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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 51
prendendo spunto dalla comprensione
reciproca di bisogni e interessi.
Anche nella nostra Regione sono nati
alcuni progetti, che hanno coinvolto le
scuole, ispirati dalla volontà di promuo-
vere lo sviluppo dell’empatia, del rispet-
to reciproco, della necessità di affrontare
e risolvere i conflitti in modo propositi-
vo, promuovendo la convivenza sociale.
Diffondere la pratica della mediazio-
ne significa utilizzare i conflitti come
educazione alla legalità ed alla crescita
individuale, attutendo il più possibile i
fenomeni dilaganti di odio sociale anche
amplificato dal web.
Durante le lezioni di legalità si è cer-
cato di fare chiarezza su alcuni termini
che i ragazzi spesso tendono a confon-
dere e che riguardano le parole litigio,
conflitto, contrasto, prepotenza. Ad esse
è sempre stato attribuito un significato
negativo e spesso nell’immaginario de-
gli studenti la risoluzione di tali criticità
passa attraverso uno scontro ed una
risoluzione drastica.
Si rende necessario focalizzare l’at-
tenzione dei ragazzi sul fatto che il con-
trasto, la divergenza, l’opposizione, il
conflitto sono dinamiche relazionali che
devono essere affrontate e che rappre-
sentano una risorsa per salvaguardarsi
e ottenere una migliore regolazione tra
l’altro ed il sé.
Si è cercato di spiegare che la modali-
tà ormai sorpassata di affrontare il con-
flitto con la categoria della colpevolezza
e dell’intento di ristabilire la“giustizia”, ha
impedito di utilizzare la capacità di con-
fronto che risulta fondamentale per ap-
prendere l’autoregolazione e il rispetto
delle regole sociali.Il confronto e quindi
il conflitto sono necessari per riuscire a
convivere con gli altri, senza dunque
utilizzare la violenza o la prevaricazione.
IL DIRITTO DI LITIGARE
Durante le lezioni di legalità, nel-
le quali illustriamo la Convenzione
dell’ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’A-
dolescenza
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, si è ritenuto di inserire sem-
pre il
diritto di litigare
quale antidoto alla
violenza interna ed esterna, ponendo
l’accento sulla necessità di gestire il con-
flitto grazie alle figure adulte (insegnanti,
genitori nonché operatori esterni) che
li mettano nelle condizioni di sviluppa-
re capacità di interazione, confronto,
in modo competente e costruttivo. È
indispensabile porre l’attenzione sui
conflitti e nella loro gestione diventa
di prioritaria importanza la necessità
di trasformare il conflitto in una risorsa.
I conflitti esistono e l’unico modo per
affrontarli e risolverli è riuscire a gestirli.
Riflettendo sul tema del bullismo è
evidente come esso si sviluppi mag-
giormente nei gruppi apparentemente
coesi, dove la conflittualità è negata; in
quei contesti il bullo riesce con più faci-
lità ad emergere ed a trovare ragione di
esistere. Da qui la necessità di insegnare
ai giovani la capacità di autoregolare le
loro dinamiche conflittuali, anche me-
diante la mediazione scolastica, utiliz-
zando i metodi con cui l’adulto media-
tore stimola l’interazione e favorisce la
gestione dei conflitti.
L’adulto avrà il compito di far appren-
dere ai ragazzi la capacità auto-regolati-
va, attivando un processo interiore che
permetta di rimodulare i propri bisogni
ed interessi in base alle esperienze vis-
sute. Mediante tale capacità i bambini
e gli adolescenti comprendono che il
litigio rappresenta un’opportunità per
imparare a collocarsi nel gruppo, a valo-
rizzare i legami e ad armonizzare i propri
interessi con quelli degli altri.
Senza dubbio i giovani hanno una
capacità plastica che gli consente di
evitare di assumere posizioni rigide. Se
fin da piccoli essi, aiutati dagli adulti,
riuscissero a scontrarsi tra loro, ascol-
tando empaticamente
la posizione al-
trui e imparassero a gestire il conflitto,
da adulti non si troverebbero di fronte
alle forme di rigidità e ostinazione che
trascendono negli episodi di violenza a
cui assistiamo, purtroppo, ogni giorno.
Il messaggio da veicolare ai ragazzi è