QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 43
Tabella 2: Dimensioni della
partecipazione previste
dalle Linee guida per la
predisposizione del Piano di zona
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Dimensione
Mandato
Modalità
organizzativa
Composizione
Criterio di
inclusione
Concertazione
Definire obiettivi
generali e priorità
Assemblea
dei Sindaci,
eventualmente
allargata
Sindaci, con possibile
integrazione di attori
sociali organizzati
Rappresentanza di
interessi generali o di
categoria
Consultazione
Conoscere i bisogni e
le istanze
Far emergere gli
obiettivi specifici
Segnalare risorse e
proposte
Tavoli di
consultazione
SSC, soggetti
istituzionali,
organismi del privato
sociale, altri attori
Conoscenza dei
bisogni, delle istanze
e delle risorse della
comunità locale
Co-progettazione
Definire le modalità
attuative dei singoli
interventi e il ruolo dei
partner
Workshop di
progettazione
partecipativa
Soggetti pubblici e
privati interessati a
raggiungere specifici
obiettivi
Disponibilità
a contribuire
all’attuazione
Vi è, pertanto, una chiara distinzione di
ruoli e di funzioni all’interno del processo
partecipativo e tra questo E il processo
decisionale di cui è titolare l’Assemblea
dei Sindaci
10
.
Nella fase di stesura del PDZ, i tavoli di
consultazione sono la componente più
significativa del processo partecipativo-
deliberativo: è il momento del ‘dibattito
informato’, del confronto tra la lettura del
contesto sociale che risulta dalle analisi
tecniche e quella che emerge dal vissuto
degli attori locali, tra gli obiettivi priori-
tari per i Servizi e quelli sentiti da chi fa
parte di quella comunità. Le indicazioni
regionali offrono un riferimento chiaro e
sufficientemente dettagliato, lasciando
la definizione delle modalità attuative
ai singoli Ambiti. Se l’organizzazione del
percorso e la conduzione dei tavoli sono
professionali, quanto emerge da questo
confronto non può essere ignorato nella
fase decisionale e ha la possibilità di dare
un contributo determinante alla qualità
della pianificazione.
A suggellare il percorso, il PDZ appro-
vato dall’Assemblea dei Sindaci viene
sottoscritto da tutti i soggetti che si sono
impegnati ad apportare risorse proprie
attraverso un Accordo di programma e,
in molti casi, è stata opportunamente
richiesta un’adesione formale a tutte le
organizzazioni che hanno contribuito a
costruire il documento e che condivi-
dono il disegno e gli obiettivi del piano.
L’approccio partecipativo si mantiene
nella fase di attuazione del PDZ, quando
si realizza la parte preponderante dell’at-
tività di co-progettazione, si effettua il
monitoraggio, si attuano le azioni di va-
lutazione e di diffusione dell’informa-
zione, si redige il Programma attuativo
annuale (PAA).
Come era prevedibile, il processo non
ha raggiunto un analogo livello di inclu-
sione e di efficacia in tutte le dicianno-
ve aree, ma questa constatazione non
svaluta il lavoro complessivo, piuttosto
suggerisce che è importante rafforzare
le competenze di gestione dei soggetti
pubblici titolari in tutti gli interventi do-
ve l’approccio partecipativo ha un ruolo
rilevante
11
.
Da ultimo, le linee guida inquadrano
chiaramente i PDZ in una prospettiva di
welfare
di comunità, “dove l’assistenza e la
cura realizzate nella comunità dai servizi
strutturati devono coniugarsi all’assisten-
za, alla cura e all’impegno civico espressi
dai membri della stessa comunità”, rico-
noscendo che la persona in difficoltà e i
soggetti a lei più vicini possiedono risor-
se e capacità per fronteggiare la situazio-
ne e che l’intervento professionale ester-
no deve porsi l’obiettivo di valorizzarle e
integrarle efficacemente. La prospettiva