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SPAZIO APERTO
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 49
me, classe di appartenenza e il nome
dell’operatore da cui vorrebbero essere
ascoltati, su piccoli foglietti di carta che
vengono piegati ed inseriti in una scato-
la collocata in una posizione facilmente
raggiungibile da tutti e sempre control-
lata dal personale scolastico.
I docenti referenti controllano quo-
tidianamente il contenuto della scato-
la e annotano le eventuali richieste di
appuntamento su un quaderno, spe-
cificando il nome dell’insegnante che
è stato richiesto dal ragazzo. Tale inse-
gnante si impegna a incontrare l’alunno
il più presto possibile, compatibilmente
con le proprie esigenze lavorative.
Parallelamente all’attività con i ragazzi,
le quattro docenti referenti dello spor-
tello periodicamente, in genere ogni
due mesi, salvo esigenze particolari,
si riuniscono per confrontarsi e con-
dividere esperienze e riflessioni legate
all’attività di ascolto.
Due volte l’anno, inoltre, si organizza
una supervisione con la Psicologa refe-
rente del COR che affianca e sostiene le
insegnanti durante tutta questa attività.
IL Setting E Il
colloquio
Il luogo in cui avviene il colloquio
con i ragazzi è molto importante; per
questo vengono evitati luoghi caotici
o frequentati da molte persone.
Gli incontri si svolgono all’interno di
una piccola aula molto luminosa o in
biblioteca.
In queste aule è stato riservato un
piccolo spazio davanti ad ampie fine-
stre che si affacciano sul giardino della
scuola, dove sono state poste due sedie
comode per i ragazzi e gli insegnanti,
vicino ad un piccolo tavolino; in alcune
circostanze le sedie sono state sostituite
da comodi cuscini appoggiati diretta-
mente sul pavimento. In rare occasioni,
in particolare nei mesi primaverili, gli
incontri si sono svolti nei giardini esterni
della scuola, dove è possibile trovare
spazi idonei a questo tipo di attività.
Ogni colloquio con i ragazzi dura me-
diamente 45 minuti e si adatta bene
all’orario scolastico, scandito in moduli
orari di 55 minuti.
I ragazzi possono chiedere di parte-
cipare allo sportello da soli o con even-
tuali compagni (in genere, uno).
In tutti i casi in cui l’operatore lo ha
ritenuto necessario è stato fissato un
ulteriore appuntamento per verificare
l’evoluzione del disagio confidato dal
ragazzo nel primo incontro.
Osservazioni
Dai dati raccolti in questi quattro an-
ni di esperienza, risulta che la maggior
parte dei genitori autorizza i propri figli
a partecipare allo sportello, dato questo
che ribadisce la fiducia delle famiglie
nei confronti della scuola e dei docenti
coinvolti nell’azione.
Tale servizio, nel tempo, è diventato
un punto di riferimento anche per col-
leghi e famiglie che lo hanno vissuto
come strumento di supporto alla loro
azione educativa.
L’assoluta riservatezza è stato il cardi-
ne del nostro modus operandi e ci ha
rassicurato i ragazzi che si sono sentiti
liberi di esprimere le loro emozioni e
sentimenti anche più intimi.
Dai feedback raccolti, si è riscontra-
to che i ragazzi si sono sempre senti-
ti accolti all’interno dello spazio dello
sportello e questo ha rappresentato
per loro un’occasione di sfogo necessa-
ria in questo particolare periodo della
vita in cui insofferenza, rabbia, tristezza
si alternano velocemente con felicità,
serenità e calma.
Molte dinamiche personali, i cui toni
erano accesi ed esasperati all’inizio del
colloquio, si trasformavano in pensieri
positivi che permettevano al ragazzo di
allontanarsi, dopo l’incontro, con animo
sollevato e sereno.
