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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 44
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sionale»
(McKinsey 2014, 5). In linea con
queste affermazioni è anche il rapporto
elaborato da Eurofound secondo cui è
importante rifuggire dalla tentazione di
fornire risposte facili e di basso profilo;
invece, è necessario cercare le soluzioni
«giuste»
e orientate all’impatto di
«lungo
periodo»
per ciascun individuo, attraverso
proposte lavorative e formative di qualità,
capaci cioè di accrescere le competenze
e le potenzialità dei soggetti coinvolti
(Eurofound 2012, 127, 139).
Vanno dunque evitate soluzioni stan-
dardizzate e di bassa qualità che possono
essere indotte, oltre che da un eccesso di
focalizzazione sugli aspetti occupazionali
intesi in senso restrittivo, anche da catego-
rizzazioni troppo grossolane dei destinata-
ri degli interventi (ad esempio demarcate
in base all’età o al livello di istruzione).
Invece, le categorie dei destinatari do-
vrebbero essere piuttosto articolate ed
i progetti il più possibile personalizzati.
Si dovrebbe pertanto tenere conto
dell’insieme di fattori che determinano
le eterogenee situazioni fronteggiate ed
il diverso grado di svantaggio corrispon-
dente a ciascuna di esse. E si dovrebbe
inoltre considerare che i percorsi non
hanno quasi mai una natura lineare, ma
sono molto più randomizzati e multidi-
rezionali, con possibili continui passaggi
da una condizione all’altra (tra istruzione,
formazione, disoccupazione, inattività e
lavoro). Pertanto, gli interventi andrebbero
coerentemente concepiti ed attuati non
secondo una logica puntuale ma secondo
una logica processuale (Foskett, Hemsley-
Brown 2001).
Il secondo rischio connesso ai pro-
grammi varati dalle istituzioni europee
per fronteggiare la problematica dei NEET
riguarda la concezione formale, anziché
sostanziale, delle dinamiche di attivazione
che si intendono innescare. Il paradosso
che la letteratura mette in evidenza è che
le soluzioni proposte ai giovani possono
essere offerte a “scatola chiusa”, secondo
la formula del “prendere o lasciare” (tec-
nicamente si parla a questo proposito
del vincolo di condizionalità), oppure
possono essere elaborate attraverso un
processo partecipativo di condivisione
in cui il soggetto coinvolto accresce la
consapevolezza ed esercita dei margini
di autonomia decisionale rispetto al tipo
di percorso di intraprendere (non neces-
sariamente e non solo di tipo lavorativo).
Bisogna dunque cercare di evitare mo-
dalità di “attivazione forzata” che rischiano
di reintrodurre, subdolamente, quegli at-
teggiamenti di passività che le politiche
si propongono dichiaratamente di com-
battere (IRRSeS 2012).
Gli interventi vanno pertanto effettuati
perseguendo l’
empowerment
ed il prota-
gonismo dei soggetti nella costruzione
della loro identità lavorativa, professio-
nale e personale. La Lodigiani, a questo
proposito, richiama il concetto di
libertà
sostanziale
proposto da Amartya Sen co-
me criterio guida per le politiche rivolte
ai giovani (Lodigiani 2010, 69).
Tutto questo richiama il ruolo crucia-
le della dimensione orientativa nel qua-
dro dei servizi forniti ai giovani (Foskett,
Hemsley-Brown 2001, Gliozzo, Vattovani
2011). Come sostiene Kieselbach, in base
ai risultati di studi empirici svolti su scala
europea, gli interventi dovrebbero par-
tire dalla situazione sociale, personale e
emotiva dei soggetti:
«soltanto dopo una
fase di stabilizzazione della personalità e di
miglioramento della loro situazione sociale,
gli sforzi verso l’integrazione nel mercato del
lavoro appaiono significativi»
(Kieselbach
2002, 171).
Si tratta di una chiave di lettura sotti-
le che in tempi di crisi, dati gli accenti
emergenziali con cui le questioni ven-
gono affrontate, è difficile far emergere.
Tuttavia, è bene essere consapevoli che
da tale chiave di lettura dipende in misu-
ra significativa la qualità degli interventi
intrapresi e quindi la loro efficacia in una
prospettiva di medio-lungo termine.
Gabriele Blasutig
Sociologo dei processi economici e del
lavoro
Docente di Sociologia dell’organizzazione e
di sociologia economica
Dipartimento di Scienze politiche e sociali
Università di Trieste
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