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Libri • la recensione
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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sci i contenuti inconsci svolgendo
così una funzione di mediatrice che
evidenzia quella che da Jung è de-
nominata trascendente che si evi-
denzia all’interno della psiche indivi-
duale. Essa può essere intesa come
quella funzione psichica che riesce
a mediare la realtà conscia e quel-
la inconscia in quanto riunisce i poli
opposti, conflittuali della psiche che
si pongono tra l’Io e le immagini sim-
boliche emergenti dall’inconscio. Il
linguaggio di tale mediazione è il
simbolo il quale è in grado di inte-
grare nella coscienza dei contenuti
psichici nuovi. Tale funzione è chia-
mata trascendente non perché è
metafisica, ma perché attraverso di
essa si opera la trasformazione, la
crescita psichica individuale. Essa
emerge non solo nei sogni, ma an-
che durante l’analisi. L’evidenza dei
contenuti inconsci emerge per Jung
anche nella figura del Zarathustra
nietzeschiano, come immagine in-
conscia di ciò che il filosofo tedesco
avrebbe voluto essere.
Attraverso l’analisi dei pazienti,
emerge come la natura dell’incon-
scio sia finalistica ovvero porti ad
una meta che risulta essere la cono-
scenza di Sé, il raggiungimento di un
Selbst autonomo, di un terzo termi-
ne che è il prodotto della funzione
mediatrice o trascendente e che
guida il processo individuativo. Inol-
tre attraverso il sogno che conduce
alla parte occulta della nostra psi-
che, Jung ha potuto riscontrare l’e-
sistenza di un inconscio non perso-
nale che egli definisce collettivo.
Scoperta che, oltre a segnare un ul-
teriore rottura con Freud, costituisce
un’importante innovazione. Questo
inconscio infatti è comune a tutti gli
uomini di qualsiasi tempo quasi a
costituire una sorta di patrimonio
genetico psichico. In esso risiedono
delle idee primordiali simili all’eido-
lon platonico, che Jung chiama ar-
chetipi, e che facilmente si rendono
visibili, ma non si esauriscono, ad
esempio, attraverso la creazione ar-
tistica e i simboli.
E’analizzando l’archetipo dell’eroe,
dell’uomo assolutamente prefetto,
che Jung giunge alla teoria dei tipi
psicologici che si basa essenzial-
mente sulla definizione di due tipi
fondamentali o modelli di atteggia-
mento: l’introversione e l’estroversio-
ne che determinano le modalità di
comportamento nei confronti della
vita. L’introverso è colui che con-
centra il suo interesse sui processi
psichici interiori, al contrario dell’e-
stroverso il cui interesse si concentra
su un oggetto esterno. Questa tipo-
logia non è riduttiva, ma è psico-di-
namica in quanto completata dalle
quattro funzioni psichiche due delle
quali vengono considerate raziona-
li, l’intelletto e il sentimento, e due ir-
razionali, la sensazione e l’intuizione.
La prevalenza di una o dell’altra
delle funzioni correlata alla preva-
lenza dell’uno o dell’altro dei tipi
d’atteggiamento determina le mo-
dalità di orientamento individuale
nella vita e il diverso, se necessario,
approccio terapeutico.
Nel corso delle lezioni Jung raccon-
ta l’incontro interiore con quel com-
plesso di fattori psichici che egli ha
demoninato Anima. Anima è quella
componente femminile che in Jung
si manifestò in vari modi, soprattutto
a seguito della rottura con Freud,
nella figura di miss Miller, una sua pa-
ziente, nel suo interesse per i sogni e
i fenomeni psichici. E proprio un so-
gno gli è chiarificatore e che è col-
legato alle figure di Elia e Salomè.
Elia è la personificazione dell’ele-
mento cognitivo, della razionalità,
del pensiero, del Logos, mentre Sa-
lomè personifica l’Anima cieca in
quanto non vede le operazioni del-
l’inconscio sebbene la sua funzione
sia quella di doverlo collegare con il
conscio. Quanto alle funzioni psichi-
che, ella corrisponde al sentimento.
Ecco perché Elia e Salomè sono
una coppia di opposti per cui Elia, il
vecchio saggio, compensa, nell’in-
conscio dell’uomo, le seduzioni di
Salomè.
Ecco allora prospettarsi la teoria
dell’Anima e dell’Animus come figu-
re controsessuali insite nella psiche
umana che svolgono la funzione
compensatrice di collegamento tra
la coscienza individuale e l’incon-
scio collettivo. Nonostante la tenta-
zione di ipostatizzare, di personifica-
re la nozione di Anima/Animus, Jung
ha sempre insistito sulla loro funzione
di ponte o porta alle immagini del-
l’inconscio collettivo e della neces-
sità di interiorizzarli e di integrarli nel-
la personalità individuale. Secondo
Jung, l’Anima corrisponde all’imma-
gine innata della donna nell’uomo,
così come l’Animus a quello dell’
uomo per la donna. L’Anima si ma-
nifesta tramite rappresentazioni e
immagini legate alla sfera affettiva
dell’uomo, mentre l’Animus è colle-
gato alla vita mentale e spirituale
della donna. Essendo quest’imma-
gine inconscia, può essere proietta-
ta su una persona concreta come,
ad esempio, quella amata. Per
comprendere pienamente la figura
dell’Anima che contiene in sé gli
opposti in quanto può manifestarsi
come positiva o negativa a secon-
da dell’opposto atteggiamento nei
confronti della donna reale, Jung
utilizza degli esempi letterari. Nell’ul-
tima parte del Seminario, viene
analizzato il simbolismo presente nel
romanzo di Lei di H. Rider Haggard,
L’Atlantide di Pierre Benoit, e The Evil
Vineyard di Marie Hay. Tutto ciò per
far comprendere ai partecipanti,
come a chi leggerà questo testo,
come sia necessario raggiungere il
Sé, ovvero la totalità o la somma dei
processi consci ed inconsci che si di-
stingue dall’Ego il quale non è in
contatto con il lato inconscio della
personalità. Mediante il contatto
con l’Anima/Animus, ogni individuo
ha la possibilità di raggiungere il Sé
e così può comunicare con quelle
immagini ancestrali che sono in lui
insite e che gli trasmettono un senso
di immortalità.
Teresa Tonchia
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