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ORIENTAMENTO E scuola
quello che non ci sarà la soluzione del
conflitto se non sapranno individuare i
reciproci interessi. L’adulto dovrà atti-
vare un processo di trasformazione e
conoscenza basato sulla conoscenza
dei propri interessi interni per trasmet-
tere queste informazioni usando una
metodologia maieutica.
Durante le lezioni di legalità abbia-
mo proposto ai ragazzi di analizzare
un litigio o un conflitto che abbiano
sperimentato in classe o comunque
nell’ambito scolastico. Sono state espo-
ste varie versioni del fatto che poi è sta-
to esaminato fino a quando i giovani
sono stati in grado di individuare alcune
vie d’uscita.
Ovviamente il ruolo del mediatore
adulto è quello di ascoltare, mantenen-
do la
neutralità empatica
, cercando
di cogliere la sofferenza, la rabbia ed
il malessere riportati dai ragazzi, resti-
tuendo loro la fiducia che spesso non
percepiscono.
Un mito che abbiamo cercato di sfa-
tare è quello della ricerca del colpevole;
l’adulto non dovrà atteggiarsi a giudice,
ma trasmettere la capacità di gestire la
situazione di conflitto, facendoli parlare
del problema in esame, accogliendo le
reciproche posizioni e favorendo l’ac-
cordo tra di essi.
RISULTATI
SODDISFACENTI
La tipologia dei casi che i ragazzi stessi
ci hanno sottoposto è risultata variegata
ed estremamente utile per compren-
dere non solo la casistica, ma anche il
loro approccio al conflitto. I temi hanno
riguardato questioni di genere, di discri-
minazione, di prevaricazione ed anche
di incomprensione tra gli adulti ed i ra-
gazzi stessi. Utilizzando tali tematiche,
scelte esclusivamente da loro, si è riusciti
a individuare la possibile mediazione,
spesso del tutto antitetica a quella che,
nel loro immaginario, sarebbe stata la
risoluzione del contenzioso attraverso
l’eventuale azione giudiziaria.
Il risultato è stato soddisfacente per-
ché elaborato da loro stessi, seppure
con ausilio esterno dell’adulto. Sono
emersi gli interessi reciproci dei gruppi
che fisiologicamente si creano, che si
sono dimostrati però capaci di affrontare
le divergenze di opinioni e riuscendo
poi a definire un accordo soddisfacente.
Ritengo che tale metodologia di ri-
soluzione del conflitto sia sicuramen-
te foriera di una distensione e di una
maggiore comprensione di tutti quei
problemi che i nostri giovani vivono
nel loro quotidiano, anche nell’ambito
scolastico.
Un ragazzo che imparerà a litigare e a
gestire il conflitto connaturato alla vita
sociale, sarà un adulto che saprà gestire
le proprie emozioni e confrontarsi con
gli altri, superando l’egocentrismo che
può sfociare in episodi di aggressività
e di prevaricazione, oggi, purtroppo,
molto diffusi.
Graziella Cantiello
Avvocato
Ordine degli Avvocati di Pordenone
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