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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 51
aiutare gli adulti a viveremeglio. Qualcu-
no potrebbe dire che queste attività non
formali sono ponti verso l’educazione
formale o verso il mercato del lavoro.
Spesso lo sono, ma non necessariamen-
te. Le attività di apprendimento aperto
dovrebbero essere piuttosto diverse
da quelle del sistema formale. Dovreb-
bero essere studiate sulla base degli
interessi e necessità degli adulti che vi
partecipano.
È una grande sfida. Nel sistema for-
male i discenti si adattano al corso che
frequentano. Il corso non sarà diverso se
lo frequentano Pietro o Luisa. Nell’edu-
cazione non formale avviene l’opposto:
le attività saranno diverse a seconda
delle persone che vi partecipano. Si-
ano anziani o immigrati, disoccupati
o casalinghe, ecc. Se sono immigrati
dobbiamo esser coscienti del fatto che
ci sono delle forti diversità, tra loro e noi,
ma anche tra di loro. Siccome lo scopo
delle attività è di aiutare le persone coin-
volte, dobbiamo spenderemolto tempo
per scoprire che tipo di persone sono,
quali sono i loro bisogni, e quali i loro
interessi, prima di strutturare le bozze
delle attività!
Nell’educazione formale lo scopo dei
corsi è da ricercarsi all’esterno dell’am-
biente educativo, mentre nell’educazio-
ne non formale lo scopo delle attività
non è astratto o esterno, ma deve essere
concretamente in relazione alle perso-
ne, donne e uomini del gruppo, e deve
basarsi sui loro effettivi bisogni.
Ecco perché è difficile e problematico
definire questo nuovo sistema, o defi-
nire una serie di metodi pedagogici e
didattici precisi. I principi di questa at-
tività non possono essere definiti dall’e-
sterno, ma solo dall’interno ed a stretto
contatto con i discenti. D’altra parte è
possibile pensare alcune linee guida per
i processi formativi e per le attività di
apprendimento, ma questa linee guida
devono stare su un altro livello rispet-
to ai sistemi pedagogici dettagliati del
sistema formale. Le istruzioni devono
lasciare posto all’ispirazione.
Anche se qualcuno dovesse decidere
di sviluppare la pedagogia del sistema
non formale, molti formatori lo trovereb-
bero piuttosto inutile nella loro pratica
quotidiana. Tuttavia si può capire che
questa “decostruzione” di saldi principi
può causare molta frustrazione tra gli
insegnanti abituati al sistema formale.
Questa è una delle più grandi sfide del
progetto di educazione non formale:
non è solo l’allievo che deve essere ar-
ricchito, ma anche i formatori e l’orga-
nizzazione educativa.
Arricchire i discenti
adulti significa anche arricchire i formatori
e le organizzazioni
.
Ci vorrà però spirito innovativo ed
intraprendenza: i formatori e le loro or-
ganizzazioni devono fortemente voler
sperimentare.
Gli insegnanti
nel sistema non
formale
Il settore in cui più grande è la dif-
ferenza tra l’istruzione formale e quel-
la non formale è nella selezione e nel
ruolo degli insegnanti. Tanto è rigido e
burocratizzato il primo, tanto è flessibile
e libero il secondo. Ma il più grande di-
vario è nel ruolo dei docenti-formatori
in relazione all’allievo. Nel sistema for-
male si parla, non a caso, di docente,
nel sistema non formale di formatore.
La diversità non è semplicemente termi-
nologica, ma di contenuti. Nel sistema
formale prevale il concetto scolastico
dell’insegnante che deve svolgere un
programma uguale per tutti gli allievi,
indipendentemente dal background
e dai bisogni di questi ultimi. È quindi
l’allievo che si deve adeguare ai metodi
e ai contenuti, nel sistema non formale
è l’opposto. Nel sistema formale la se-
lezione della classe insegnante avviene
secondo leggi statali; è richiesta una
laurea specialistica con valore legale,
dopodiché bisogna partecipare a con-
corsi selettivi e quindi non è prevista
una formazione specifica per l’educa-
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