con la parte educati-
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