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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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altri percorsi, altri soggetti, altre reti
di relazione hanno costruito altri
contesti: sarebbe improprio in altre
realtà immaginare di imporre ad
esempio, ai centri per l’impiego tut-
te le attività di orientamento perché
lo dicono le norme, il d.lgs. 181 o il
d.lgs. 297. Se giriamo per l’Italia,
scopriamo concretamente la libertà
organizzativa che le strutture hanno
e che gestiscono in merito al tema
dell’orientamento. Nel tempo, il ri-
ferimento continuo alla concretez-
za, quella che io ho chiamato la vi-
schiosità della gestione dell’eroga-
zione concreta dei servizi, ha porta-
to ad un formidabile processo di
apprendimento, anche da parte del
management politico e istituziona-
le. Tale processo ha portato ad un’e-
voluzione molto significativa che
ha consolidato localmente espe-
rienze locali. Applicando tutto ciò
al dilemma dei centri dedicati signi-
fica che, così come sarebbe impro-
prio collocarli in altri contesti, è op-
portuno che laddove questa espe-
rienza abbia dato buoni frutti, ab-
biano ancora una funzione, tenen-
do conto dei suoi punti di forza e
dei suoi limiti.
Un altro problema riguarda la rela-
zione tra i servizi specialistici di
orientamento e quelli di base che
possono ritrovarsi dentro ad un Cen-
tro per l’Impiego, tematica che pone
problemi d’identità dell’orientamen-
to, al quale si può rispondere in di-
versi modi. Se si deciderà di ritorna-
re ad una gamma più ristretta di at-
tività, l’orientamento si occuperà so-
lo del supporto nel momento della
scelta; se al contrario l’identità del-
l’orientamento la si ritroverà nel
fondare metodologicamente, episte-
mologicamente, professionalmente
anche quelle zone e quelle aree di
questa nuova macro galassia che in
questo momento hanno alle spalle
una minore storia, che vanno al di là
del semplice supporto metodologi-
co alla scelta. L’emergenza della
funzione di tutorato che si è andata
affermando in questi anni come an-
tidoto alla liquefazione delle struttu-
re sociali, alla frammentazione dei
percorsi e delle carriere individuali,
quindi all’eccesso di flessibilità,
quando rischia di diventare preca-
rietà e mancanza di senso e di per-
corso, è così recente che soltanto ul-
timamente ci si è posti il problema
di affrontarla tecnicamente, meto-
dologicamente, scientificamente e
professionalmente. Si tratta di capire
se la scelta a questo punto è quella
di “tornare a casa” da parte dell’o-
rientamento, oppure se è quella di
ampliare la propria presa tecnico-
scientifica anche in altri ambiti, co-
me l’erogazione di servizi speciali-
stici, servizi di base, integrazione
dei pacchetti di servizi in progetti ad
hoc. Il mix tra servizi e progetti, co-
me sostiene Vattovani, è una dimen-
sione interessante, che implica an-
che competenze di management, di
coordinamento di questo progetto;
promuovere e curare l’integrazione
culturale e organizzativa richiede il
confronto professionale, la forma-
zione comune, i progetti comuni nel
contesto, nella rete.
Si tratta di capire anche quale è la
revisione del lavoro tra i centri de-
dicati e il Centro Risorse regionale.
Generalmente i centri dedicati, in
quanto strutture di secondo livello,
svolgono anche una parte delle
funzioni che in questo contesto so-
no state allocate dentro il Centro
Risorse regionale, tra cui la funzio-
ne di integrazione del servizio
informativo. I centri dedicati, se
esistono, devono far parte della
gamma del portafoglio servizi e
della configurazione organizzativa
delle strutture dedicate.
