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ORIENTAMENTO E scuola
La didattica
della scoperta
ESPLORARE IL MONDO
CON I PROPRI OCCHI
Carla Di Bert
I FATTORI FUNZIONALI
ALL’APPRENDIMENTO:
PENSIERO
DIVERGENTE E
INTERPRETAZIONE
La pedagogia contemporanea già
da tempo ha tematizzato l’importanza
di alcune strategie didattiche volte al
coinvolgimento degli studenti, tra cui
l’apprendimento per scoperta, l’attiva-
zione del pensiero divergente, la ricerca-
azione, la co-costruzione dei progetti.
Eppure queste metodologie stentano
a diventare una consuetudine nella di-
dattica curriculare agita dagli insegnanti,
limitandosi ad assumere un ruolo spes-
so marginale in contesti di progettua-
lità extracurriculare. La lezione frontale
occupa infatti a tutt’oggi, in particola-
re nel corso degli studi superiori, uno
spazio predominante se non, in taluni
casi, addirittura monopolizzante, che
risulta eccessivamente invasivo rispetto
alle opzioni didattiche che potrebbero
essere realizzate.
Val la pena recuperare, prima di con-
tinuare la disamina sull’argomento, il
significato delle espressioni sopraccitate.
Il
pensiero divergente
richiama i proces-
si intuitivi di insight, ovvero l’utilizzo
di schemi di pensiero che riescono ad
emancipare il soggetto da modalità di
problem solving basate su modelli già
noti e acquisiti e ad orientarlo, all’oppo-
sto, verso la risoluzione delle situazioni-
problema attingendo a ipotesi alterna-
tive, creative. La
creatività
va coltivata
negli studenti. Essa nasce dalla curiosi-
tà, che costituisce un bisogno innato
nell’uomo, oltre a rappresentare una
delle maggiori spinte motivazionali che
facilitano nell’individuo la persistenza
dell’azione volta alla realizzazione di uno
scopo. Lo stesso si può dire per il
need
for competence
, ovvero il bisogno di
sviluppare e saggiare le proprie abilità
e competenze, a prescindere dal perse-
guimento strumentale di un risultato e
di una performance.
Il gioco infantile è un chiaro esempio
di need for competence e di curiosità.
Il bambino che si cimenta in un gioco
di costruzioni o in un puzzle non sta
agendo con l’intenzione di raggiungere
una performance, bensì con la sponta-
neità di chi vuole mettere alla prova le
proprie capacità. Potremmo convertire il
distico del poeta Angelus Silesius (1624-
1677) citato dal filosofo Martin Heideg-
ger
1
: “
La rosa è senza perché; fiorisce
perché fiorisce
”nell’espressione“
Il gioco
è senza perché: si gioca perché si gioca
”.
Quando gli adulti, di fronte alle difficoltà
manifeste del bambino, si sostituiscono
impropriamente a lui spiegandogli le
istruzioni o suggerendogli le mosse o
aiutandolo a portare a termine il gioco,
non fanno altro che inibire la creatività
D
alla maieutica socratica
alle teorizzazioni
di Bruner e Morin
sull’apprendimento per
scoperta, fino alla recente
rivalutazione dello
storytelling educativo
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