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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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te continuamente, attraverso azioni e
comportamenti, che le convalidano
o le smentiscono. La capacità di pre-
vedere costituisce la funzione fonda-
mentale di ogni sistema individuale di
conoscenze e consente di program-
mare le proprie azioni in funzione dei
propri obiettivi: ogni esperienza po-
trà confermare o meno le previsioni,
ma arricchirà comunque il sistema
di una serie di informazioni, spin-
gendolo ad adeguarsi ai nuovi dati,
in un’alternanza di caos e di ordine.
Per avere apprendimento è comun-
que necessario che la smentita delle
previsioni venga riconosciuta come
tale e che la persona sia in grado di
adattare le proprie strutture ai nuovi
elementi, così da mantenere ferma la
visione del punto verso il quale voleva
muoversi, regolando di conseguenza
la propria direzione. Cambiamenti e
transizioni frequenti rischiano però
di produrre una destrutturazione del
sistema di significati individuali ed
è proprio in questi frangenti che gli
interventi di orientamento possono
contribuire a far ritrovare senso e con-
tinuità nella sequenza delle azioni.
Per mantenere o recuperare la
propria identità minacciata dall’inat-
tendibilità delle previsioni, Guichard
(2003) e Savickas (2012) propongo-
no che il soggetto approfondisca
la consapevolezza degli schemi nel
proprio sistema di conoscenze e la
loro influenza sul comportamento
attraverso un approccio narrativo,
che aiuti a ritrovare, nonostante tut-
to, l’intenzionalità nel proprio agire.
Dare forma attraverso il racconto alla
trama, che ha comunque guidato la
propria vita, magari talvolta al di sotto
della soglia di coscienza, consente di
vedere che il passaggio da un lavoro
all’altro, da un incarico ad un altro,
comporta la perdita di quello che fai
o del tuo ruolo professionale, non di
quello che sei veramente e può ridare
perciò slancio e vitalità al persegui-
mento di scopi e obbiettivi tralasciati.
I due modelli sono inoltre acco-
munati dal tipo di relazione che si
sviluppa fra cliente e professionista, il
quale, in un’ottica di profonda libertà,
sostiene la persona ad entrare in con-
tatto con la sua visione del mondo,
le sue aspettative, i suoi comporta-
menti, per aumentare il controllo
sulla propria vita. I due approcci dif-
feriscono invece sul focus dato agli
interventi: il modello di Savickas si
concentra sulla “
costruzione profes-
sionale
”, colta all’interno della storia
della propria vita, e dà enfasi perciò
alle esperienze passate per trovare la
continuità dei processi nella propria
esistenza; sembra essere più consono
alle problematiche di un adulto alle
prese con lo sviluppo della carriera,
perché esplora il passato per com-
prendere il presente e organizzare
il futuro.
Il modello di Guichard è centrato
sulla “
costruzione di vita
” o più pre-
cisamente sulle “
forme di identità
soggettiva” (FIS)
presenti o ambite,
quindi su un processo dinamico che,
a partire dalle individuazioni di tra-
sformazioni future possibili, favorisce
la realizzazione di una specifica par-
te del proprio sé. La prospettiva di
questo approccio è rivolta pertanto
al futuro, muovendosi dal presen-
te e potrebbe rispondere meglio ai
bisogni degli adolescenti e dei gio-
vani, che si trovano alle prese con i
compiti di crescita e di sviluppo. Nel
presentare il nuovo paradigma per
il “
career intervention
“ in un recente
articolo, Savickas (2012) osserva che
molti counsellors hanno già sostituito
nelle pratiche operative i costrutti di
personalità, maturità, decisionismo e
punteggi con quelli di identità, adat-
tabilità, intenzionalità e narrabilità,
attualmente più rispondenti ad af-
frontare le problematiche complesse
dei loro clienti, contribuendo quindi
a delineare il nuovomodello. Interes-
santi ai fini del presente articolo le
accezioni che Savickas dà dei concetti
di sé e di identità. Due idee si con-
trappongono intorno alla definizione
di sé: la prima, propria della seconda
metà del ventesimo secolo, sostiene