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ORIENTAMENTO
Un’idea, questa, tutto sommato non
lontana dal pensiero di un importante
filosofo italiano come Benedetto Croce.
Il quale, infatti, teorizzava che l’espres-
sione artistica non consiste nell’aspetto
pratico e strumentale di tale attività (co-
me, per esempio, scolpire un blocco di
marmo o dipingere una tela), ma coin-
cide invece con l’atto intuitivo avulso
da qualsiasi tecnicalità.
È noto come il celebrato pensatore
di Pescasseroli tenesse in scarsa consi-
derazione l’impresa-tecnico-scientifica
e la sua dimensione laboratoriale. A suo
modo di vedere le teoria scientifiche
avevano una dignità pari alle “ricette da
cucina”. E non fece eccezione quando,
nel suo
La natura come storia da noi
scritta
(1939), sostenne che la teoria
dell’evoluzione naturale di Charles R.
Darwin “
non solo non vivifica l’intellet-
to, ma mortifica l’animo, il quale alla
storia chiede la nobile visione delle lotte
umane e nuovo alimento all’entusia-
smo morale, e riceve invece l’immagi-
ne di fantastiche origini animalesche
e meccaniche dell’umanità e con esse
un senso di sconforto e di depressione
”.
Un’occasione persa quella di Croce.
Perché andare a fondo di quelle “fanta-
stiche origini animalesche e meccani-
che”ha invece costituito per tutti coloro
che hanno accettato di prendere sul
serio la sfida della teoria darwiniana, un
orizzonte di ricerca che molto ha contri-
buito a ripensare lo stesso concetto di
creatività, per lo meno all’interno delle
complesse dinamiche che orchestrano
il rapporto tra individuo e strumento.
A distanza di molti anni da quelle po-
lemiche filosofiche chi sa (almeno un
po’) di scienza è infatti consapevole,
come ha ricordato qualche tempo fa nel
suo
Come evolve la vita. Dalle molecole
alla mente simbolica
(Cortina, 2003)
Christian de Duve, Nobel per la Medici-
na nel 1974, del fatto che“
la produzione
di utensili abbia avuto un ruolo fonda-
mentale nello sviluppo dell’intelletto
umano, grazie a un reciproco scambio
evolutivo tra mano e cervello
”.
LE NUOVE
TECNOLOGIE
RIMODELLANO LA
VITA
E dunque è proprio dentro l’artico-
lazione di tale “scambio evolutivo” che
va colta la genealogia della creatività
e di riflesso, per quanto a molti possa
apparire contro-intuitivo, la storia stessa
della nostra libertà (nell’ordine, fisica e
intellettuale). Scrive ancora de Duve:
“
Una volta svincolate dall’uso in conse-
guenza dell’acquisizione della posizione
eretta, le mani sono state usate sempre
più per afferrare oggetti
”. Prima di quel
momento, le “cose” non erano ancora
(per i nostri progenitori)“oggetti”e tanto
meno “strumenti”. Il poter iniziare ad af-
ferrare, maneggiare, utilizzare e dunque
lavorare e poi ancora adattare ciò che
l’ambiente offriva, ha consentito loro
di iniziare di fatto ad agire e dunque a
pensare come non si era mai fatto.
Già perché in questo caso è l’azione
che apre inediti orizzonti al pensiero. E
potenziare o specializzare l’azione delle
proprie estremità con strumenti sempre
più perfezionati porta con sé, appunto,
la possibilità di
pensare di fare
ciò che
prima era letteralmente
impensabile
in
quanto
infattibile
.
Sofisticare il raggio e la qualità del-
le azioni significa ridefinire l’orizzonte
concettuale del soggetto che agisce.
Pertanto, assumendo questo punto di
vista, si può iniziare a comprendere co-
me e perché la storia degli arnesi che
raccontano l’evoluzione (culturale) della
relazione cognitiva tra mano e cervello
custodisca in sé quel “lungo ragiona-
mento” dentro cui si sono sempre e di
nuovo riscritti le leggi e gli orizzonti del-
la nostra creatività (artistica e non solo).
E per contrasto dovrebbe altresì emer-
gere l’ingenuità di quanti, seppur mossi
da buone intenzioni, si preoccupano di
preservare le nostre potenzialità espres-
sive e/o inventive dall’avanzata delle
tecnologie. Per tornare, quindi, ai timori