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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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buona volontà e comincia a discute-
re con questi ragazzi. Da lì, un po’
alla volta, in maniera del tutto ca-
suale e informale i ragazzi e l’asses-
sore cominciano ad incontrarsi, più
o meno una volta ogni 15 giorni, di-
scutono delle questioni che riguar-
dano il rapporto tra loro ed il paese.
Questa è la differenza tra i vigili e
quello che è la giunta comunale.
Secondo esempio: centro di forma-
zione professionale, all’epoca dei
corsi per apprendisti che consenti-
vano di raggiungere l’obbligo scola-
stico. Il centro costruisce insieme ad
un Informagiovani e ad un centro di
aggregazione giovanile, un corso
per elettricisti. Le ore dedicate alla
comunicazione vengono trasforma-
te in una serie di attività in cui que-
sti ragazzi, che spaziano dai 15 ai
17 anni di età e che girano con lo
scooter, fumano, bevono, spesso
hanno rapporti problematici con le
forze dell’ordine, fanno una serie di
unità di lavoro su temi come cosa è
un SERT, cosa sono gli alcolici, qua-
li sono i contraccettivi, etc.
Terzo esempio, un po’ più compli-
cato: un Centro di Servizi al Volon-
tariato di una delle Province della
Lombardia organizza, assieme ad
altre due realtà, una serie di iniziati-
ve per fare incontrare le associazio-
ni e i gruppi di volontariato del ter-
ritorio con adolescenti che frequen-
tano le scuole medie superiori, gli
oratori, i centri di aggregazione gio-
vanile, un gruppo scout, un gruppo
dell’azione cattolica. La cosa mette
in movimento decine di ragazzi,
una serie di associazioni e di gruppi
che si confrontano tra loro e che
quindi sono costretti a ritararsi ri-
spetto al pensarsi adolescenti, cosa
che non sono abituati a fare, ma nel-
lo stesso tempo mette in movimento
tutti i contenitori dedicati ai giovani
e gli adulti che ci sono dentro. An-
che gli insegnanti, gli educatori, gli
animatori, devono fare i conti rispet-
to alla capacità che riescono ad
esprimere nell’aiutare i ragazzi a
mettersi in una posizione di ricerca
sul tema dell’impegno. Oltre ad ave-
re una valenza formativa, questo ti-
po di attività può risultare anche
piacevole: i gruppi scoprono per
esempio, che i ragazzi non sono né
indifferenti, né digiuni di realtà lega-
te all’impegno, ma anche i ragazzi
scoprono cose interessanti dentro i
gruppi. Sta nascendo l’ipotesi di co-
struire degli stage stabili degli stu-
denti e le realtà di volontariato che
in quel territorio operano.
Ecco tre piccoli esempi per dire
che quando parliamo di politiche
giovanili parliamo di realtà di que-
sto tipo, di servizi un po’ più strut-
turati e conosciuti come centri di
aggregazione giovanile, Informa-
giovani, progetti adolescenti, op-
pure di realtà che si chiamano
educazione di strada, animazione
territoriale, lavoro dentro i quartie-
ri. Cosa c’entra tutto questo con il
tema dell’orientamento? Negli
esempi che vi ho riportato, la va-
lenza orientativa di questo tipo di
azioni nei confronti delle nuove
generazioni e del territorio è quel-
la di accompagnare dei percorsi
identitari, cioè di rendere possibile
ai ragazzi l’assunzione di una posi-
zione attiva, di ricerca, rispetto al
rapporto tra sè, l’esterno e il pro-
prio futuro. Questi tipi di interven-
to hanno una valenza molto im-
portante, dal momento che i ragaz-
zi di queste generazioni devono af-
frontare i dilemmi legati al diventa-
re cittadini. Alcune di queste que-
stioni possono essere lette trasver-
salmente dentro i tre esempi citati
e possono essere ricondotte a ter-
reni di lavoro che hanno una va-
lenza fortemente orientativa nei
confronti delle nuove generazioni:
1. Il tema dell’appartenenza. Perché
devo appartenere ad un certo ter-
ritorio? Cosa vuol dire vivere qui?
Mi sento di qui o sono fuori da
questi territori?
2. Il tema della socialità. Nei servizi
per adolescenti si incontrano
sempre più figli unici o ragazzi
che sono alle prese con una ri-
chiesta di successo a tutti i costi
da parte dei propri genitori e de-
gli altri adulti significativi, tutto
ciò all’interno di un contesto di
crescita di ipercoccolamento.
3. Il tema della progettualità. Uno
dei problemi emersi lavorando
con gli educatori, è il fatto che i
ragazzi preferiscono non impe-
gnarsi direttamente.
4. Il tema dei valori.
Questi quattro temi centrali rappre-
sentano un terreno sul quale aprire
una riflessione rispetto al valore
orientativo dei servizi per adole-
scenti e delle politiche giovanili.
Una seconda riflessione porta a
chiedermi che cosa è orientativo?
Quando sono presenti informazioni
più o meno organizzate, relazioni
di rete che possiamo chiamare tu-
torato, consulenza, ma anche una
terza area di elementi che sono le
esperienze concrete. Le esperienze
concrete sono ad esempio riuscire
ad organizzare un concerto stando
in rapporto con gli adulti, nego-
ziando col Comune gli spazi, por-
tando a casa le risorse economiche;
si tratta di occasioni, processi, la-
boratori, nei quali i ragazzi ed i
giovani si mettono alla prova a di-
versi livelli di complessità. Se si as-
sume il tema delle politiche giova-
nili e dei servizi per adolescenti da
questo punto di vista, possiamo
aprire una possibilità di dialogo
collaborativo tra servizi legati al la-
voro e quelli legati al tempo libero,
alla socialità ed al rapporto con il
vivere dentro un territorio. Ci sono
almeno quattro funzioni orientative
che servizi di questo genere posso-
no svolgere:
1. la prima funzione è di natura
strettamente pedagogica, nel
senso di costruire esperienze
dentro le quali è possibile per i
ragazzi prendere contatto con le
loro domande di crescita e con
la loro ricerca;
2. un secondo obiettivo è quello di
favorire la crescita degli adulti
che circondano i ragazzi: uno
dei maggiori problemi dei servi-
zi dedicati ai giovani è riuscire
ad interfacciare gli adulti, pri-
gionieri di stereotipie rispetto al-
la rappresentazione che hanno
degli adolescenti. Favorire la
crescita degli adulti aiuta indi-
rettamente i giovani che posso-
no disporre di persone maggior-
mente in grado di stare in rap-
porto con loro, semplificando e
detecnicizzando il lavoro con
gli adolescenti. Avere adulti in
grado di mettersi in gioco, che
non si chiamano fuori, significa
far crescere le risorse dentro il
contesto. I ragazzi hanno biso-
gno di modelli di riferimento
presenti nel loro paese, nel loro
quartiere, che non sono incarna-
ti soltanto dai professionisti;
3. un terzo tipo di azione e di fun-
zione riguarda il fare rete con
l’esterno, aspetto tanto impor-
tante quanto delicato e difficile.
Per potere costruire il sistema fa-
cendo rete occorre ammettere
l’idea che ciascuna organizza-
zione riesce a mettere in campo
solo delle parzialità, sempre e
comunque: di fronte all’incre-
mento di complessità delle do-
mande che arrivano dalle perso-
ne nessuna organizzazione rie-
sce ad essere sufficientemente
attrezzata. Non è da dimenticare
neppure il tema del governo di
tutti questi processi;
4. l’ultima tipologia di azioni di
orientamento che i servizi e le
politiche giovanili possono svol-
gere riguarda la funzione cultu-