QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 44
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Senza empatia, che è una “distanza abi-
tata”
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ovvero un movimento tra contatto
ed osservazione, vicinanza e lontananza,
non c’è conoscenza né valori e una vita
senza valori diventa priva di senso. L’in-
telligenza intuitiva che comprende l’in-
sieme, considera la coscienza individuale
come matrice della realtà, dell’universo
intero, per quella razionale la coscienza
è come una secrezione del cervello che
non serve.
Così la società moderna tende a porre
un’enfasi su ciò che serve, soprattutto alla
produzione e al consumo. Enfatizziamo
ciò che è utile al mercato tralasciando
ciò che ha valore e che è legato alla re-
lazione, all’amore, all’essenza della per-
sona umana. La nostra civiltà è quella
dell’
homo sapiens sapiens
che idealizza
la sua saggezza anche se non ha tanta
saggezza per capire che non è saggio.
Idealizza tanto la saggezza che poi di-
venta come dice Edgard Morin,
homo
demens
, un incosciente attivo o un idiota
che sa tutto e fa danni.
Quindi, tornando alla domanda iniziale,
ciò che si lascia indietro è un’era. L’idea di
una successione di ere è stata una mo-
dalità di interpretare la storia, quella più
discussa è stata la visione apocalittica.
Quando si parla del Regno di Dio sulla
terra si fa riferimento ad un’epoca in cui
cade la Grande Bestia.
A questo punto si può dire che la Gran-
de Bestia è proprio la civiltà figlia del
dominio e della violenza da cui è sorto
il patriarcato. La Grande Bestia, l’animale
che più è incatenato, più si ribella, si ali-
menta dello stile repressivo diventando
“la tendenza apocalittica latente nella
psiche dell’uomo
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” come una tensione
non espressa sempre più insostenibile.
E’ legata al profondo senso di vuoto e
di mancanza, per riempire il quale siamo
disposti ad ogni azione e ad ogni forma
di prostituzione e di commercializzazione
della vita. Ma se lasciamo indietro la re-
pressione ed il dominio, la compraven-
dita dei valori e della vita, lo spirito re-
pressivo che attraverso l’educazione ha
riprodotto questa forma di potere, cosa
dobbiamo far entrare?
COSA DEVE ENTRARE
NELLA NOSTRA VITA?
La profonda patologia generata dall’ego
e dalla mente patriarcale si riflette sia nella
relazione con noi stessi, con gli altri e con
l’ambiente ed il mondo che abitiamo di
cui siamo parte integrante. Tale patolo-
gia nasce, come si è detto, da un senso
di vuoto legato al trauma avvenuto agli
albori della civiltà in cui abbiamo ucciso il
‘nemico’per sopravvivere. Il nemico è colui
che ci mette in discussione e, come dice
C. Schmitt: “
chi può mettermi in questione?
Solo io stesso o mio fratello....L’Altro si rivela
fratello mio e il fratello mio nemico..”
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Il nemico è dunque nostro fratello, con-
cetto che riporta al mito di Caino e Abele
ma anche di Romolo e Remo. Entrambe
storie di fratricidi e fondatori di città. Il
nemico-fratello è dunque colui sul quale
proiettiamo ciò che di noi non piace, Jung
direbbe la nostra Ombra. Nelle iconogra-
fie popolari chi vende l’anima al diavolo
perde la propria Ombra.
Dunque, il nemico-fratello è colui che
possiede la nostra anima. Da ciò ne deriva
che dando la morte ad un nostro simi-
le, abbiamo smarrito noi stessi e perso
l’anima. Il peccato originale tramandato
culturalmente attraverso la forma di do-
minio patriarcale.
Per riscoprire ciò che abbiamo smarri-
to e riempire questo vuoto siamo pron-
ti a tutto, ma non sapendo bene dove
cercarlo ci comportiamo come l’uomo
descritto in uno dei più famosi racconti
di Mullah Nasrudin:
”Una sera un amico lo
vede mentre, carponi, cerca qualcosa sotto
un lampione. “Cosa stai cercando?”, gli chie-
de. “La chiave di casa”. Così l’amico si china
ad aiutarlo. Dopo diversi minuti di ricerca
infruttuosa, gli domanda: “Nasrudin, sei sicu-
ro di averla persa qui?” “No, l’ho persa dentro
casa”. “Ma allora perché la stiamo cercando
qui?” “Perché qui c’è più luce”.
Cerchiamo
nel luogo sbagliato perché in fondo non
sappiamo bene cosa cercare e di cosa ci
sentiamo vuoti.
L’essere di per sé è relazione, l’anima è
ciò che genera relazione tra le parti sia a
livello fisico che psichico e lo stesso vale