Un aspetto interessante da ap-
profondire riguarda la fenomenolo-
gia e l’evoluzione dell’imprevisto
incontro tra orientamento e servizi
per il lavoro, in questo periodo sto-
rico. Da un lato, l’evoluzione dell’o-
rientamento nel nostro paese è stata
sintetizzata in una serie di dimen-
sioni chiave che negli stessi anni ha
ricevuto lo stesso tipo di riconosci-
mento anche a livello europeo, do-
cumenti di indirizzo che hanno for-
zato questa concezione allargata. Si
è assistito ad iniezioni di interventi,
di azioni orientative a gamma larga
in tutte le tipologie di intervento, nei
servizi per l’impiego ma anche nel-
la formazione. Quali sono le carat-
teristiche di questa evoluzione che
ha parzialmente modificato i conno-
tati dell’orientamento come oggi è
concepito? Prima di tutto si è regi-
strata una netta evoluzione della do-
manda che ha portato ad una diffe-
renziazione, articolazione e seg-
mentazione delle tipologie di clien-
ti utenti, avvenimento che ha tra-
sformato l’orientamento in un feno-
meno di massa. Da tutto questo si
sono registrati numerosi cambia-
menti: l’emergere di nuove funzioni,
come il tutorato e l’accompagna-
mento; la definizione di una nuova
gamma di servizi; di nuovi standard;
di nuove azioni e di nuove profes-
sionalità e competenze; l’emergere
di nuove configurazioni, a volte an-
che locali e contingenti, con diffe-
renze notevoli non solo da Regione
a Regione, ma anche da Provincia a
Provincia; i nuovi mix di azioni e di
servizi entro l’orientamento, tra
orientamento e formazione profes-
sionale, tra orientamento e servizi
per l’impiego; una forte accentua-
zione del concetto di personalizza-
zione dell’intervento, con la conse-
guente accentratura sul cliente-
utente. Di conseguenza, si è potuta
riscontrare una grande eterogeneità
di linguaggi, di approcci, di pratiche
locali che sono state allo stesso tem-
po la ricchezza e il limite, che han-
no portato ad una sentita esigenza
di standardizzazione e di accredita-
mento. L’aumentata domanda di
orientamento ha portato ad un gran-
de processo di legittimazione, di ri-
conoscimento, di visibilità. L’orien-
tamento è uscito dalla sua nicchia,
dalla boutique, per divenire un su-
permercato. Il fenomeno ha prodot-
to ovviamente anche dei problemi,
come ad esempio l’irruzione nel
mondo del lavoro e in particolare
nei servizi per l’impiego, che nel
frattempo sono stati percorsi dallo
stesso tipo di tensione evolutiva e
dallo stesso tipo di discontinuità.
Se pensiamo all’evoluzione norma-
tiva, con il passaggio dalla legge 56
alla legge Biagi, passando attraverso
la legge 68 sul collocamento dei di-
sabili, alle norme sull’accompagna-
mento e tutorato, e soprattutto ai de-
creti 181 e 297, che hanno introdot-
to il colloquio orientativo come
azione progettata, normata e inseri-
ta nell’ordinamento e con cui le
strutture hanno dovuto cominciare a
fare i conti, possiamo affermare che
il cambiamento nei servizi per l’im-
piego è stato imponente e ha riguar-
dato anche le politiche attive, la mo-
bilizzazione individuale, la maggio-
re proattività, l’aumento della gam-
ma dei clienti/utenti e quindi anche
la presa tra clienti/utenti. Non si è
registrato solo un aumento della
gamma delle tipologie degli indivi-
dui ma anche dell’altra metà del
cielo, della gamma del portafoglio
di servizi, che si sono affiancati ai
vecchi adempimenti amministrativi.
Ciò ha causato un intreccio tra fina-
lità occupazionale, collocamento e
finalità orientativa e riorientativa dei
servizi, attraverso le tre macroatti-
vità sempre più intrecciate, informa-
zione, accompagnamento/tutorato e
consulenza. Se pensiamo al servizio
Learndirect
presentato da Gareth
Dent questa mattina, abbiamo l’e-
sempio di come in quella esperien-
za s’intrecciano elementi di infor-
mazione con elementi di auto rifles-