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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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rale. Un centro di aggregazione
giovanile, un Informagiovani,
un progetto adolescenti, rappre-
sentano spazi in cui si deposita
un sapere frutto del lavoro quo-
tidiano che non deve rimanere
isolato, ma che deve diventare
un patrimonio che circola. Ciò
riguarda sia quello che si produ-
ce culturalmente, ma anche co-
me lo si produce, non necessa-
riamente scrivendo libri. Video
realizzati dai ragazzi, registra-
zioni radiofoniche sono stru-
menti utilizzati all’interno di di-
scussioni con adulti. Il succo
concentrato delle strategie che
prendono il nome di politiche
giovanili è la capacità di co-
struire creativamente innovazio-
ne all’interno della produzione
culturale.
Vorrei concludere il mio contribu-
to concentrandomi sull’identifica-
zione dell’oggetto di lavoro degli
operatori. Secondo questa logica,
l’oggetto del lavoro dell’operatore
non sono i ragazzi, ma i processi
che si riescono a costruire tra ra-
gazzi e adulti, ragazzi e territorio,
tra istituzioni diverse, tra realtà
che si muovono dentro un conte-
sto. In questo senso, il progetto di
lavoro degli operatori è la capacità
di reggere processi di questo gene-
re, predefinibili e governabili solo
parzialmente. Una ricerca condot-
ta dalla Regione Veneto sugli
Informagiovani nel 2003 dimostra-
va che in questi servizi il peso
principale del contenuto del lavo-
ro degli operatori è legato all’atti-
vità di relazione diretta con l’uten-
te singolo, poi viene l’attività di
catalogazione e documentazione,
poi viene l’interazione con altri
servizi e di costruzione di connes-
sioni. Occorre ponderare questi
elementi perché è un po’ come se
gli operatori degli Informagiovani
si pensassero come bibliotecari il
cui lavoro è mettere in collega-
mento gli utenti con un sapere che
c’è già, quando il problema delle
politiche giovanili è invece quello
di costruire saperi attraverso espe-
rienze concrete temporanee e de-
limitate, raramente proceduraliz-
zabili.
Mi sembra una sfida molto interes-
sante e da questo punto di vista la
relazione con i servizi dedicati per
le politiche giovanili è vitale, per-
ché significa avere interlocutori
con i quali allestire alleanze e co-
struire possibilità di modifica delle
condizioni di contesto nelle quali
operano.
A conclusione della tavola rotonda
è stato aperto il dibattito che nono-
stante l’impegnativa giornata è risul-
tato ricco e stimolante.
Un primo contributo è stato fornito
dal prof.
Bruno Seravalli
sul tema
della continuità fra scuola media in-
feriore e superiore, che ha precisato
di voler contestualizzare le temati-
che che sono state toccate al conve-
gno nel nuovo scenario normativo.
Noi, e parlo della continuità scuo-
la media e primo anno delle supe-
riori e i percorsi integrati con la
formazione professionale, siamo
soggetti che devono rispettare una
serie di norme che sconvolgono
completamente il quadro che fino-
ra avevamo davanti; mi riferisco al-
la L.N. n. 53, detta “Moratti”, la
legge “30”, detta “Biagi”, e alle
nuove norme sul decentramento
funzionale o federalista.
Che effetto fanno queste norme sul-
la nostra realtà? Manca ancora un
solo decreto applicativo importante
della riforma della secondaria ma
mi soffermerò sui decreti approvati e
quindi ormai fonte di legge: quello
sul “diritto dovere” e sull’alternanza
scuola-lavoro.
Il quadro che i ragazzi hanno alla
fine dell’obbligo scolastico è un di-
ritto-dovere di formazione ed istru-
zione che va dai 15 ai 18 anni. Al-
l’interno di questa fascia di età han-
no quanto meno quattro percorsi
possibili; questo è il nuovo scenario
che queste leggi ci propongono: i
percorsi scolastici, ancora quelli
storici e tradizionali, quelli speri-
mentali nuovi; la formazione pro-
fessionale di primo livello; i percor-
si integrati sperimentali che, come
abbiamo visto, la legge “Moratti” o
comunque la bozza del decreto
della secondaria pone come preor-
dinati alla seconda gamba dell’i-
struzione, ed infine il percorso di
apprendistato, che prevede ovvia-
mente anche una quota di forma-
zione. Anzi, “la Biagi”con la diver-
sificazione dei modelli di apprendi-
stato dà, a questa tipologia di for-
mazione, un peso ancora maggiore
che nel passato. Allora, si pone ef-
fettivamente un ulteriore problema
rispetto a quelli che avevamo visto,
perché in realtà noi abbiamo dei
tredicenni con cui bisogna affronta-
re il problema della scelta con una
serie di servizi di orientamento e di
counseling. Trovandomi comunque
d’accordo con il dott. Forte sul con-
cetto di educazione orientante, in
realtà non posso non sottolineare la
necessità che, per dare risposte effi-
caci rispetto a questi quattro per-
corsi possibili, la scuola va forte-
mente sostenuta perché da sola non
può farcela. Allora cosa chiede la
scuola? Prima, la RAI, che sta fa-
cendo un servizio sul convegno, ha
voluto una battuta da parte mia, e
mi hanno chiesto: ma la scuola co-
sa chiede? Ho risposto e rispondo
che, intanto vuole che tutti quelli
che offrono servizi ascoltino la
scuola, non impongano alla scuola
le loro scelte, e in qualche modo si
rendano invece disponibili a sentire
le esigenze di chi affronta ogni gior-
no le problematiche degli adole-
scenti ed i loro problemi di crescita
personale. Per secondo, chiede che
tutte le agenzie private e pubbliche
che intervengono sul problema si
mettano in rete; la scuola non può
rivolgersi a sei-sette soggetti diversi
per ottenere un unico risultato che è
quello di riuscire a dare un servizio
di qualità allo studente che deve
scegliere la strada giusta.
Credo, allora, esista un problema tra
tutti i soggetti coinvolti, e qualcuno
questa mattina l’ha già accennato,
quello dell’integrazione. A partire
dal livello più vicino che è quello
regionale.
Non può essere che solo i servizi
di orientamento scolastico regio-
nale, a cui dò ampio merito perché
è vent’anni che lavorano insieme a
noi con una evidente evoluzione,
non ultima quella delle reti territo-
riali, siano coinvolti nell’orienta-
mento scolastico; esiste un proble-
ma di inserimento lavorativo per-
ché con la nuova normativa del-
l’apprendistato a 15 anni e con
l’alternanza scuola-lavoro, bisogna
riuscire a svolgere anche un’atti-
vità orientativa verso il mondo pro-
duttivo e dei servizi. Mi permetto
allora di fare una proposta all’Ente
Regione: mettetevi insieme. Met-
tiamo insieme formazione, scuola
e servizi per l’impiego attraverso
un sistema integrato regionale che
pure attraverso una eventuale dele-
ga alle Province sia in grado di go-
vernare risorse finanziarie e profes-
sionali, peculiarietà
formative,
mercato del lavoro ed istruzione, il
tutto finalizzato ad un approccio
integrato delle opportunità, per l’o-
rientamento in ingresso delle gio-
vani generazioni.
Un secondo contributo al dibattito è
stato dato da
Alenka Grzˇelj,
direttri-
ce dell’Università di Lubiana a Ca-
podistria che ha sottolineato l’im-
portanza delle attività informative di
consulenza nell’educazione degli
adulti.
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