Osservando l’andamento delle attività
di ascolto durante l’anno, emerge che
gli incontri si sono concentrati soprat-
tutto in corrispondenza del periodo in
cui i ragazzi di classe terza si trovano a
scegliere la scuola superiore, dicembre
e gennaio e nel mese di maggio, in
prossimità della conclusione delle atti-
vità didattiche e degli scrutini.
Per quanto riguarda la partecipazione
dei ragazzi, si evidenza che le richieste di
ascolto vengono soprattutto da alunni
che appartengono a classi nelle quali si
creano dinamiche relazionali comples-
se, spesso conseguenza di dinamiche
familiari conflittuali.
In questi anni le ragioni per cui i ra-
gazzi hanno chiesto di essere ascoltati
sono state diverse e possono essere
riassunte nel disagio nei rapporti con i
compagni, con se stessi, con i genitori,
nella difficoltà di orientamento scolasti-
co o di approccio allo studio. Lo scorso
anno, inoltre, è capitato più volte di ac-
cogliere ragazzi in sofferenza a causa di
lutti familiari; in questi casi, più che in
altri, la sola presenza di un operatore in
ascolto e la possibilità di poter parlare
di questo dolore, ha permesso loro di
iniziare un graduale percorso di riela-
borazione del lutto.
In rari casi si sono registrate situazioni
di disagio più profondo che hanno ri-
chiesto l’intervento degli operatori del
COR e, in un’occasione specifica, è stato
necessario richiedere la consulenza del
Garante Regionale per i diritti dell’infan-
zia e dell’adolescenza.
Considerazioni
finali
Dopo alcuni anni di attività, sono sta-
te fatte alcune osservazioni sull’anda-
mento di questo progetto; sono stati
individuati i suoi punti di forza ma an-
che alcune debolezze, che sono state
e saranno occasione di rivisitazione e
di miglioramento delle attività stesse.
Tra i punti di forza c’è sicuramente
l’apprezzamento dei ragazzi che, alla
fine di ogni anno scolastico, esprimono
per iscritto la loro opinione sulle attività
proposte dalla scuola.
Tale apprezzamento viene manife-
stato molto spesso anche alla fine dei
singoli colloqui e capita di cogliere una
maggior serenità nel volto dei ragazzi
che si sono raccontati o di sentirsi espli-
citamente dire da loro che la chiacchie-
rata è stata d’aiuto. Questo credo sia il
più grande punto di forza del progetto
tanto che, negli anni, si è visto aumen-
tare il numero di ragazzi che hanno fre-
quentato lo sportello anche solo per
un incontro, spesso in prossimità della
scelta della scuola secondaria di secon-
do grado.
Tra i punti di debolezza, invece, si
registra la difficoltà di raccogliere le
autorizzazioni di ogni alunno, firmate
da entrambi i genitori; spesso, infatti,
anche in famiglie in cui i genitori sono
entrambi presenti, c’è una tendenza a
delegare a uno dei due la responsabilità
di far partecipare i ragazzi ad attività
particolari come quella dello sportello.
Fondamentale è far comprendere alle
famiglie che, in tutte le attività“speciali”,
entrambi i genitori devono dare il loro
consenso scritto.
In alcuni casi non è stata data l’auto-
rizzazione dai genitori e l’analisi di que-
ste situazioni ha ricondotto a famiglie
straniere che forse avevano frainteso
il significato dell’attività proposta (ci
necessita quindi di una maggiore chia-
rezza nella descrizione degli obiettivi del
progetto) e a classi in cui la presenza di
genitori estremamente critici, ha reso
difficile il rapporto tra scuola e famiglie,
tra famiglie stesse e, di conseguenza, tra
alunni. In quest’ultimo caso, in particola-
re, si è notato che i ragazzi, se in difficol-
tà, cercavano comunque il dialogo con
gli operatori in momenti non strutturati
(per esempio durante la ricreazione), nel
tentativo di aggirare l’ostacolo dell’au-
torizzazione non concessa.
Un altro punto debole dell’organizza-
zione delle attività sta nella sovrapposi-
zione dell’orario degli operatori con le
attività scolastiche che a volte i ragazzi
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