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SPAZIO APERTO
presse. Come se tra insegnante ed alunni
più che un rapporto d’amore, come poteva
esserci tra maestro e discepolo ai tempi
di Socrate, si instauri una sorta di lotta tra
nemici di opposta fazione.
L’insegnante per essere bravo deve incul-
care in un modo o nell’altro tutte le nozioni
utili a finire il programma ministeriale e l’a-
lunno sputa questa pappa amara che trova
poco nutriente e si ribella in vario modo.
In un simile contesto, a parte le dovute
eccezioni di insegnanti illuminati, spes-
so mi capita di vedere docenti depressi o
sull’orlo di una crisi di nervi che, con grande
spreco di energie psico-fisiche, attraverso
urla e divieti, cercano disperatamente di
trasmettere comportamenti etici, colla-
borativi e rispettosi.
L’etica, la collaborazione, il rispetto non
possono essere pretesi ma acquisiti grazie
all’esempio. Come possono essere trasmet-
tessi in modo non etico, non collaborativo,
non rispettoso? Quando la situazione di-
venta critica e gli insegnanti non ce la fan-
no più, chiamano l’esperto esterno, una a
caso potrebbe essere la sottoscritta, con la
missione, spesso impossibile, di trasformare
l’inferno in paradiso, il caos primordiale in
armonia cosmica... Qualcosa non funziona.
Gli insegnanti e tutti noi che lavoriamo
nell’educazione e nella formazione, ab-
biamo bisogno di essere aiutati in prima
persona ad affrontare situazioni sempre più
complesse, a focalizzare il senso profondo e
la responsabilità sociale del proprio lavoro.
Per questo cambiare l’educazione passa
per la formazione degli educatori, degli
insegnanti di ogni ordine e grado fino a
livello universitario. I corsi di cui c’è bisogno
non sono i soliti “corsi di aggiornamento
professionale”, il corrispettivo dell’amara
pappa che poi viene vomitata sugli alunni
o studenti, ma
“una scuola esperienziale per
insegnanti che insegni loro il lavoro grazie
al quale si superano le emozioni distruttive
e si coltivano quelle superiori insieme alle
virtù: una scuola per l’auto conoscenza e
per dis-identificarsi dalla falsa persona-
lità”.
15
Personalmente ho seguito fino al
quinto livello il percorso formativo che
propone Naranjo (chiamato SAT)
16
e posso
dire che ha rappresentato un punto focale
nella mia vita segnando un prima ed un
dopo. Ha portato anche frutti arricchendo
il mio lavoro di docente, di formatrice e
di
counselor
; questo a catena ha aiutato
altri genitori, educatori, insegnanti a tro-
vare nuovo senso nel proprio operato e
cambiare rotta. Sono quindi certa che solo
un insegnante virtuoso che ha lavorato
su di sé, che si è messo profondamente
in discussione può insegnare alle nuove
generazioni ad essere più amorevoli, più
virtuosi, più liberi.
Da troppo tempo, senza saperlo, gli in-
segnanti hanno con il loro operato servito
gli interessi industriali e militari del mondo
a cui fa comodo persone robotizzate e fa-
cilmente manipolabili. E per questo, finora,
i governi hanno in varie forme ostacolato
questo processo, ma forse i tempi sono
maturi perché si rendano conto che anche
la politica ha bisogno di persone virtuose.
Oggi il rischio è troppo grande per atten-
dere ulteriormente. Già nel passato quando
fu scritto“
The Federalist Papers
”, che è forse
uno dei primi documenti di psicologia so-
ciale scritto nel periodo dell’indipendenza
americana, J. Madison, A. Hamilton, J. Jay
affermavano che una società guidata dal-
le leggi invece che essere comandata da
un tiranno, può funzionare sempre se le
persone sono virtuose.
Quindi, come diceva Einstein, i problemi
che stiamo vivendo non li possiamo risol-
vere a partire dalla coscienza di chi li ha
creati, solo una coscienza diversa può risol-
verli. L’idea di avere una generazione non
troppo lontana più benevola, più saggia,
più libera e più umana è la nostra più gran-
de speranza. Questo è il sogno che Claudio
Naranjo ha voluto condividere con noi. Un
sogno quando è sufficientemente vero
muove all’azione come un fuoco. Sostene-
re e formare gli insegnanti per una nuova
educazione dell’intera persona che insegni
ad essere più consapevoli, che si prenda
cura della felicità dell’alunno o studente,
e lavorare per realizzare tale prospettiva,
significa contribuire alla costruzione di un
futuro ancora possibile ed impegnare le
proprie energie in modo speciale.
Elisabetta Damianis
Sociologa e counselor trainer
Direttrice scuola di counseling Gemino
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