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stabilizzare al loro interno il fatto
che si cambi in continuazione, il fat-
to che le azioni cessino di ripetersi
con la forza dei rituali e cambino
adattandosi al problema. Potrem-
mo chiamarlo anche un meta-ritua-
le, il meta-rituale della creatività.
Si può fare, perché negli ultimi de-
cenni si è fatta strada una grande
novità concettuale: la nozione di in-
stabilità dinamica o, con termine
più espressivo e divulgato, di caos.
Ma lungi dall'essere pura fonte di
disordine e di imprevedibilità, il
caos obbedisce a regole, regole di ti-
po nuovo, che abbracciano la pro-
babilità e l'irreversibilità e che quin-
di si possono chiamare ‘leggi di na-
tura’ solo a patto di ampliare il con-
cetto stesso di legge. La nuova
scienza che così si profilerebbe non
parlerebbe più solamente di leggi
prescrittive, ma anche di eventi
possibili
unici e irripetibili
, e non
sarebbe più costretta a negare l'in-
sorgere del nuovo e i fenomeni
creativi (compresi quelli della men-
te umana) in nome di un'indefinita
ripetizione sempre uguale a se stes-
sa. (I. Prigogine,
Le leggi del Caos
,
Laterza,1993)
E siamo quindi alle nuove leggi.
Leggi che non stabiliscono che fa-
re, ma in quale modo rispondere
alla domanda “che fare?” E i modi
possono essere eventi irripetibili e
unici.
Siamo di fronte, in tale caso, a un si-
stema che per sue leggi interne non
può diventare rituale! (Certo: può
ritualizzare la non ritualizzazione.
L’abbiamo chiamato meta-rituale)
Perché diamo importanza a queste
aperture? Perché affermare che si
sta andando verso leggi dell’unicità
ci pare così importante? Perché la
scuola, nella sua profonda crisi è
giunta ad esprimere questo biso-
INSEGNARE E APPRENDERE NEGOZIANDO
8
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
24
Carlo Bevilacqua,
Cantori della croce di legno,
1974.
1,2,3,4,5,6,7 9,10,11,12,13,14,15,16,17,18,...81
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