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ORIENTAMENTO E società
Il primo è la componente
partecipativa-
deliberativa
, cioè l’attenzione alla pluralità
dei contributi e la conseguente ridefini-
zione di prassi e ruoli nella realizzazione
del piano. La pianificazione propone e
governa un cambiamento della realtà
esistente che trova la sua legittimazione
nelle procedure politico-amministrative
e tecniche di redazione, di approvazione
e di attuazione del piano. Questo per-
corso assicura la conformità dell’atto, ma
non garantisce una programmazione ap-
propriata, attuabile e sostenibile. Un im-
portante contributo in questa direzione
può essere offerto dall’inclusione delle
conoscenze, dei punti di vista e delle
aspettative dei soggetti che sono coin-
volti e operano nello specifico contesto,
compresi i
beneficiari
. Anche in fase di
attuazione, le competenze e le risorse dei
diversi attori sono utili per aumentare la
pertinenza e l’efficacia dell’azione pubbli-
ca, mantenendo l’attenzione per i diversi
interessi in campo e favorendo lo svilup-
po di iniziative private in sintonia con gli
obiettivi del piano. Per questo percorsi
partecipativi caratterizzano la maggio-
ranza dei piani urbanistici più recenti e si
stanno estendendo ai programmi sociali,
riconoscendo il ruolo centrale delle per-
sone e delle comunità nella definizione
di risposte adeguate alle loro esigenze. In
questa prospettiva, l’approccio ‘partecipa-
tivo’ perde la connotazione ideologica o
formale che spesso – purtroppo – lo ca-
ratterizza e concretizzandosi in percorsi,
da reinventare in ogni occasione, volti a
garantire l’apporto di tutti coloro che lo
possono offrire
6
.
Il secondo contributo è dato dalla com-
ponente
formativa
, da considerare come
obiettivo ultimo della pianificazione il raf-
forzamento della capacità di una comuni-
tà di costruirsi un futuro adeguato. Questo
risultato si raggiunge con la realizzazio-
ne delle opere e l’erogazione dei servizi
previsti dal piano, ma soprattutto con la
progressiva capitalizzazione delle cono-
scenze e delle competenze delle persone
e delle istituzioni coinvolte. L’essenza del
pianificare è data dal ricorso all’analisi, la
costruzione dei fondamenti logici dell’a-
zione
(rationale)
, l’attuazione e la riflessio-
ne sul percorso effettuato in relazione ai
suoi esiti e all’evoluzione dell’ambiente
operativo. Coincide in questo con la for-
mazione, quella necessità di dar forma, di
‘in-formare’ il senso della realtà (Laborit,
1982; Costa e Dal Fiore, 2005), che diviene
progressivamente patrimonio comune di
tutti gli attori.
Il terzo contributo dell’approccio stra-
tegico è la
governance
come strumento
di gestione della pianificazione. La
go-
vernance
è uno stile di amministrazione
caratterizzato dall’interazione tra l’ente
pubblico titolare di un mandato e altri
attori, attraverso la quale interessi diversi
possono essere conciliati per rispondere
a obiettivi comuni, dando vita ad azio-
ni basate sulla cooperazione. Si sviluppa
in antitesi al modello gerarchico, come
risposta alla frammentazione delle com-
petenze nella pubblica amministrazione,
al ruolo crescente dei cittadini, in vario
modo organizzati per rispondere alle esi-
genze della comunità, e alla necessità di
ricomporre i diversi pezzi di questo
puzzle
per garantire efficienza ed equità
7
. Intrin-
secamente legata alle precedenti, questa
componente impone all’ente pubblico di
rafforzare la propria funzione di regia e di
facilitazione (capacità di comunicare e
condividere obiettivi e visioni e di gestire
partenariati e reti in un’ottica di dialogo e
cooperazione)
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. Come effetto indiretto, la
relazione porta l’ente pubblico e gli altri
partner a ridefinire la propria identità e
legittimazione attorno agli specifici con-
tributi che offrono alla comunità, favo-
rendo un’evoluzione delle organizzazioni
coinvolte.
L’ultimo apporto, l’orientamento verso
un
welfare
di comunità, può essere consi-
derato un’estensione dell’approccio parte-
cipativo e un suo adattamento all’ambito
sociale. Un progetto di benessere che
richiede l’integrazione di due reti:
l
quella primaria, costituita dalla persona
o gruppo in difficoltà e dagli altri soggetti
che condividono con loro spazi e tempi di
vita (famiglie, amici, vicini, altri membri
della comunità locale individualmente
o in forme organizzate). L’interesse della
persona a star bene (condiviso da coloro