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ORIENTAMENTO
L
LA STOFFA DI CHI
FA PREVENZIONE A
SCUOLA
PERCHÉ NON RE-INVENTARE LA PEER
EDUCATION?
Marco Vinicio Masoni
Il tentativo di
spiegare tutto tramite
costellazioni di cause
ha alla base l’illusione
metodologica che esista
realmente un insieme
stabile e costante di
fattori capaci di spiegare
i comportamenti
trasgressivi e/o devianti
RAGAZZI A RISCHIO?
Iniziamo, liberandoci dell’espres-
sione di senso comune “ragazzi a ri-
schio”, che ci ha disturbato per più di
vent’anni producendo effetti nefasti
che nessuno ancora ha misurato.
Se il ragazzo/a è a rischio significa
che si è già visto che è nei guai, che
è già nelle sabbie mobili, e se un ra-
gazzo è già nei guai non c’è preven-
zione che tenga, c’è azione che segue;
così come se avessi l’influenza, non
prenderei il vaccino per curarla, avrei
dovuto prenderlo prima. Inoltre, se lo/
la etichettiamo “a rischio”, lo/la stiamo
autorizzando a comportarsi come tale,
a ritenere normale e adatto a lui/lei
commettere sciocchezze, e poiché i
ragazzi, come noi, aspirano alla nor-
malità, staremmo suggerendo che ci
aspettiamo da loro solo sciocchez-
ze. Chiamatela profezia che si auto-
adempie, chiamatelo suggerimento
identitario oppure invito ad indossare
un abito narrativistico corrivo, di fatto
si tratta di qualcosa non degno di es-
sere accostato all’idea di prevenzione.
Che cosa dovrebbe essere e cosa
dovrebbe “fare” allora la prevenzione?
E con chi?
Altra perla di senso comune è
che, messa da parte la persona, si
dovrebbero prevenire i comporta-
menti a rischio. Ma, ancora, non può
sfuggire ad alcun ricercatore degno
di questo nome che l’assunzione di
rischi è il sale della vita, e soprattutto
della vita di ogni adolescente, tan-
to che apparirebbe oggi indicatore
di problemi il fatto che un ragazzo si
astenga sistematicamente dall’affron-
tarli (Colecchia, 1995, Masoni, 1999).
Non dovrebbe nemmeno sfuggire che,
in tempi come questi, con albe che
non preludono a giorni felici, con la
certezza che il futuro dei giovani sarà
molto peggiore di quello che hanno
avuto i loro padri, con l’attesa di eventi
oscuri, l’analogia che subito viene a
mente é quella dei giovani del Deca-
meron che in tempo di peste si isolano
e condividono i piaceri adatti alla loro
epoca. Il racconto di storie d’amore e
licenziose allora, lo sballo oggi.
I rischi vanno quindi definiti e se-
guono i mutamenti delle convinzio-
ni culturali di senso comune e della
realtà casuale del presente storico. Le
sottoculture omofobe per esempio si
sforzano (ancora) di prevenire l’omo-
sessualità.
Le idee su droghe pesanti e leggere
dettano, secondo le loro differenze,
le regole “etiche” di prevenzione; le
ideologie sui livelli di tolleranza sug-
geriscono che cosa sia e che cosa non
sia il bullismo o la distinzione fra azio-
ni devianti o soltanto trasgressive. E
così via.