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viva”. Rientrato a Trieste, due anni dopo è
l’antologica del Revoltella a riconoscere
al pittore schivo, colto e aggiornato “la
grandezza di artista, il ruolo di intellet-
tuale, di sperimentatore, di organizza-
tore, di uomo libero e amico generoso”
(M. Masau Dan).
IL RIGORE
GEOMETRICO E
L’IRONIA DELLE
SERIGRAFIE
La formazione di Cogno avviene a
contatto con le novità provenienti dalle
biennali e dalle gallerie veneziane di
spessore internazionale; da ciò deriva
la tendenza all’astrazione e alla geo-
metrizzazione della forma. Sul finire
degli anni Cinquanta e i primi Sessanta
realizza opere che mostrano con tutta
evidenza l’attrazione per la pittura ma-
terica.
Sacco su bianco
, gesso e tempera
su tavola del 1959, è una composizione
in cui inserisce pezzi di stoffa sfilaccia-
ta con evidente richiamo ai sacchi di
Alberto Burri.
Nel corso degli anni Sessanta la svol-
ta che fa prevalere la tendenza alla ra-
zionalità e la propensione verso un’arte
astratto geometrica. “Nascono allora le
numerose
Antinomie plastiche
– scrive
G. Dal Canton nel catalogo - alcune
realizzate su supporto ligneo, altre su
supporto cartaceo; queste ultime sono
o serigrafie che suggeriscono effetti di
profondità rimanendo su un piano bidi-
mensionale o sono serigrafie incollate
con estrema precisione su superfici a
rilevo, cioè spessori geometrici di carto-
ne perfettamente ritagliati e politissimi,
tali quindi da dar luogo ad una, sia pur
minima, profondità reale. I colori usati
sono per lo più primari.”
“All’epoca - ricorda Cogno in un’in-
tervista raccolta da Paola Bonifacio -
operavo con un linguaggio rigoroso
e assolutamente geometrico. Getulio
Alviani ci aveva appena introdotti all’ar-
te programmata, al Gruppo N; conosce-
vamo bene, poi, il lavoro di Enzo Mari,
di Bruno Munari. Alla Galleria Feltrinelli
esponevamo Fontana e molti pittori
freddi, da Vasarely ad Albers e Soto.”
Si assiste negli anni Settanta a un’ul-
teriore svolta: su pannelli di formato
piuttosto grande (cm 90 x 90) riporta
serigrafie su tela complesse per tec-
nica e tematica. Nasce la serie delle
Sfingi, esposta a Udine nel 1975, con
ambientazione egiziana. Su ciascun
pannello traspone la Sfinge di Chefren
variandone la colorazione, aggiungen-
do o sovrapponendo elementi che ri-
mandano e contraddistinguono au-
tori contemporanei italiani e stranieri.
Ciascuna opera porta il titolo
D’après
seguito dal nome dell’artista evocato
(Christo, Alviani, Pozzati, Almir Mavi-
gnier Da Silva, Tilson, Baj, Calderara).
Con ironia intitola la serie
Rivedrai le
foreste imbalsamate,
con un riferimento
al terzo atto dell’Aida di Verdi.
Notte a
Chefren ovvero i baci Perugina
è il titolo
divertente di una serigrafia nella quale
la Sfinge è sovrastata da un cielo blu
stellato.
Il merito, riconosciuto dalla critica,
è di aver realizzato una ricerca in an-
ticipo rispetto a tendenze successive
e realizzata con interventi lievi, ironici
e divertenti.
Franca Merluzzi
Coordinatore dell’Istituto regionale
per il patrimonio culturale del Friuli
Venezia Giulia
Si ringraziano i collezionisti per aver concesso la riproduzione delle opere
ENZO COGNO