quaderniORIENTAMENTO_43 - page 91

90
ORIENTAMENTO E società
I PIANI DI ZONA:
TRA
WELFARE
DI COMUNITÀ E
GOVERNANCE
SOCIALE
nente”, il “piano regolatore del sistema
integrato”.
Con quest’ultima definizione si indica
che, in analogia con il consolidato stru-
mento di pianificazione territoriale, il PDZ
considera e aspira a raccordare e ad armo-
nizzare tutti gli interventi pubblici e privati
sull’intero territorio di competenza e si
attua per parti ad opera di una pluralità
di soggetti attraverso progetti esistenti
e altri che andranno ad aggiungersi nel
periodo in cui è in vigore.
I macro obiettivi comuni (corredati dai
risultati attesi e dagli indicatori di risultato
per ciascun obiettivo) e le modalità per
gestire la partecipazione sono alcuni stru-
menti operativi che le linee guida regio-
nali forniscono per garantire l’assunzione
dell’approccio strategico in tutti i PDZ.
Queste indicazioni
9
apportano una cer-
ta rigidità alla programmazione locale,
fatto che è stato vissuto come limitante
la qualità del piano da molti operatori,
ma che ha facilitato il lavoro di quelli con
minor familiarità con questi percorsi nel
focalizzare l’attenzione sulla rilevanza
e sull’efficacia delle azioni proposte e
nell’impostare il processo deliberativo.
Le linee guida indicano con chiarezza la
struttura della
governance
e i diversi ruoli:
“da un lato i soggetti istituzionali sono
chiamati a operare in un’ottica di condi-
visione e cooperazione volta a sostenere
i processi di cittadinanza attiva, esplici-
tando in modo trasparente gli obiettivi
specifici che si intendono raggiungere
attraverso lo strumento del PDZ, d’altro la-
to i soggetti privati che intervengono nel
percorso di pianificazione e programma-
zione sono tenuti ad assumere un atteg-
giamento responsabile e costruttivo nella
consapevolezza di essere co-protagonisti
di decisioni e azioni”.
Il percorso partecipativo proposto dalle
linee guida è funzionale a questa visione
e si articola nei tre ambiti descritti nella
tabella 2.
I Piani di zona sono l’esperienza più ri-
levante di applicazione della program-
mazione strategica all’ambito sociale e
costituiscono un utile punto di partenza
per un’eventuale estensione di questo me-
todo ad altre politiche di
welfare
e del la-
voro in una
governance
sociale più ampia.
In particolare, si fa riferimento ai PDZ
2013-2015 in corso di attuazione nella
regione Friuli Venezia Giulia, ma alcune
considerazioni e indicazioni possono esse-
re estese anche agli altri contesti regionali.
Il Piano di zona è lo strumento previsto
dalla legge quadro 8 novembre 2000, n.
328, per governare le politiche sociali;
in particolare, ha il compito di declinare
a livello di ciascun Ambito distrettuale
gli obiettivi regionali e di programmare i
conseguenti progetti e servizi.
A questa logica top down si affianca
quella ‘dal basso’ con al centro i diversi
soggetti, chiamati a redigere un piano
rispondente alla domanda sociale e alle
risorse presenti in ogni singolo Ambito.
Il ruolo di regia è affidato agli organismi
individuati dalla Legge 328/2000 e dalla
Legge regionale 6/2006:
l
con funzione politico-amministrativa,
l’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito di-
strettuale in condivisione con la direzione
strategica dell’Azienda per i Servizi Sani-
tari (ASS),
l
con funzione tecnica,
in primis
l’Ufficio di
direzione e programmazione dei Servizi
sociali dei Comuni (SSC) e i Dipartimenti
dell’ASS interessati alla programmazio-
ne congiunta delle aree di integrazione
socio-sanitaria.
Le
Linee guida per la predisposizione del
Piano di zona
, allegate alla delibera della
Giunta regionale n. 458/2012, lo qualifi-
cano come “lo strumento strategico della
programmazione” di carattere “perma-
1...,81,82,83,84,85,86,87,88,89,90 92,93,94,95,96,97,98,99,100,101,...118
Powered by FlippingBook