QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 43
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Il suo compito è garantire la costruzione
di una visione condivisa di futuro - attra-
verso percorsi inclusivi, che tenga conto
dei diversi interessi e punti di vista, anche
di quelli che hanno meno possibilità di
manifestarsi e di essere considerati
1
- e
catalizzare tutti i possibili contributi dei
soggetti presenti nell’ambiente operativo.
Il documento di piano
2
diviene lo stru-
mento per leggere il territorio, selezio-
nare le priorità di intervento, indirizzare
su queste le risorse pubbliche e favorire
l’apporto degli altri attori, pubblici e pri-
vati. Il primo ambito di applicazione del
piano è la gestione del territorio e dello
sviluppo urbano, con l’apporto di quella
visione integrata e di lungo periodo che
ben si addice a scelte destinate a incide-
re profondamente sull’evoluzione di una
comunità e del suo ambiente
3
.
Questa impostazione caratterizza oggi
i piani di diversi enti locali
4
e si è estesa
anche alle programmazioni settoriali,
in
primis
in campo sociale. Ciò non meravi-
glia, sia perché il sociale è molto presente
nei piani strategici delle città, data l’evi-
dente connessione tra politiche territo-
riali e benessere della comunità locale,
sia perché la complessità del contesto
operativo del
welfare
porta a considerare
la pianificazione strategica come uno dei
possibili strumenti per il rinnovamento
delle politiche di settore. Alcuni elementi
di pianificazione strategica sono presen-
ti in molte delle leggi quadro nazionali
per aree di intervento approvate negli
anni ‘90, in particolare quelle riguardanti
i minori (legge 285/1997) e le persone
con problemi di dipendenza da sostanze
(legge 45/1999), ma questo approccio si
afferma in ambito sociale con la legge
328/2000
Legge Quadro per la realizza-
zione del Sistema Integrato di Interventi e
Servizi Sociali
, che diviene il riferimento
di tutte le successive politiche di settore.
In particolare, l’art. 19 prevede che per
ciascun Ambito territoriale siano i Comuni
associati, d’intesa con le Aziende sani-
tarie a definire il Piano di zona volto a:
“favorire la formazione di sistemi locali di
intervento fondati su servizi e prestazioni
complementari e flessibili, stimolando in
particolare le risorse locali di solidarietà e
di auto-aiuto, nonché a responsabilizzare
i cittadini nella programmazione e nella
verifica dei servizi”. A questo fine il piano
individua gli obiettivi strategici e le prio-
rità di intervento, nonché gli strumenti
e i mezzi per la relativa realizzazione; le
forme di concertazione e di coordina-
mento con l’Azienda sanitaria locale e con
gli altri soggetti istituzionali interessati; le
modalità per la collaborazione dei servizi
territoriali con le organizzazioni operanti
nell’ambito della solidarietà sociale e con
gli altri soggetti della comunità locale.
Nella regione Friuli Venezia Giulia, la
legge 328/2000 ha trovato una prima ap-
plicazione con la predisposizione e rea-
lizzazione dei Piani di zona per il triennio
2006-2008, alla quale è seguita una lunga
fase di sospensione
5
in attesa della de-
finizione del
Piano regionale degli inter-
venti e dei servizi sociali
, previsto dalla LR
n. 6/2006. Pur in assenza di questo atto,
nel marzo del 2012 la Regione ha stabili-
to l’avvio di un secondo ciclo di Piani di
zona per il periodo di programmazione
2013-2015.
Nella delibera regionale la pianifica-
zione strategica viene confermata come
lo strumento per governare l’intervento
sociale e il suo ruolo è accresciuto, sia
per l’ampliamento degli obiettivi e della
platea dei potenziali beneficiari e attori,
sia per le innovazioni metodologiche in-
trodotte dalle nuove linee guida allegate
al documento.
L’APPROCCIO
STRATEGICO NELLA
PIANIFICAZIONE
SOCIALE
Prima di esaminare le modalità con le
quali i Piani di zona attuano l’approccio
strategico, è opportuno esplicitare quale
sia l’apporto specifico di questa forma di
pianificazione. Per ragioni di sintesi, ver-
ranno descritti quattro tra i contributi più
rilevanti, dei quali i primi tre trasversali an-
che agli altri settori e l’ultimo d’interesse,
in particolare, per l’ambito sociale.