INFORMA
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dall’identità che vogliamo promuo-
vere; all’altro la ‘ricerca di sé’, in cui chi
si racconta da spazio alle incertezze,
si espone a rischi, deve fidarsi dell’al-
tro, il quale lo accompagna a cercare
risposte alle domande ‘
Chi sono?
’, ‘
Che
cosa ho fatto?
’ o ‘
Di che cosa si tratta?
’.
Andrea Smorti (Università degli Stu-
di di Firenze) dal suo canto ci espone
i risultati delle ricerche, nell’ambito
della psicologia culturale, riguar-
danti la memoria autobiografica e la
narrazione autobiografica, ovvero i
processi attraverso i quali ristruttu-
riamo la nostra identità, mediante la
re-interpretazione delle nostre espe-
rienze. Si sofferma sulla particolare
forza della scrittura: essa infatti, im-
plicando maggiore riflessione, sforzo,
precisione, analiticità, permette una
più profonda rielaborazione dei no-
stri vissuti.
Forte di queste e altre sollecitazioni
la metodologia si pone la finalità di
svilupparenel soggetto lasuacompe-
tenza narrativa: la capacità di narrare,
ma anche di ascoltare, una storia, di
interpretare e attribuire senso e signi-
ficato agli eventi, alle situazioni, alle
direzioni che ciascuno intraprende.
Secondo questa metodologia orien-
tare un individuo “
significa trasferirgli
competenze di autorientamento, con
lafinalitàdi scelte (il plurale èd’obbligo)
immediate o future, in direzione di una
decisione o per una lettura più appro-
priata di un contesto esistenziale e/o
professionale, per progettare un per-
corso formativo o per migliorare la per-
cezione di sé in direzione di un’efficacia
maggiore nell’azione di soddisfacimen-
to dei propri bisogni, di realizzazione
dei propri progetti e desideri, in direzio-
ne di unamaggiore chiarezza su questi
stessi
„ (Batini, Del Sarto, 2007, p. 48).
Gli interventi utilizzano narrazioni
(romanzi, racconti, film, immagini,
canzoni) e materiali propri del sog-
getto (il suo vissuto, la sua biografia
personale, formativa e professionale,
la storia dei suoi eventi critici e dei
modi con cui li ha affrontati, il suo
modo di percepirsi e raccontarsi, le
sue aspirazioni, i suoi progetti) con
il quali si lavora. L’orientamento nar-
rativo predilige la dimensione grup-
pale degli interventi: ciò permette di
inserire l’attività di orientamento nel
contesto reale, favorendo la matura-
zione del gruppo e permettendo di
sviluppare fondamentali competenze
relazionali.
Le ricerche e le pratiche, di cui sono
stati presentati al convegno significati-
vi esempi, ci permettono di cogliere la
capacitàdell’orientamentonarrativodi
adattarsi ad una molteplicità di conte-
sti e di target: esso si rivela applicabile
proficuamente dall’asilo nido alla ter-
za età, permettendo di abbracciare
l’obiettivo dell’orientamento lungo
tutto l’arco della vita
6
.
L’orientamento narrativo ha dall’ini-
zio trovato in ambito scolastico il suo
campo privilegiato di applicazione, in
particolare nelle scuole secondarie,
dove numerosissimi sono stati i pro-
getti sviluppati
7
. Nella ricerca ‘Riscri-
vere la dispersione’
8
,
ad esempio, la
metodologia si è dimostrata capace
di supportare il difficile compito di
prevenire la dispersione scolastica.
Esso si sta inoltre rivelando capace di
accompagnare i percorsi dei ragazzi
in obbligo formativo, di contribuire a
sviluppare le competenze di base de-
rivanti dagli assi culturali, di rafforzare
l’autocoscienza e l’autoefficacia; può
inoltre integrarsi proficuamente con la
didattica culturale e, non ultimo, è da
ricordare l’ampio contributo che esso
sta offrendo alla didattica orientativa
9
.
Come emerge da diverse altre
pratiche che si stanno sviluppando,
l’orientamento narrativo dimostra la
sua efficacia anche in una molteplici-
tà di altri contesti: sempre in ambito
scolastico sono stati proposti percorsi
per i bambini della scuola primaria e
di quella dell’infanzia; ma anche con
persone adulte, nella fase di inseri-
mento nel mondo professionale, nel
momento di tracciare bilanci, nei la-
vori di cura e di assistenza, nell’inte-
grazione di coloro che appartengono
a culture diverse.