Libri • la recensione
Edizioni Scientifiche Magi,
Roma, 2003, pp. 258,
U
20,00.
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
■
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Il volume raccoglie la traduzione ita-
liana di un Seminario tenuto dallo
psicanalista svizzero Carl Gustav
Jung nel 1925, anno per Jung impor-
tante in quanto festeggiava i suoi
cinquant’anni. Le lezioni del semina-
rio che si sono articolate e sono sta-
te svolte durante la primavera e l’e-
state di quell’anno, sono rivolte ad
un pubblico internazionale e per
questo sono state tenute in lingua
inglese. Come partecipanti sono in-
tervenuti non solo professionisti e
colleghi dello stesso Jung, ma an-
che letterati e suoi pazienti. Lo sco-
po del seminario era quello di divul-
gare le idee junghiane sia in Europa
che oltre oceano. Le lezioni sono di-
namiche e vivaci in quanto sono
sempre seguite da un dibattito, da
una discussione per cui la lettura del
volume coinvolge il lettore anche
se, talvolta, non è sempre immedia-
tamente comprensibile il pensiero
dell’autore ai non addetti ai lavori.
E’ la forma dialogica che in questi
casi permette di coglierne il signifi-
cato altrimenti oscuro ed apparen-
temente irraggiungibile attraverso
la lettura del testo junghiano.
Il volume è interessante in quanto
chiarifica le tematiche principali
inerenti alla psicologia analitica e ai
suoi contenuti che abbracciano un
campo talmente vasto da dover es-
sere contestualizzato. Non bisogna
dimenticare che Jung aveva co-
struito questa sua teoria innovativa
distaccandosi da quella freudiana
prevalente. Teoria che lo costrinse a
sacrificare la relazione con Freud e
ad isolarsi, di conseguenza, dalla
carriera accademica. Questo mo-
mento fu necessario, però, per il suo
«incontro con l’inconscio» che con-
dusse Jung a rapportarsi in maniera
personale a tale concetto. Per que-
sto non mancano, all’interno del Se-
minario, riferimenti alla sua esperien-
za personale che corrispondono al
suo processo individuativo, ovvero
al processo di presa di coscienza di
sé, come, ad esempio, la morte del-
la madre. Questo evento è impor-
tante come era già evidente nel te-
sto Ricordi, sogni e riflessioni, in
quanto inerisce non soltanto al con-
cetto di Anima, ma anche all’evolu-
zione psichica dei primi anni di vita.
Da essa emergono le definizioni del-
le personalità che non sono legate
essenzialmente al materiale eredita-
rio-personale.
Il punto di partenza del Seminario è
l’analisi del concetto di inconscio
ovvero di quei processi psichici non
coscienti e non riferibili all’Io in mo-
do percettibile. L’idea di Jung sul-
l’inconscio non ha solo un’origine
teorica sorta e supportata dalla let-
tura di Schopenhauer e di von Hart-
mann, ma è correlata ad una caso
concreto, all’esperienza: è il caso
clinico di una ragazza sonnambula
che si rivelò essere una medium. Il
raggiungimento di questo particola-
re status dimostra, secondo Jung,
che il materiale inconscio fluisce en-
tro modelli prestabiliti. Modelli che si
possono rendere manifesti soltanto,
appunto, in particolari situazioni
quando cioè il controllo della co-
scienza è nullo. In questo periodo di
confronto con l’inconscio, Jung si in-
teressa di spiritismo, di filosofia, di let-
teratura per cercare una conferma
a fondamento delle sue intuizioni. E’
stato in particolar modo aiutato dal-
la teoria di Kant sui limiti della cono-
scenza che gli fornì utili criteri episte-
mologici. Seguendo Kant, Jung ritie-
ne che la conoscenza riguardi solo
gli oggetti fenomenici del mondo.
Ma questo mondo fisico e psichico
è riflesso, proiezione di un’altra
realtà. La realtà noumenica di Kant
che è il nocciolo essenziale dell’uni-
verso, inaccessibile alla conoscenza
e che Jung chiama archetipi.
E’ necessario sottolineare che tutto il
materiale da lui analizzato lo porta-
va a rilevare la naturale confluenza
dei contrari. L’idea della coppie de-
gli opposti è antica e talvolta com-
pare come legge dell’enantiodro-
mia, ovvero nella tendenza di ogni
fattore psichico a trasformarsi nel
proprio opposto al fine di progredire
ad un più alto sviluppo psicologico.
In tal caso diventa un principio euri-
stico, insomma di comprensione
della realtà come ben esprime il
simbolo del Tao, ove i principi oppo-
sti sono rappresentati da settori a
spirale di un cerchio colorati di bian-
co e nero. Essi vengono intesi rispet-
tivamente come principio maschile
e femminile. Inoltre la porzione bian-
ca contiene in sé una macchia ne-
ra, mentre quella nera una bianca.
L’inconscio allora si contrappone al
conscio, alla coscienza ma non è
privo di significato perché, per Jung,
“possiede una mente”. Quest’affer-
mazione è supportata dall’analisi
dei sogni in cui emergono delle im-
magini che costituiscono un mate-
riale simbolico significativo in quan-
to scaturiscono dall’inconscio e
hanno una funzione compensativa
della personalità soprattutto quando
l’atteggiamento cosciente è unila-
terale. La patologia ne offre nume-
rosi esempi che, in questa sede, è
inutile analizzare. Certamente l’at-
teggiamento che “prende sul serio”
ciò che emerge dall’inconscio co-
stituisce una delle caratteristiche
della psicologia analitica e il suo
nuovo atteggiamento terapeutico.
Per questo è possibile spiegare i fe-
nomeni inconsci delle psicosi. L’a-
nalisi ha la possibilità di rendere con-
Carl Gustav Jung
PSICOLOGIA ANALITICA