QUADERNO 47 - page 18

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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 47
Se uso soltanto la prima è come se mi
mettessi a fare il giudice, se uso soltan-
to la seconda rischio di dare un grosso
contributo alla costruzione dei defi-
cienti. Il magistrato fa un altro mestie-
re, giudica e basta. Ma il giudizio non
fa crescere. Condanna, punisce e per
quanto la nostra bella Costituzione ci
insista in una delle sue rare bolle di
ingenuità, non educa. Emicità e etici-
tà, quindi, due modalità da utilizzare
insieme da parte di chi vuole educare.
TERZO ESEMPIO: SMETTERE DI
“FARSI”
Siamo sempre al Beccaria, ancora
interviste ai ragazzi, questa volta su un
altro campione: mi chiedono di inter-
vistare ragazzi che hanno smesso di
farsi e di capire come han fatto. E mi
imbatto in una grande scoperta. Mi
sento raccontare questa storia, ve ne
prendo una, ma si assomigliano tutte,
sono le storie dei ragazzi in carcere per
spaccio.
“Io volevo smettere, ero un tossico,
ormai strafatto, stavo sempre male, però
vedevo il boss del mio quartiere, quel-
lo che è a capo degli spacciatori, che è
un ragazzo fantastico, è un capo, un
figo incredibile, intelligente, in gamba,
comanda tutti: io volevo stare con lui.
Eh.., ma come faccio, loro non prendono
i tossici… una volta però mi sono preso
coraggio e gliel’ho chiesto.
− Io vorrei stare con voi, spacciare con
voi −
e lui m’ha detto:
− Basta che smetti di farti, perché chi
spaccia non può farsi; basta che
smetti di farti e vieni a spacciare
con noi
− E come faccio? vado in crisi
d’astinenza se smetto di farmi!
A quel punto il boss si fa una grossa
risata:
− Ma quale crisi! Sono stronzate! Non
c’è nessuna crisi. Guarda, stai male
sette giorni esatti, smetti di farti,
sentirai un po’ di mal di reni, sudi un
po’ di più, un po’ di mal di schiena,
un po’ di nausea, setti giorni e poi
finito! Altro che crisi!
“Be’, Masoni, io l’ho fatto: sette giorni
esatti, esattamente tutto quello che
aveva detto lui, e ne sono uscito.”
Morale: se chi ti dice queste cose, chi
ti sta parlando è, per te, affidabile, au-
torevole, credibile, ciò che dice diventa
efficace.
Analizzando il procedimento nei det-
tagli ciò che accade potrebbe essere
descritto così:
1) Il disagio viene categorizzato dalla
fonte autorevole (e così “semplifi-
cato”) su schemi corrispondenti a
sintomi già noti.
2) La teoria che gli viene comuni-
cata per permettergli il cambia-
mento si basa sulle attribuzioni
della cultura o della sottocul-
tura che il ragazzo condivide.
Ora il ragazzo la pensa come la
fonte autorevole e si avrà la re-
missione del sintomo secondo
quanto suggerito dal teorema di
Thomas: “
Se gli uomini definiscono
reali certe situazioni, esse sono reali
nelle loro conseguenze
” .
3) È il terzo ingrediente. Occorre
che quando si insegna, si spie-
ga, si informa, si comunica sui
rischi, si offre conoscenza, dati,
ecc., occorre che chi parla sembri
a chi ascolta affidabile, credibile.
Non è cosa che riguarda i ragazzi
e basta. È cosa, questa sì quasi
metastorica, riguarda l’umanità,
questo è il nostro grande motore,
è grazie alla fiducia, alle sue cre-
denze, alle fedi, che l’umanità ha
difeso strenuamente il presente
o ha prodotto grandi mutamenti.
Non si cambia perché ci “dimo-
strano” le cose, ma perché chi le
dice diventa credibile, importan-
te, un
ipse dixit
.
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