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ORIENTAMENTO
otto, dieci, non mi ricordo, ha
cominciato a fare effetto, mi sono
sentito bene, e il gruppo mi ha
accolto con sé. −
Fine della storia.
Morale: la droga non cattura subito. È
come la sigaretta, chi di voi è fumatore
ricorderà la prima sigaretta, la fumi per-
ché sei in mezzo al gruppo, perché vuoi
diventare grande, un duro. Ma provoca
nausea, giramenti di testa, non è piace-
vole. Se insisti un po’, inizi ad esserne
dipendente.
Domando al ragazzo:
− Faceva schifo, stavi male, perché
allora insistere? −
− Per entrare nel gruppo, altrimenti
non mi prendevano. −
Ma certo. Domanda ulteriore:
− E perché è così importante per
te pagare un prezzo così alto,
perché sai già cosa vuol dire essere
dipendente, no? li hai visti in giro i
tossici! Perché è così importante per
te entrare in quel gruppo? −
Risposta, ed è la seconda informazio-
ne importante per noi:
− Perché in quel gruppo, possono
anche picchiarmi, trattarmi male,
sono duri, usano le maniere forti,
ma in quel gruppo mi capiscono.
Noi ci capiamo, ci conosciamo,
sappiamo come siamo fatti. Loro
sanno come sto. Invece a casa e a
scuola no. −
Informazione vitale. Ci sta comuni-
cando, è un esempio soltanto, ma po-
trei portarvene a centinaia, ci sta co-
municando che per loro è importante
sentirsi capiti.
Mi fermo un attimo. Non sto dicen-
do: dobbiamo comprenderli, frase che
risuona come una sciocchezza vaga.
Non sto dicendo: ho capito perché fai
così, ora sì…che puoi farlo.
Non è questo che dico. Prendo atto
che mi stanno dicendo:
voglio che sap-
piate come stiamo
. Che è cosa molto
diversa dall’essere accondiscendenti
o banalmente “comprensivi”. Ci stanno
dicendo: “
Voglio che proviate ad assu-
mere per qualche secondo il mio punto
di vista e che indossiate la mia pelle.
Voglio che sentiate come sto”
.
Hanno provato in America ad utilizza-
re questa modalità. Durante un tempo
in cui ci fu un calo di iscrizioni al livello
della nostra scuola media, il governo
preoccupato, promosse una manovra
americana
, cioè piuttosto costosa: mi-
lioni di dollari per fare una campagna
annuale che comunicasse ai ragazzi:
scuola è bello
. Il messaggio insomma
avrebbe dovuto essere questo: la scuola
è un investimento, è cultura, è costruire
il tuo domani.
Milioni buttati via.
Opuscoli,
dépliants
, spot televisivi,
documentari al cinema, conferenze
di esperti. Milioni bruciati, le iscrizioni
alle scuola “medie”non salivano. Finché
dopo un anno, studiando la faccenda
a fondo e sperimentando, capirono
che, invece, dire ai ragazzi “
Guardate,
la scuola è pesante, è carica di ingiu-
stizie, con insegnanti spesso parziali, a
volte non preparati, con compagni che
possono non piacerti e a cui puoi non
piacere. Questa scuola, questo pantano
sappiamo che è pesante, che a volte è
brutta, che ci si sta male ma… va fatta!
”
diventava un messaggio efficace e le
iscrizioni aumentavano.
Quindi non basta dire “
È pesante, so
come si sta
” ma occorre aggiungere
“
ma va fatta!”
.
Diamo il nome a queste modalità. C’è
una dimensione etica. Il “
va fatta”
è una
dimensione etica che va riconosciuta
e condivisa.
L’altra dimensione, “
leggo le tue ragio-
ni e so come stai
”, ha un nome, coniato
sessanta anni fa: possiamo chiamarla
dimensione “emica”, espressione cre-
ata da un vecchio antropologo che
usò il termine per la prima volta. Due
dimensioni che vanno messe insieme.
L’insegnante, l’educatore, lo psicolo-
go, il tutor occorre che accostino que-
ste due competenze: etica ed emica.