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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 46
dimensioni dell’alterità su descritte di-
ventando di fatto nove forme di amore
che, se non comprese, possono com-
portare altrettante forme conflittuali a
livello interiore, interpersonale, sociale
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.
DALLA TEORIA ALLA
PRATICA
La mappa pedagogica fin qui de-
scritta teoricamente e a grandi linee,
ha un’applicabilità molto pratica. Essa
è una via che permette, lungo la strada,
di affinare varie e fondamentali qualità.
Ritengo, sulla base dell’esperienza fatta
sul campo, che tale percorso, possa di
fatto essere intrapreso sia utilizzando
esercizi di meditazione, sia con attività
differenti (giochi, attività teatrali, artisti-
che, di gruppo e di studio) modellate
sulla base dell’età che tengano conto
dei vari punti della mappa.
L’attività educativa per adulti, bambini
e adolescenti che propongo da un po’di
anni si sta sempre più definendo nella
direzione di sperimentare attivamente
quanto affermo. Da qualche anno noto
molti miglioramenti lavorando con gli
adulti e da quest’anno, ritornando un
po’ alle mie origini di formazione e ai
laboratori con i bambini e adolescenti,
sto cercando di sperimentare percorsi
per età differenti. Penso tuttavia che al
di là di percorsi specifici, sia fondamen-
tale che gli insegnanti e gli educatori
(in cui includo i genitori) acquisiscano
queste tre competenze di base con un
lavoro su di sé. Questo permetterebbe
ai genitori di creare relazioni più sane
in famiglia e agli insegnanti di seguire
il proprio programma senza perdere di
vista la missione educativa.
Quella missione che rende un inse-
gnante non sostituibile da una macchi-
na come descritto da una vecchia no-
vella di I. Asimov dal titolo“
Chissà come
si divertivano!
” Nel racconto, i bambini
del futuro studiano da soli davanti ad
un computer, perché se l’obiettivo è
ingerire il maggior numero di nozioni,
l’insegnante non serve, basta un com-
puter. Due di loro scoprono nella soffitta
della nonna che un tempo era esistita
la scuola: un luogo dove più bambini
con un insegnante umano si trovavano
per imparare insieme ed iniziano a fan-
tasticare su come doveva essere bello
e divertente quel luogo.
Mi piacerebbe che la scuola come
spazio di incontro con l’Altro potesse
superare l’esame del tempo, riuscen-
do a lasciar fluire i vecchi modelli ed
aprendosi alle nuove esigenze del reale.
Penso che se riuscisse a superare l’attac-
camento verso un modello obsoleto, fi-
glio di una cultura patriarcale al tramon-
to, diventerebbe molto più resiliente,
con meno dispersione scolastica. E se
riuscisse a formarsi nel suo interno e a
formare a queste profonde competenze,
avrebbe centrato l’obiettivo di educare
non ad essere in qualche modo: buoni,
bravi, belli, agendo sulla repressione di
parti che diventano inascoltate, represse
e pronte a reagire, ma semplicemen-
te ad essere profondamente ciò che
siamo, qui ed ora. Con la fiducia ed il
sapere profondo che l’essere è amore
ed educare ad essere significa educare
ad amare.
Elisabetta Damianis
Sociologa e counselor trainer
Direttrice scuola di counseling Gemino
Gorizia
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