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PROFILO DEL PITTORE ANZIL
Giovanni Toffolo, in arte Anzil, nasce nel 1911 a Monaco di
Baviera in una famiglia di emigranti friulani; rientra nel 1916 per
stabilirsi a Tarcento in provincia di Udine. Anzil inizia a dipinge-
re poco prima dei trent’anni, in parte stimolato dall’artista cado-
rino Fiorenzo Tomea, quando si incontrano durante il servizio
militare e nasce una lunga amicizia. Le prime opere, specialmen-
te ritratti e nature morte, si collocano nella tradizione figurativa
del tempo, ma con autonoma resa cromatica.
La guerra con le sue tragedie e, dentro di esse, l’eroico riscatto
della Resistenza, spostano l’osservazione umana e pittorica di
Anzil. Ne scaturisce una stagione nuova che lo colloca entro il
Neorealismo, anche se il suo contributo a tale movimento artisti-
co si esprime con stilemi diversificati da quelli ufficiali, perché
“anche quando è parso avvicinarsi alla lezione stilistica di qual-
che gruppo o scuola lo ha fatto da irregolare, da non allineato, da
vero poeta del colore” (Marco Goldin). Sotto la propulsione degli
eventi e lo sprigionarsi della memoria, per un decennio Anzil
produce opere di grande passione civile, che danno volto e
dignità agli esclusi, agli sfruttati, ai diseredati, agli sconfitti: Dopo
la fucilazione, La famiglia del licenziato, Emigranti, Memorie della Resistenza,
Storie del Polesine, Marcinelle.
Il viaggio della pittura anziliana attraversa diverse fasi; nasce il periodo dei
paesaggi friulani, talvolta luminosi di neve, talvolta intensi o “nordici”. Lo stile
poi si trasforma, si frantuma, diventa allusivo e materico, fino alla breve ma
significativa attenzione per l’informale. Negli anni Settanta affiora la fase degli
Incontri, dove il paesaggio resta sullo sfondo, perché coperto e popolato da una
miriade di personaggi cheAnzil immerge in colori dominanti, squillanti, oppu-
re ombrosi. Si serve di questa moltitudine per indicare i dolorosi percorsi del-
l’esistenza, spesso immersa nelle ambizioni, ma costretta fra destino e morte. É
breve e conseguente il passaggio fra queste immagini e le opere che il pittore
produce fra il 1986 e il 1988: una pregnante indagine visiva condotta sulla
“Divina Commedia” di Dante Alighieri.
Gli autoritratti, che l’artista aveva sperimentato nelle varie stagioni della sua
pittura, si ripresentano alla fine della vita; sono emergenze di pensiero, appari-
zioni che resteranno come simbolo e presenza di uno dei principali artisti del
Novecento.
Anzil ha esposto da protagonista in prestigiose esposizioni personali e colletti-
ve, tra le quali: le Biennali di Venezia e Berlino, la Quadriennale di Roma, le
“Mostre della pittura italiana” a Caracas e Bucarest, nei Musei della Germania,
la mostra “Momenti del Realismo” di Jesolo, il Premio Suzzara, il Premio
Michetti, il Premio Marzotto, le Biennali Trivenete di Padova, Tarcento e
Portogruaro, la rassegna “Arte e mondo contadino” di Torino. Sulla sua opera
hanno scritto: Pier Paolo Pasolini, Mario De Micheli, Giuseppe Marchiori,
Mario Cerroni, Elio Bartolini, Amedeo Giacomini, Licio Damiani, Luciano
Morandini, Tito Maniacco, Giancarlo Pauletto.
Nell’anno 2000, si spegne a Tarcento la sua forte avventura artistica e umana.
Riccardo Toffoletti
Anzil,
Autoritratto con fiore
, olio su tavola,
anni ‘70.
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