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ORIENTAMENTO E SCUOLA
IL FENOMENO DEL
BULLISMO NELLE
SCUOLE SECONDARIE
DI I GRADO
IL RUOLO DELL’ ADULTO
Eva Mazzotti
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INTRODUZIONE
“Esiste il fenomeno del bullismo nelle no-
stre realtà scolastiche?”
Intorno a questo
interrogativo, posto da alcuni docenti e
da un dirigente scolastico, prende avvio
nel 2007 un progetto di ricerca-intervento,
triennale, condotto dagli operatori dell’am-
bito Socio Assistenziale 6.4 del Comune di
Maniago. Dal confronto iniziale con molti
degli insegnanti delle scuole medie erano
emerse due posizioni contrastanti. Da un
lato, c’era chi sosteneva che il fenomeno
del bullismo non fosse presente, anche
per le caratteristiche geo-sociali del terri-
torio costituito da nuclei urbani di piccole
dimensioni, scuole con un numero ridotto
di studenti, diffuso controllo sociale; dall’al-
tro, c’era chi considerava la propria realtà
sovrapponibile a quella di altri contesti
italiani, in parte per il ruolo dei mezzi me-
diatici. Il punto di incontro è stato decidere
di misurare, con questionari autosommi-
nistrati, la presenza del fenomeno in tutte
le scuole del territorio.
Inizialmente, attraverso gli operatori so-
cio assistenziali coinvolti nel Progetto, si è
lavorato sul significato della parola “bul-
lismo” per arrivare a condividerne una
definizione con dirigenti scolastici, inse-
gnanti, operatori della scuola e studenti.
Con questo termine si identificano azioni
diverse: di bullismo fisico, verbale, socia-
le e cibernetico o elettronico. Per essere
tali devono presentare tre caratteristiche.
La prevaricazione è caratterizzata da
in-
tenzionalità
, le azioni non avvengono per
caso, c’è la volontà di procurare un danno
all’altro, di metterlo a disagio;
ripetitività
,
non si tratta di episodi isolati, ma agiti in
modo ripetuto contro lo stesso soggetto
e non si interrompono neanche quando
risulta evidente la sofferenza della vittima;
squilibrio di potere o asimmetria
, il bullo
ha una qualche forma di potere sulla vit-
tima, può essere più grosso, più alto, più
grande di età, e anche la vittima ha qual-
che caratteristica che la rende esposta alla
vittimizzazione.
Per fare un esempio esaminiamo un caso
di cronaca riportato da un quotidiano na-
zionale
2
: “
Studente gay si suicida a Roma:
quando facebook si trasforma in killer. È
stata aperta un inchiesta sul suicidio di un
ragazzo di 15 anni che, ripetutamente deri-
so su facebook, si è ucciso nella sua casa di
Roma sud, impiccandosi con una sciarpa.
Il giovane indossava jeans rosa, aveva la
frangetta, si truccava e martedì mattina
si era messo anche lo smalto, eccentrico e
simpatico, un modo di essere che forse non
andava bene a qualche suo compagno di
scuola, perché come accadeva da qualche
mese, lo scherniva continuamente, battute
forti anche sgradevoli, che hanno lasciato
probabilmente il segno”.
È facile riconosce-
re asimmetria, ripetitività e intenzionalità.
I dati nazionali e internazionali concor-
dano nel sottolineare che il bullismo è un
fenomeno sempre esistito, non è connesso
ai cambiamenti di costume o di
educa-
zione, è una modalità relazionale indipen-
I
Il bullismo è un problema
globale, universale, con
prevalenze comparabili
tra i vari contesti
geografici e culturali;
non abbiamo invece
un intervento unico da
applicare