modelli che appaiono non pensabi-
li, per es. le equazioni che illustrano
le teorie atomiche non consentono
di “vedere” la forma dell’atomo o
delle singole particelle, le particelle
vengono “poste lì” quando lo scien-
ziato si trova di fronte al bisogno
matematico di introdurvele. La par-
ticella così “ inventata” permette la
ricomposizione di una equazione.
Siamo di fronte ad altro tipo di pen-
sabilità: la pensabilità matematica.
Così non accade però col modello
dialogico: infatti il paradosso nel
quale ci si imbatte è che, una volta
liberati dal bolo comunicativo, sia
l’
emittente
che il
ricevente
divengono
espressioni del “testo”. Stiamo co-
minciando a contare molto poco,
come individui, è questa la cosa che
ci riesce difficile accettare e che pro-
prio non ci piace.
Siamo così di fronte a un difficile
modello della comunicazione, diffi-
cile e strano. Com’era comodo quel-
lo vecchio! Se voglio comunicare
qualcosa a qualcuno, se voglio ne-
goziare qualcosa con qualcuno, oc-
corre che l’altro riceva. Riceva per
un istante, per frazioni di un istan-
te, ma riceva! Ora tutto questo di-
venta inafferrabile, sfugge come
sabbia fra le dita.
Il modello funziona, svolge i propri
compiti, ma ci spaventa. Dovrem-
mo riuscire a vederne altri aspetti,
tranquillizzanti, riposanti, amici.
Potremmo per esempio trovare un
modello piacevole di relazione fra
persone nel quale ci sia solo la fun-
zione comunicante e non la funzio-
ne ricevente. Le persone così esiste-
rebbero ancora, pur evitando il
ping pong.
Entità solo emittenti: si potrebbe
trovare un buona analogia in una
realtà corale. Ma anche il coro si au-
toascolta.
Ciò che vi accade è simile a quanto
accade in noi quando parliamo: pro-
nunciamo le nostre parole e le ag-
giustiamo osservando come vengo-
no accolte, ma anche ascoltandole.
L’impressione che se ne riceve è che,
inframmezzato al comunicare, c’è
ancora un ricevere. Non se ne esce.
Ma pensiamo, allora, al fatto che sia-
mo davanti a rappresentazioni e che
semplicemente le polarità riceven-
te/emittente descrivono un modello
che per lungo tempo ha reso com-
prensibile il fenomeno della comuni-
cazione. È chiaro che non riusciamo
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e scuola
Carlo Bevilacqua,
Finestre sul mondo,
1956.