PROFILO DEL PITTORE UGO CANCI MAGNANO
La figura alta, i capelli candidi, la fronte solcata da rughe, gli occhi scuri, mobili, profon-
di, ricchi di curiosità e di una forza dolce e cordiale.
Sono le prime parole, del saggio pubblicato sulla monografia del 1987, con cui il critico
Licio Damiani sintetizza la figura del nostro artista negli ultimi anni della sua vita, con-
clusasi a soli 63 anni nell’aprile del 1981.
Ugo Canci era nato nel marzo del 1918 da umile famiglia, nella casa paterna sul pendio
collinare di Magnano in Riviera, piccolo e suggestivo luogo friulano, tanto amato e vissu-
to, per cui tutte le opere dell’artista sono firmate con il nome del paese natale.
Fin da giovanissimo lavora in campagna e studia nel poco tempo libero, fino a raggiun-
gere da privatista il diploma magistrale.
La passione per l’insegnamento, secondo criteri didattici aggiornati e sulla base della cul-
tura materiale, si coniuga in tutta la sua vita con la pittura: in entrambe le professioni, ci
dice lo stesso autore, “attività manuale e intellettuale sono sempre state inscindibili per
me e mi hanno entrambe salvato come uomo e come artista”.
La produzione artistica di Canci Magnano percorre con autonoma sensibilità le tendenze
ed i movimenti che, alla fine degli anni ’30, ma soprattutto nel dopoguerra, hanno carat-
terizzato la cultura figurativa italiana, con peculiari istanze friulane. Pertanto le sue pre-
gnanti opere sono entrate di diritto, ma con autonoma sensibilità, nel movimento neorea-
lista in cui operavano prestigiosi artisti come Anzil e Zigaina. Un autentico sguardo rea-
lista accompagna per decenni l’opera di Canci, che trasmette umana partecipazione ai
soggetti rappresentati: ritratti di donne e contadini, muratori, emigranti; le case dei borghi
chiuse in se stesse come difesa e come prigione, innumerevoli paesaggi friulani, con i
campi e le montagne talvolta magri e spogli, ma con i colori pulsanti di ogni stagione.
Rispetto ad altri pittori del realismo, lo stile di Canci si è affermato per la forza del colore
e per la stesura densa e corposa, che attribuiscono alle sue opere una sorta di epicità.
Canci Magnano ha intrapreso diversi viaggi nell’ultimo decennio della vita (Dalmazia,
Grecia, Parigi, Monaco di Baviera), ma specialmente durante la visita in Bretagna e nella
Camargue ha realizzato una serie di opere che si affiancano per qualità alla “stagione
friulana”.
È indicativo come la costante poetica del nostro artista si possa dedurre da un pensiero
del lontano 1949 espresso, per la sua prima importante esposizione, dal critico Arturo
Manzano:
Questa sera si chiude la personale del pittore Canci Magnano allestita nei locali del
Circolo Artistico Friulano. Dirò subito ch’essa è la più commossa e toccante mostra di questa sta-
gione: un folto gruppo di opere strettamente legate l’una all’altra dal prezioso e misterioso filo di
un sentimento finalmente vero, finalmente schietto, finalmente vergine. È un sentimento intriso di
tristezza, di malinconia, di solitudine, di silenzio: il sentimento dell’anima di un asceta che cerca
la consolazione nelle cose sconsolate dette dagli oggetti più semplici e più umili, quelli francescana-
mente vestiti di una devozione, di un affetto, di un amore castigato e solo, che è nella vita vera ma
che è anche sconosciuto, inafferrabile...
Testo e immagini a cura di Riccardo Toffoletti
Si ringrazia la signora Maria De Stefano Canci per aver concesso la pubblicazione delle opere.