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ORIENTAMENTO E scuola
Europa. Il pedagogista francese Edgar
Morin (2000) ha posto l’accento sulla
necessità di far comprendere agli stu-
denti il concetto di
interpretazione
, per
cui la conoscenza è rappresentazione
del mondo, e ciò comporta sempre un
limite e una relativizzazione del sapere
definitorio, nel senso che la conoscenza
è costantemente in via di costruzione e
rielaborazione. Bisogna sfatare la con-
vinzione che esista una coincidenza
speculare fra conoscenza e realtà. A tale
esito si può pervenire, ad esempio, con
un esperimento dove ciascuno studen-
te fornisce la propria descrizione di un
evento a cui tutta la classe ha assistito.
Le ricostruzioni diverse chiariscono in
maniera immediata il concetto di in-
terpretazione:
«bisogna insegnare che
le cose non sono solamente cose, ma
anche sistemi costituenti un’unità che
assimila parti diverse»
5
.
Con l’approccio della didattica per
scoperta si possono sviluppare negli
studenti anche le competenze di citta-
dinanza. La filosofa Martha Nussbaum
(2011) ha ben evidenziato il legame
fra l’abilità di cogliere ed apprezzare
la pluralità interpretativa da un lato e,
dall’altro, lo sviluppo della capacità di
accoglienza delle diversità:
«Le nazioni
oggi devono affrontare l’emigrazione,
le minoranze religiose e etniche, e per
far ciò hanno bisogno di una guida che
debba portare i cittadini alla conoscen-
za della diversità come arricchimento.
La scuola ha il compito di far compren-
dere il punto di vista altrui e portare lo
sviluppo dell’autentica sensibilità, così
da comprendere che essa non è sintomo
di debolezza o di vergogna. E allora chi
meglio di un poeta, di un filosofo, posso-
no insegnare la ricerca della sensibilità
e dell’io con le sue fragilità?»
6
.
La Nussbaum cita spesso nei suoi testi
la maieutica socratica, per cui l’allievo
deve essere incoraggiato a sviluppare
ipotesi interpretative personali. Model-
li antichi mostrano la loro validità nel
presente e viceversa. Oggi, nella teo-
rizzazione didattica, va di gran moda
lo“storytelling”, ovvero l’atto del narrare.
Cambiano i nomi, ma niente affatto la
sostanza: maieutica, apprendimento
per scoperta, storytelling, richiamano
tutti un unico nucleo concettuale. Del
resto lo stesso Socrate utilizzava nel pro-
cesso maieutico il medium del mito e
del racconto:
«È una storia un po’ lunga
da raccontare, ma a te la dirò. Il giorno
in cui nacque Afrodite gli dei tennero
un banchetto, e fra gli altri c’era anche
Poro (Espediente). Quando ebbero finito
arrivò Penia (Povertà) per mendicare
qualcosa. Poro intanto, ubriaco di net-
tare, inoltratosi nel giardino di Giove,
schiantato dal bere si addormentò. Al-
lora Penia, meditando se, contro le sue
miserie, le riuscisse d’avere un figlio da
Poro, gli si sdraiò accanto e rimase incin-
ta di Amore. Per la natura della madre
e del padre, Amore non è né povero né
ricco, e anche fra sapienza e ignoranza si
trova a metà strada, e per questa ragio-
ne è sempre alla ricerca. ...Chi sono allora
quelli che si applicano alla filosofia? Ma
lo vedrebbe anche un bambino che so-
no quelli a metà strada fra sapienza e
ignoranza. Chi non avverte d’essere in
difetto non aspira a ciò di cui non crede
d’aver bisogno».
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STORYTELLING
E ROLE PLAYING:
IL RUOLO CHIAVE
DELL’ESPERIENZA
La metodologia dello storytelling in
pedagogia consente di spiegare teorie e
concetti usando una logica di senso che
utilizza procedure narrative ed evoca
l’universo emozionale. Nei manuali delle
scuole elementari si fa largo ricorso alle
storie per illustrare i concetti. Forse in-
fluenzati dalle teorie dello sviluppo che
indicano nella fase operativa astratta e
formale l’evoluzione massima dell’intelli-
genza, ci siamo dimenticati che il narrare
è una forma di apprendimento efficace
anche in età adulta nel continuum del
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