58
ORIENTAMENTO E SCUOLA
del ragazzo, bullo o vittima, ma nel com-
plesso sembra avere un effetto negativo:
favorisce l’isolamento della vittima e rin-
forza il comportamento prevaricatore del
bullo. Diversamente, la partecipazione all’e-
sperienza dei laboratori sembra avere un
effetto positivo per tutti i ragazzi: il numero
di chi si riconosce osservatore aumenta, ad
indicare una maggiore sensibilità a rilevare
determinati comportamenti; il numero di
bulli e vittime diminuisce.
I risultati hanno evidenziato un cambia-
mento prima/dopo, nella direzione attesa.
Era questo l’obiettivo dell’intervento pro-
posto. I laboratori hanno rappresentato
una novità, non solo i ragazzi sono stati
chiamati a partecipare ad attività diverse
da quelle curriculari, ma anche a relazio-
narsi tra loro in modo diverso. L’esperienza
fatta ha consentito loro di relazionarsi con i
compagni, tra pari, e con l’adulto, sia esso
l’artista che ha condotto e consentito la
realizzazione dei vari interventi, sia i loro
stessi insegnanti che hanno partecipato
con i ragazzi a queste attività.
Ciò ha scardinato i meccanismi consueti.
Alla vittima non è più consentito di iso-
larsi, ma deve partecipare alle attività di
gruppo. Il bullo non deva necessariamente
prevaricare e contrapporsi, ma è chiamato
a collaborare alle attività di gruppo. L’os-
servatore non può ignorare o restare in
disparte e tenersi fuori dalle dinamiche
relazionali dei pari, deve partecipare. Si
tratta di un’ipotesi interpretativa tutta da
verificare. Un interrogativo ancora senza
risposta è: riuscirebbero i ragazzi, anche
facendo attività diverse da quelle realiz-
zate con i laboratori, attraverso modalità
diverse di stare in gruppo, a vivere relazioni
più positive incentrate sulla cooperazione
e non sulla prevaricazione?
Per concludere, si è detto che il bullismo
è un problema globale, universale, con
prevalenze comparabili tra i vari contesti
geografici e culturali; non abbiamo inve-
ce un intervento unico da applicare; se
si esamina la letteratura si trovano molti
contributi diversi. Non è detto che uno
stesso intervento, in un contesto diverso,
produca gli stessi risultati, paradossalmente
può dare risultati profondamente diversi
da quelli attesi. Solo per fare un esempio,
il programma di intervento di Olweus (uno
dei primi che ha studiato il bullismo a scuo-
la, negli anni ottanta), in Scandinavia è sem-
pre stato replicato con successo, ma non
negli Stati Uniti. Solitamente si incontrano
diverse difficoltà nell’attivare programmi
per contrastare il bullismo, primo i costi.
Poi l’incertezza dei risultati, non sempre gli
interventi proposti portano al risultato at-
teso. Le posizioni differenti all’interno della
scuola, può capitare che non tutti i docenti
siano d’accordo a dover far qualcosa, non
sempre le famiglie aderiscono e danno il
loro consenso alla partecipazione dei figli
al progetto. Il tempo, appena sufficiente
allo svolgimento delle attività curriculari.
Solo per citarne alcuni.
Rispetto all’esperienza fatta in queste
scuole, nell’ambito del progetto di ricerca,
i costi sono stati fortemente contenuti, i
risultati preliminari sono stati incoraggianti
anche se andrebbero replicati su numeri
più grandi e fin dalle fasi iniziali, grazie alla
sensibilizzazione e all’attenzione per questi
problemi, c’è stata una buona adesione
degli insegnanti, dei dirigenti scolastici,
del personale non scolastico, delle famiglie
e dei ragazzi.
Il tempo rimane l’elemento critico. Si trat-
ta esclusivamente di una scelta. L’elemento
importante scaturito dalla lettura dei dati
raccolti è che in genere le esperienze che
facilitano una modalità relazionale diversa,
come potrebbe essere stata la collabora-
zione per la realizzazione di un progetto
artistico, contrastano le modalità relazionali
tipiche messe in atto dal bullo, diminuendo
la possibilità di prevaricazione, di isolamen-
to della vittima e di indifferenza o ritiro
dell’osservatore. Quindi si potrebbe pen-
sare e progettare una o tante esperienze
di questo tipo che possano avere queste
caratteristiche. Non dimentichiamo un altro
elemento importante, scaturito sempre
da questa esperienza, i ragazzi chiedono
l’intervento degli adulti, e non l’intervento
di routine, ma una presenza adulta che
interagisca con i ragazzi, siano essi bulli,
vittime o osservatori, avvalendosi di mo-
dalità diverse.
La battaglia contro il bullismo si può
quindi combattere, ce l’hanno detto i da-
ti, anche se è costata tempo, lavoro e im-