L’ESPERIENZA IN FRIULI VENEZIA GIULIA NELLA PREVENZIONE E NEL CONTRASTO
DEL BULLISMO OMOFOBICO:
CONFRONTI E PROSPETTIVE DI SVILUPPO
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Obiettivo generale è stato infatti quello di
favorire una cultura del rispetto delle differenze,
di promozione della tolleranza verso la diversità,
di prevenzione del bullismo, sia esso omofobico
ovvero dettato da differenze di etnia, razza ed
abilità. Il progetto ha inteso valorizzare anche
le buone prassi esistenti nelle scuole, cercando
di creare continuità e sinergie con i programmi
educativi e formativi già svolti o in corso di
svolgimento nelle scuole interessate.
Sono state coinvolte nella gestione del progetto
le associazioni LGBT operanti in Toscana, che
IBOOP NFTTP B EJTQPTJ[JPOF MF MPSP TQFDJŮDIF
competenze ed esperienze maturate nella for-
mazione e sensibilizzazione sulla tematica e
nella tutela delle persone omosessuali, bises-
suali, trans e intersessuate.
La collaborazione tra istituzioni scolastiche e
BTTPDJB[JPOJ DPO MB ŮOBMJU EJ QSPNVPWFSF MB
conoscenza e l’inclusione delle diversità, è stata
prioritaria. Essa ha richiesto l’aggiornamento
dei docenti e la sensibilizzazione delle famiglie,
che normalmente supportano il processo edu-
cativo scolastico. Ad essi le associazioni hanno
QPUVUP PGGSJSF OFMMP TQFDJŮDP BNCJUP EFM MPSP
impegno sociale, risorse e strumenti adeguati
e il loro patrimonio di esperienze. Il confronto
diretto degli studenti e delle studentesse con
le associazioni ha rappresentato un momento
fondamentale di supporto agli interventi degli
insegnanti nel progetto educativo, cognitivo
ed emotivo.
L’approccio partecipativo scelto ha implicato
che nella realizzazione degli interventi si sia
tenuto conto dei seguenti punti:
O
tutti gli interventi sono stati progettati e
realizzati congiuntamente da almeno due
o tre partner;
O
sono state utilizzate linee metodologiche
condivise e materiali didattici già sperimen-
UBUJ P BMMğPDDPSSFO[B TQFDJŮDBUBNFOUF FMB
-
borati per il presente progetto;
O
le attività sono state costantemente osser-
WBUF F WBMVUBUF TPUUP J QSPŮMJ EFMMB DPFSFO[B
NFUPEPMPHJDB F EFMMğFGŮDBDJB EJEBUUJDB
È stato previsto che in ogni istituto coinvolto
gli interventi fossero organizzati nel seguente
modo:
O
un modulo dedicato agli studenti e alle
studentesse in cui sono state utilizzate va-
rie metodologie didattiche, personalizzate
rispetto al gruppo-target ovvero all’età, al
contesto socio-culturale del territorio rispet-
to ai temi affrontati, ai pregressi formativi
sui temi oggetto dell’attività, ecc. All’uopo
sono state realizzate attività laboratoria-
li, ludico-espressive, discussioni guidate,
testimonianze, role playing, ecc., con una
partecipazione di 30 studenti/studentesse
per volta;
O
un modulo rivolto agli/alle insegnanti dell’i-
stituto scolastico;
O
un modulo informativo e di sensibilizzazione
rivolto ai genitori e agli altri adulti di riferi-
mento delle famiglie degli/delle studenti/
studentesse.
1FS BVNFOUBSF MğFGŮDBDJB EFHMJ JOUFSWFOUJ ¥ TUBUB
effettuata, propedeuticamente alla realizza-
zione degli stessi, una progettazione didattica
di dettaglio degli interventi direttamente con
le scuole, sia rispetto alle dimensioni organiz-
zative (logistica, numero di partecipanti, orari
e tempistica) che alla selezione degli ambiti
(discriminazione/violenza) che necessitano di un
particolare approfondimento o rispetto ai quali
l’intervento si collegava a una programmazione
educativa pre-esistente a livello di istituto.
Purtroppo, alcuni degli interventi di sensibilizza-
zione, per quanto preliminarmente approvati dai
Consigli di Istituto (ove seggono rappresentanti
dei genitori), hanno dato luogo ad alcune vibrate
proteste da parte di associazioni genitoriali ultra
cattoliche, le quali sostengono che su queste