QUADERNO 47 - page 15

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ORIENTAMENTO
LA CO-COSTRUZIONE
DI STRUMENTI PER
CAMBIARE
“Prevenzione”indica tutto un“attrezza-
re”in vista di un eventuale cambiamen-
to. Una co-costruzione di strumenti per
poter cambiare strada, per combattere,
affrontare eventuali futuri pericoli. E il
cambiamento, malgrado le voci cor-
renti su magiche ed eteree strategie di
cambiamento, su mosse da mago e su
magie da guru, è sempre dovuto al fatto
che si danno nuovi significati agli eventi.
Il grande agente di cambiamento è chi
consente e trasforma in competenze la
scoperta di nuove letture di eventi letti
prima diversamente.
Quindi conoscenze e informazioni
capaci di ribaltare i significati correnti
(di senso comune) sono fondamentali.
Ma, ahimè, tali comunicazioni, co-
noscenze, notizie, non basta che siano
espresse con le frasi asettiche di un ma-
nuale o di un volonteroso insegnante.
Occorre la presenza di altro.
Tenterò di mostrare l’“altro”necessario
tramite esempi, implicitamente, secon-
do il metodo cheWittgenstein riteneva
il più efficace per dare luce e rendere
più chiari i discorsi.
PRIMO ESEMPIO: I MANIFESTI
LONDINESI
Una trentina di anni fa (negli anni Ot-
tanta), a Londra, al tempo dell’eroina re-
gnante e della sua massima gloria, per
combattere la diffusione della droga, il
Municipio mise in atto questa manovra
preventiva: riempì la città con migliaia
di manifesti che rappresentavano volti
di tossicodipendenti all’ultimo stadio,
devastati dalla droga, brutti, sdentati,
sgradevoli da vedere. Cosa accadde?
Che molti ragazzi strappavano dal mu-
ro il manifesto, lo portavano a casa e
lo appendevano in camera loro. Il ma-
nifesto piaceva.
Prima indicazione importante: non
basta informare. Quel manifesto in-
formava: “guarda che diventi così”.
Non basta. Abbiamo a che fare con
l’adolescenza, già, ma cosa diavolo è
l’adolescenza? Non è un fenomeno
metastorico, non c’è sempre stata in
questo modo e cambia con le culture.
L’adolescenza occidentale, europea,
americana, neozelandese, australia-
na, l’Occidente in pratica, la vive in un
certo modo, con qualche differenza al
suo interno; altre culture in altri modi,
con tempi diversi, con durate diverse. Il
ragazzo amazzonico si lega la liana alla
caviglia, si butta da venti metri da un
albero: se non schiatta dopo la caduta
è adulto. Pochi secondi di adolescenza.
Per noi dura circa diciotto anni, coin-
cide con la scuola, con il rituale scuola.
E nel nostro mondo in quei diciotto
anni accadono cose molto interessanti.
Si è pensato per molto tempo, an-
noiando con questa convinzione, che
adolescenza e pubertà fossero stretta-
mente connesse e cronologicamente
apparentate: non è semplicemente
così, la pubertà è un accidente di que-
sta età. L’adolescenza è soprattutto un
fatto culturale, si sta abbassando la sua
età. Abbiamo adolescenti di sette, otto
anni. Abbiamo esempi di bambini di
sette anni che hanno stuprato una co-
etanea. Probabilmente perché hanno
visto uno spezzone pornografico dove
l’adulto faceva così. “
Quindi
” avrà forse
pensato il bambino ”
se voglio essere
adulto, grande, farò così anch’io
”. L’a-
dolescenza è questo. In quei diciotto
anni in cui non si è né carne né pesce,
non più bambini autorizzati al gioco
continuo e neanche adulti, cioè senza
diritti in pratica, il ragazzo incomincia
a mettere a punto, condivide, assorbe,
beve, apprende che c’è un compito che
scatta, sempre prima.
Il compito è: sii adulto, sii autonomo,
sii grande.
E autonomo per il ragazzo signifi-
ca, in generale, non obbediente alle
gerarchie.
La figura dell’adulto viene spesso
semplificata.
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