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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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all’apprendimento lungo tutto l’arco
della vita;
al governo delle conseguenze della
flessibilità sul lavoro e tra lavori, sia
che questo comporti un ruolo dell’o-
rientamento volto a ridurre i rischi di
precarizzazione dell’occupazione sia
che, da un’altra prospettiva, per altro
complementare, si accentui l’aspetto
del supporto alle opportunità di svilup-
po professionale dei lavoratori.
Nella nostra esperienza in termini di
azioni di supporto per l’attivazione di
linee di servizio per adulti (quindi nel
nostro sforzo, ovviamente parziale, di
contribuire alla declinazione in termi-
ni operativi del concetto di orienta-
mento lungo tutto l’arco della vita) ci
stiamo muovendo su almeno quattro
piste di lavoro:
Studio, diffusione e sperimentazione
di metodologie di orientamento speci-
fiche per adulti
, anche attraverso la ca-
pitalizzazione di buone pratiche. Su
questo tema un riferimento in un certo
senso obbligato è al
bilancio di com-
petenze.
Vedremo più avanti quali
azioni di supporto sono state realizza-
te nella Regione Friuli-Venezia Giulia
per favorire la sperimentazione del bi-
lancio di competenze presso i Centri
regionali di orientamento.
La seconda pista di lavoro è quella che
può essere definita di
attenzione, nella
formazione, nell’aggiornamento e nel-
la creazione di strumenti di supporto
agli operatori, al diversity manage-
ment
, cioè al riconoscimento e alla va-
lorizzazione delle diversità, siano esse
legate al genere, alla nazionalità, al-
l’età, eccetera. Il riferimento prioritario
(anche se non esclusivo) è agli immi-
grati e alle donne, che sono un’utenza
quantitativamente rilevante dei servizi
per l’orientamento e il lavoro. L’idea è
che si debba lavorare, oltre che nella
creazione di linee di servizi e di pro-
dotti dedicati, soprattutto nell’aumen-
tare la consapevolezza degli operatori
su queste tematiche, perché acquisi-
scano competenze di comunicazione
interculturale o perché utilizzino un
approccio più attento alle differenze di
genere nell’erogazione dei “ normali”
servizi di consulenza orientativa.
La terza pista di lavoro va nella dire-
zione
dell’impulso alla cooperazione
fra servizi di orientamento
, siano essi
“dedicati” o inseriti nei centri per l’im-
piego e
strutture deputate all’educa-
zione degli adulti (Centri Territoriali
Permanenti).
Rispetto a questo punto
va specificato che ci muoviamo all’in-
terno di una cornice di riferimento che
vede l’integrazione fra soggetti e siste-
mi in una logica di rete come strategia
prioritaria per migliorare l’accesso, la
fruibilità e la qualità dei servizi di
orientamento. È in quest’ottica che un
nodo strategico della rete è costituito
dai CTP. In particolare, per quella che
è stata la nostra esperienza in Emilia-
Romagna, all’interno di un progetto fi-
nanziato nell’ambito dell’azione
Grundtving del programma Socrates ( il
cui campo di attuazione è proprio l’e-
ducazione degli adulti) abbiamo subito
verificato il forte interesse che suscita-
va la tematica dell’orientamento nell’E-
DA, anche per la scarsità di analisi spe-
cifiche e di strumenti informativi su ta-
le argomento. A questo proposito può
essere utile precisare che questo pro-
getto, denominato “Go beetween”
,
prende avvio da un programma svede-
se volto ad innalzare i livelli di istru-
zione degli adulti attraverso lo sviluppo
di una funzione di mediatore tra do-
manda e offerta di formazione, svolta
dall’orientatore. Si tratta, tuttavia, di un
modello difficilmente trasferibile tout
court in contesti diversi da quello sve-
dese perché presuppone una figura di
orientatore che operi in maniera conti-
nuativa all’interno dei centri di educa-
zione per gli adulti e che possa gestire
un budget per ”acquistare” il corso di
formazione più adatto all’utente, sulla
base delle necessità e capacità perso-
nali, piuttosto che riferirsi ai semplici
corsi a catalogo. Nel realizzare le atti-
vità progettuali nei modi e nei tempi
adeguati al contesto locale di riferi-
