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SPAZIO APERTO
Negli ultimi decenni si è evidenziato
come l’ambiente abbia un ruolo fonda-
mentale nello sviluppo (Gibson & Pick,
2000) e che le competenze motorie
non sono“automatiche”ma richiedono
attività, ripetizione, esperienza (Heywo-
ok & Getchell, 2009).
Eleanor Jack Gibson, psicologa sta-
tunitense ha scoperto un’importante
relazione tra la percezione e l’azione.
Osservando i neonati andare carpo-
ni sopra a un tavolo di legno, ha notato
che quando essi raggiungevano una
superficie di vetro sotto la quale vi era il
vuoto si fermavano, evidenziando così
la capacità dei bambini di percepire la
profondità e di modificare conseguen-
temente il proprio comportamento
motorio.
L’aspetto interessante è che i bam-
bini, dopo aver compreso che passare
sopra al vetro era “sicuro”, si muoveva-
no agilmente attraversando il “buco” ,
indifferenti al vuoto sottostante (Gib-
son, 1979).
Questo esperimento ha permesso
di comprendere che vi è anche un ap-
prendimento di tipo percettivo.
La Gibson ha inoltre messo in luce
il concetto di “affordances”
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, ossia l’esi-
stenza di oggetti/situazioni che favori-
scono uno specifico comportamento
motorio. In quest’ottica, il comporta-
mento motorio nasce dall’interazione
con ambienti, materiali e oggetti pre-
senti nello spazio.
Un esempio di come “affordances”
minimamente diverse possano mo-
dificare il comportamento motorio è
riportato nello studio da noi condotto
in una scuola dell’infanzia del veronese
(Tortella, et al., 2011).
Allo studio hanno partecipato 150
bambini dai 3 ai 5 anni, appartenenti
a classi diverse che, una volta alla set-
timana, erano invitate ad effettuare
un’ora di gioco libero in un locale del-
la scuola in cui erano presenti alcuni
oggetti appositamente scelti, secondo
un protocollo definito dai ricercatori.
I bambini venivano lasciati liberi di
giocare come meglio desideravano e
agli insegnanti veniva chiesto di inte-
ragire il meno possibile.
Una videocamera appesa al muro
registrava immagini e voci. Questa
esperienza ha permesso di osservare
che la disposizione degli oggetti ha
un ruolo determinante nell’uso che i
bambini ne fanno e nell’attività motoria
messa in atto.
In particolare, abbiamo osservato
comportamenti molto diversi quando
nella stanza venivano messi cerchi di
plastica e gomma di varie dimensioni
disposti in unico mucchio in un ango-
lo o sparsi su tutto il pavimento della
stanza.
Nel primo caso, raccoglievano i cer-
chi e realizzavano attività di gioco sim-
bolico, anche a coppie, trascorrendo
la maggior parte del tempo fermi o
muovendosi poco.
Nell’altra situazione, non maneggia-
vano i cerchi ma vi saltavano dentro e
fuori correndo in continuazione. Sia il
tempo dedicato alla corsa e il nume-
ro di passi (misurati con pedometro)
erano marcatamente differenti nelle
due situazioni.
Si tratta quindi di una dimostrazione
diretta di come anche la diversa di-
sposizione di oggetti crei “affordances”
diverse che stimolano comportamenti
motori differenti.
Sulla base dei dati accumulati in anni
di esperimenti, Thelen & Smith (1994)
hanno proposto la
teoria dei sistemi di-
namici dello sviluppo
, in base alla quale
il mondo è organizzato in termini di
sistema, cioè di un insieme di elementi
in interazione reciproca.
Tra gli studi rilevanti è da citare l’os-
servazione condotta su neonati ove si
dimostra che i soggetti un po’ grassot-
telli compiono movimenti con rotazio-
ne del braccio per afferrare un oggetto,
mentre neonati magri raggiungono
l’oggetto con un movimento diretto
del braccio.
Quindi anche la morfologia del cor-
po influisce sulla possibilità e sulla qua-
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