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ORIENTAMENTO
parimenti chiacchieroni e amichevoli, ma
attribuiscono ai giovani il fatto d’essere
un poco più affidabili. Rispetto all’atteg-
giamento verso il mondo, si considerano
parimenti generosi, più felici, divertenti, so-
gnatori, ma un po’meno altruisti ed esperti
(riferendosi all’uso delle nuove tecnologie).
Diversamente dai pre-adolescenti, ri-
tengono che le persone possano dare un
contributo significativo alla società fino a
76 anni circa; mantenere un ruolo attivo
nel mondo del lavoro fino a 67; fare co-
se nuove fino a 74; imparare fino ad 80;
viaggiare fino ai 78; che una persona può
essere considerata vecchia dagli 84 anni
in poi. Sostengono che si è vecchi quan-
do il fisico e la mente decadono, quando
ci si sente anziani o si perde l’autonomia,
quando si ha un bagaglio di esperienze
che rendono saggi, quando si resta o ci
si sente soli.
Tra gli aspetti positivi del diventare
anziani, i longevi conferiscono maggio-
re importanza all’avere l’affetto di tutte
le persone care (96,3%); all’avere nipoti
e all’avere imparato molte cose (95,1%);
il poter trasmettere ai giovani le proprie
esperienze (93,7%), riconfermando il de-
siderio e la disponibilità di uno scambio
formativo intergenerazionale.
I risultati dello studio rilevano, da una
parte l’inclinazione degli anziani a condi-
videre le proprie competenze; dall’altra la
buona disposizione dei ragazzi ad appren-
dere in un’ottica di reciproca formazione.
TERZA FASE: ANALISI
DEI BISOGNI FORMATIVI
DI PRE-ADOLESCENTI E
ANZIANI
Cosa desiderano ricevere, in termini for-
mativi, questi adolescenti che vivono im-
mersi nella dimensione del quotidiano, in
una realtà che porta i segni della precarietà,
della discontinuità, della frammentazione?
Quanto tempo gli anziani sono disposti a
mettere a disposizione delle giovani gene-
razioni? Quanto vogliono e possono met-
tere in gioco di sé? Queste due generazioni
sono mondi paralleli o la dimensione dello
scambio, come si ipotizza, può orientare i
legami relazionali, consentendo a ciascuno
di mettere a disposizione competenze ed
abilità differenti, ma reciprocamente utili?
Per analizzare i bisogni formativi delle
due generazioni, nel questionario ha tro-
vato posto la domanda “Se una persona
anziana venisse a scuola, cosa vorresti ti
insegnasse?” o “Cosa le piacerebbe inse-
gnare ad un adolescente?”
I dati emersi permettono di trarre alcune
conclusioni, indicative per la progettazione
di attività educative intergenerazionali.
Risultano più desiderosi di uno scambio
gli anziani con medio e basso grado di
istruzione; quelli più istruiti sono sensibili
alla trasmissione di conoscenze e compe-
tenze, ma meno disponibili.
I più entusiasti sono i pre-adolescenti
che non vivono con anziani; i più picco-
li appaiono maggiormente propensi ad
accogliere contenuti legati al racconto di
fantasia, mentre quelli più grandi sembrano
più sensibili ad argomenti di natura storica.
Gli anziani con basso grado di istruzione
appaiono più predisposti al racconto delle
proprie avventure di vita, quelli con medio
ed elevato grado di istruzione a narrare
memorie legate alla grande storia.
QUARTA FASE:
APPROCCIO FORMATIVO
I dati emersi sollecitano alcuni quesiti:
1) ci si domanda come orientare le due
generazioni allo scambio, in modo da
favorire una relazione educativa che
permetta loro di comprendere una di-
mensione dell’esistenza distante dalla
propria;
2) quali metodologie didattiche utilizza-
re al fine di sostenere il confronto e il
contatto diretto tra le generazioni nella
prospettiva di una reciproca crescita;
3) quali
setting
formativi siano più adatti
a questo tipo di interazione.
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