mento, tuttavia, abbiamo verificato che
i referenti dei centri territoriali perma-
nenti hanno molto apprezzato la possi-
bilità di trovare delle sinergie con i re-
ferenti dei servizi di orientamento dei
centri per l’impiego e questo ha per-
messo di studiare e modellizzare delle
forme di collaborazione anche diversi-
ficate, che vanno dalla presenza di un
orientatore dei servizi per il lavoro nei
CTP, all’analisi dei fabbisogni formativi
svolta dal centro per l’impiego in fun-
zione della programmazione di corsi
dei CTP, alla collaborazione per corsi
“riservati” agli utenti dei centri per
l’impiego. L’aspetto sicuramente più in-
teressante è che questo progetto è di-
ventato il contenitore attraverso il qua-
le costruire un raccordo
intenzional-
mente perseguito a livello regionale
fra
centri per l’impiego e centri territoriali
permanenti, con l’obiettivo di identifi-
care uno o più modelli di integrazione
fra i due servizi, a partire dalle espe-
rienze più significative realizzate a li-
vello locale. L’accento sull’intenziona-
lità vuole proprio sottolineare un “pas-
so avanti” rispetto all’esistenza di even-
tuali contatti informali fra operatori e
insegnanti o alla presenza di esperien-
ze che, pur estremamente significative,
rimanevano patrimonio esclusivo dei
soggetti che l’avevano promossa.
La quarta pista di lavoro concerne l’im-
pulso alla
sperimentazione di nuove li-
nee di servizio che utilizzino le Tecno-
logie per l’Informazione e la Comuni-
cazione per l’erogazione di informa-
zione e orientamento per adulti.
È no-
to l’interesse della Commissione Euro-
pea per le iniziative tese ad avvicinare
un numero sempre maggiore di perso-
ne, non solo giovani, alle risorse di-
sponibili su WEB. In questo campo c’è
ancora molto da fare:
sia nella direzione di valutare e struttu-
rare le ipotesi alla base degli strumenti
di informazione e di orientamento su
web in vista della definizione di linee
guida e di un protocollo etico per l’of-
ferta dei servizi;
sia nella direzione di ragionare sulle
categorie di destinatari finali che po-
trebbero trarre maggiore giovamento
da questi servizi. In questo caso uno
dei riferimenti più immediati, è alla ca-
tegoria dei lavoratori cosiddetti “atipi-
ci”. Una categoria numericamente
sempre più rilevante eppure quasi “in-
visibile” come target dei servizi perché
estremamente variegata e frammentata
al suo interno, essendo composta sia
da lavoratori che svolgono forme di la-
voro parasubordinato sia da soggetti
decisamente più spostati verso forme
di lavoro autonomo. Per questi lavora-
tori il web può costituire uno spazio
virtuale di incontro e riunificazione
nonché contribuire a fornire un’iden-
tità visibile. In questa logica vanno po-
tenziati e sistematizzati in particolare i
servizi informativi che possono facili-
tare l’accesso alla formazione e all’in-
contro con il lavoro.
Per concludere, un breve richiamo alla
prima pista di lavoro (lo studio, la dif-
fusione e la sperimentazione di meto-
dologie specifiche per adulti) attraver-
so qualche informazione sulle azioni
di supporto alla sperimentazione del
bilancio di competenze presso i Centri
regionali del Friuli-Venezia Giulia.
In questo caso l’esigenza del commit-
tente regionale era di sperimentare e
adattare al contesto regionale l’espe-
rienza del bilancio di competenze. Ri-
spetto a questa esigenza, esisteva un
modello di riferimento (quello france-
se) ed esistevano anche delle esperien-
ze documentate di trasferimento di
questa metodologia nella realtà italia-
na. Ci trovavamo, tuttavia, di fronte ad
un contesto che aveva connotazioni
peculiari di questa regione, caratteriz-
zata dalla presenza dei Centri regiona-
li di orientamento, al cui interno ope-
rano esclusivamente psicologi, con
una comprovata e pluriennale espe-
rienza nel campo della consulenza
orientativa che però si era realizzata
prevalentemente, se non esclusiva-
mente, nei confronti della popolazione
giovanile studentesca. Psicologi che
avevano già assistito ad un aumento di
affluenza, nei loro servizi, di utenti
adulti rispetto ai quali avvertivano la
carenza di strumenti specifici. Le azio-